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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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contusione alla parte d’innanzi della testa (...). Ricevuto il colpo vedo ad Antonio Ame duri di Francesco in mezzo la strada che<br />

conduce alla casa della vedova di Girolamo Sorrenti (...) e dall’altra parte perfettamente all’istessa direzione (...), un altro uomo della<br />

stessa statura e vestito a bruno, che non ho potuto ben conoscere perché la luna non colpiva in quel punto, come nell’altro ov’era sito<br />

Antonio: a quella vista e dopo il colpo ricevuto grido, mi vogliono assassinari, e cerco andare incontro agli assassini 501 .<br />

Ma Antonio Ameduri tirò fuori uno stile con l’intento di attingere il De Napoli che retrocedendo<br />

gridava soccorso. Gli assalitori fuggirono via.<br />

De Napoli accusava di aver visto il giovane Antonio Ameduri, poco prima dell’agguato, con due<br />

grosse pietre fra le mani, «sotto la lamia degli eredi Sig.r Natale» 502 . L’Ameduri, riferiva l’accusatore, era<br />

stato notato aggirarsi nei paraggi anche da Francesca Fratìa, domestica di casa Oppedisano. L’ostilità<br />

nasceva, secondo quanto affermava lo stesso De Napoli, dal fatto che un gruppo di persone 503 era solito fare<br />

ogni sera un concerto in casa di Francesco Cesare «che come mi ha detto D. Giovanni Spanò, il Dr.<br />

Francesco [Manfré] si esortava ad insultare, affrontare, e tutt’altro che occorreva in seguito tutti quelli che<br />

non erano del loro partito, e che stavano subordinate alla legge» 504 . Nella querela il De Napoli aggiungeva<br />

«che la di loro madre e zia Nunziata Raschillà l’insinuavano ad affrontarmi» 505 , e per le quali donne chiedeva<br />

la punizione anche per ingiurie rivoltegli. L’esposto era acclarato dalle testimonianze di Gennaro Avitabile,<br />

Rocco Arena, Francesca Fratìa, Elisabetta Scoleri, Andrea Franco, Antonio Cordì, Francesco Larosa,<br />

Francesco e Pasquale Prestinaci, Caterina Caccamo e Carmela Oppedisano.<br />

Il 16 settembre 1848 il supplente Arcano, faceva intervenire i periti Bruno Corrado, dottore cerusico,<br />

e Felice Cara dott. fisico cerusico, per accertare quanto lamentato dal De Napoli, i quali asserivano che la<br />

contusione era di piccolissima entità e di nessun pericolo.<br />

Il Giudice nella medesima giornata riceveva anche Giuseppe Attanasio di anni 27 e Giovanni<br />

Misiani, di anni 25, entrambi sarti, per esperire il caso dal loro punto di vista. Le osservazioni vennero<br />

eseguite sul foro provocato dal corpo contundente che aveva dilaniato il tessuto del copricapo. L’esame<br />

riporta che sul «cappello di pelo di seta (...) quattro dita al di sopra della farda, e propriamente a dirittura<br />

della tempia dritta vi esiste un colpo che ha rotto il sudetto Cappello il quale è di cosidetto Felbone» 506 . La<br />

matrice proveniva, secondo i due periti, da una pietra «perché nella impressione istessa si ravvisa tuttora<br />

impressa, ed attaccata della Arena bianca, e del terriccio» 507 .<br />

Intanto, in località Santa Barbara di Mammola, il 18 settembre 1848 veniva arrestato Pasquale<br />

Ameduri che si trovava «in una casina di pertinenza a D. Francesco Malgeri di Gerace» 508 . Il 19 settembre<br />

successivo il De Napoli si presentava davanti al giudice Domenico Falletti per insistere «sempre per la<br />

punizione, per i carichi» 509 elencati contro gli Ameduri e Giuseppe Pancallo. Il giorno dopo si procedette con<br />

l’interrogatorio degli imputati ad iniziare dal ventiquattrenne Pasquale Ameduri che ricusò tutti i capi di<br />

imputazione addebitatigli dal De Napoli.<br />

Il giorno seguente depose il marchese Gennaro Avitabile, il quale confermò quanto detto dal De<br />

Napoli circa l’intenzione di andare a chiamare la guardia interna di sicurezza «per far zittire gli Ameduri<br />

stessi che cantavano Viva Carlo Alberto, Viva la libertà » 510 e la reazione violenta ch’ebbero nei confronti<br />

dello sventurato impiegato della Sottintendenza. Diverse volte, aggiunge l’Avitabile, i fratelli Ameduri e<br />

Giuseppe Pancallo si erano messi ad «ingiuriare il Re cornuto f. mulo f. mulo di tiranno» 511 e che nella<br />

bottega di Vincenzo Pancallo si riunivano con altri «ma ignoro se concertavano per avere la repubblica, e di<br />

attentare contro l’attuale forma del Governo» 512 . L’Avitabile abitava in piazza del Tocco «e perciò tutto ciò<br />

che accadde nella piazza per mia disgrazia debbo conoscerlo» 513 , compreso l’accaduto del cappello.<br />

La filatrice Saveria Sergio, di anni 40, aveva più volte inteso i fratelli Ameduri e Giuseppe Pancallo<br />

«che dicevano che appena abbassavano quel mulo e cornuto f. del Re, e di quella puttana della R. avrebbero<br />

ottenuto la repubblica» 514 .<br />

Il 2 ottobre 1848 mastro Giuseppe Lombardo, di anni 48, “serviente”, riportò gli screzi tra gli<br />

Ameduri e il De Napoli a tre, quattro mesi prima. Il Lombardo raccontava che «una sera nella cantina di<br />

Concetta Barillaro, entrò nella stessa Pasquale Ameduri, il quale cacciò da sotto la giacca una pistola, e per<br />

fare uno scherzo clicca alla Barillaro che la voleva sparare» 515 . Un altro teste, Michele Oppedisano, di anni<br />

24 “cirajolo”, confermava la versione di Lombardo in maniera più dettagliata. L’Ameduri era entrato nella<br />

cantina della Barillaro per bersi un bicchiere di vino, quando «cacciò una pistola, e gli domandava chi viva:<br />

la Barillaro gli rispose che vivea per il Re, e l’Ameduri colla pistola in mano le rispondeva, Tu devi dire Viva<br />

Carlo Alberto, Viva Pionono, diversamente ti sparo» 516 . Anche la Barillaro, confermava le medesime<br />

versioni dei precedenti tests.<br />

In conclusione, questi piccoli episodi, esaminati attraverso i doviziosi processi verbali, confermano<br />

l’attività cospirativa portata avanti da ele menti costituzionali e radicali. I fermenti erano legati, da come si è<br />

potuto riscontrare, da contrapposizioni che assumevano toni a volte violenti tra gruppi estremistici e il potere<br />

costituito tutto rivolto alla conservazione dell’ordine.

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