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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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un’obbliganza del De Mujà 59 al quale era stato venduto il grano rimasto La somma versata nelle casse dello<br />

Stato sarà alla fine di 1504,39 ducati, inclusi i 300 dei rivoltosi che ancora non erano stati esatti 60 .<br />

4. La ri-usurpazione della terra<br />

e condizioni di vita dei contadini<br />

I paesi ricadenti nel Distretto di Gerace avevano «scarse, e cattive acque potabili» 61 , condizione che<br />

portava a malattie come il gozzo o il nanismo. Nelle case dei più ricchi si usavano le cisterne, dove confluiva<br />

l’acqua piovana che veniva purificata grazie al deposito di argille o anguille. I terreni della marina erano in<br />

parte paludosi.<br />

I latifondi, diversamente da come accade nella Sila, erano pochi, ma numerose le grandi proprietà<br />

come residui di feudi o tenute di Beni già appartenuti alla Chiesa. Nel nostro caso le terre andavano da un’estensione<br />

di 2 a 100 ettari circa. Il frazionamento delle grandi proprietà avvenuto durante il periodo francese,<br />

non aveva determinato quella sperata emancipazione dei contadini. Questi, spesso, poiché non riuscivano a<br />

mantenere in attivo il piccolo pezzo di terra loro assegnato 62 , affranti dall’usura, erano costretti a farsi<br />

rilevare la proprietà. Si rivolgevano, quando possibile, ai Monti di Pietà o ai Monti Frumentari per il prestito<br />

delle sementi, o all’usuraio del luogo che imponeva i suoi alti tassi 63 .<br />

Questa situazione di precarietà, dovuta all’esiguità delle quote ricevute dopo l’eversione alla<br />

feudalità, faceva accrescere il processo di accumulazione delle terre scarsamente lavorate. Il contadino,<br />

quando non poteva pagare, costretto in giudizio, per non finire in carcere ed abbandonare la famiglia,<br />

vendeva al creditore il suo pezzo di fondo. Il grosso proprietario tesaurizzava così sapientemente una miriade<br />

di piccoli appezzamenti. Specialmente dopo il 1820, sia a causa dell’inattuazione dell’idea francese di<br />

assegnazione delle quote, sia per lo strozzinaggio determinato dalla mancanza di denaro in circolazione, sia<br />

per l’insufficienza della quota che non dava una produzione di frumento sufficiente per il fabbisogno<br />

famigliare, sia perché a volte la moneta sonante allettava il povero contadino, venne a configurarsi una sorta<br />

di instaurazione di piccoli feudi, facendo consolidare la borghesia rurale, i neo ricchi, i parvenus, la nascente<br />

classe dei galantuomini allontanatasi o avulsa dai principi rivoluzionari, la cui dominazione, è stata attiva<br />

fino alla prima metà del secolo XX. La ripartizione inadeguata o incompiuta, le frodi commesse a vantaggio<br />

dei più abbienti, le neo-usurpazioni, favoriranno questa nuova classe emergente 64 .<br />

Esempi di casi di usura nel Distretto di Gerace vi sono in abbondanza e basta consultare gli atti<br />

notarili depositati presso l’Archivio di Stato di Locri per rendersene conto. Nonostante vi fossero delle leggi<br />

precise emanate sia dal Murat, durante il periodo francese che da Ferdinando I che vietavano, per esempio,<br />

l’alienazione delle quote assegnate, si aggirava l’ostacolo attraverso la complicità dei Decurionati o dei notai<br />

non indicando la natura del bene venduto e omettendo i confini; si praticavano insomma vendite imperfette<br />

che nessun ente preposto volutamente controllava. In questa dinamica stringente, durante il periodo<br />

borbonico nel Distretto i beni demaniali venivano accaparrati anche attraverso contratti verbali. Era facile in<br />

questo modo, dopo anni di duro lavoro, cacciare via i contadini dalla terra dopo averla migliorata, senza che<br />

loro avessero motivi di rivalsa in mancanza di un titolo scritto. L’usurpazione appare così un patto, una<br />

consorteria tra alti livelli clericali, Decurionati e l’accondiscendenza dello Stato.<br />

Nei terreni dell’Alto Jonio reggino vi era la tendenza, dopo la crisi della sericoltura del 1843, a<br />

impiantare le coltivazioni agrumarie assieme a quelle tradizionali degli uliveti. Ma il reddito del contadino<br />

che prestava la sua opera in colonìa era insufficiente a mantenere la propria famiglia, quasi sempre<br />

numerosa. Sedimentazione dei capitali, carenze viarie, sistemi rudimentali di coltivazione, speculazioni varie<br />

operate da monopolisti napoletani, contribuiranno a sclerotizzare il decollo dell’area. Era principalmente il<br />

capitale l’elemento cardine mancante al popolo: «senza capitali il proletario continuerà dunque a vivere<br />

come nel passato; i terreni ottenuti gli saranno inutili, e restando in abbandono, gli antichi usurpatori li<br />

ripiglieranno a poco a poco, e così la vecchia piaga rinascerà» 65 . In ogni paese, narra con lucidità Vincenzo<br />

Padula, la triade “capitalista”, notaio e agrimensore, era lo strumento degli scandali che nascevano da un<br />

circolo vizioso basato sull’ignoranza 66 . L’istituzione di una Cassa di credito immobiliare, di un’Unione di<br />

credito e l’associazione dei capi d’industria dei lavoratori potevano permettere, secondo lo studioso, una<br />

diversa gestione dei fondi ed affrontare i molteplici disagi di natura finanziaria 67 .<br />

La popolazione nel Distretto di Gerace, nella maggior parte dei casi (circa il 60 per cento) viveva di<br />

agricoltura e di pastorizia, mentre circa 1500 persone erano addette alla pesca.<br />

Il terzo stato dormiva in spelonche malandate e anguste, poco salubri, prive di qualsiasi piccolo<br />

comfort. La costruzione, in genere, si componeva di un’unica stanza dove spesso vi coabitavano più persone<br />

assieme a diverse varietà di bestie, nettamente in contrasto con le case dei signori 68 .

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