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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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corrispettiva di secondo grado in cospirazione progettata ma non conchiusa ed accettata, avente per oggetto<br />

di distruggere e cambiare il Governo, ed eccitare i sudditi e gli abitanti del Regno ad armarsi contro<br />

l’Autorità Reale» 220 , a pieni voti la Gran Corte Criminale di Catanzaro il 18 maggio 1852 li condannava<br />

individualmente alla pena di cinque anni di esilio dal Regno, alla maleveria di ducati cento più successivi<br />

anni tre, e solidalmente alle spese di giudizio» 221 .<br />

9. Principi di rivoluzione a Bova nel giugno 1848<br />

Anche Bova prese parte all’assembramento avvenuto ai Piani della Corona. Per questo motivo, il 30<br />

luglio 1851 presso la Gran Corte di Catanzaro 222 venivano condotti Antonio D’Aquì di anni 35 civile; i<br />

fratelli Antonio e Domenico Cotronei, il primo di anni 33 farmacista ed il secondo di anni 30 civile; i fratelli<br />

Domenico e Antonio Marzano, rispettivamente di anni 48 e di anni 47 galantuomini; Filippo Nesci di anni 59<br />

proprietario 223 ; Pasquale Panajia di anni 27 proprietario; Antonio Violi, di anni 28 falegname; Concetto<br />

Malgeri, di anni 35 proprietario e Saverio Polimeni di anni 35 civile, tutti di Bova 224 .<br />

Gli imputati erano accusati di «attentati e cospirazione contro la sicurezza interna dello Stato per<br />

oggetto di distruggere e cambiare il Governo (...), di organizzazione di banda armata per oggetto di<br />

distruggere e cambiare il Governo somministrando scientemente e volontariamente viveri, armi, e munizioni,<br />

esercitandovi il Nesci un comando» 225 , in relazione a quanto accaduto nel giugno del 1848, quando si era<br />

tentato di radunare degli uomini ai Piani della Corona.<br />

Il pubblico ministero senza remore collegava i fatti avvenuti a Bova con le figure del Plutino e<br />

Ferdinando De Angelis di S. Eufemia e il raduno organizzato ai Piani della Corona. Infatti, si narra negli atti,<br />

nel Comune di Bova si «osservava uno straordinario affacendamento frequente il radunarsi nelle abitazioni<br />

de’ suddetti (...), in fatto di politica risultati di principi esaltati; e da’ loro ben noti principi identici a quelli<br />

dei fratelli Plutino» 226 .<br />

Furono raccolti viveri, munizioni e danaro «da fornire la banda, che in quel Circondario reclutandosi,<br />

raggiunger dovea il campo della Corona» 227 . Nel giugno del 1848, prosegue il racconto, si era vociferato che<br />

Filippo Nesci e Concetto Malgeri, rispettivamente capitano e tenente della Guardia Nazionale, eccitavano la<br />

gente a partire «pel campo di Corona (...). Bova sta ad una giornata di cammino dai Piani della Corona ove il<br />

campo stanziava. Nesci con i suoi non pervenne colà; si soffermò nella china in quella montagna (...) [e] vi si<br />

trattenne due giorni» 228 . Nel frattempo erano stati richiesti dai rivoltosi al Vescovo di Bova due mila ducati,<br />

utili a finanziare l’impresa.<br />

Alla fine del dibattimento, prosciolti dall’organizzazione di banda armata, la GCC dichiarava che<br />

Antonio e Domenico Cotroneo, Filippo Nesci, ed Antonio Violi avevano «commesso cospirazione progettata<br />

ma non conchiusa ne’ accettata per distruggere e cambiare il Governo» 229 . Concetto Malgeri veniva imputato<br />

di aver incendiato volontariamente tre case, non abitate da persone, a danno di Antonino Leggio. I fatti erano andati così:<br />

l’Amministrazione comunale di Bova, con diverse comunicazioni all’intendente, aveva fatto capire che il<br />

Leggio «aveva usurpato molte terre comunali, aggregandole al suo acquistato fondo, per cui dal detto Sig.<br />

Intendente si ordinò la verifica delle usurpazioni nel modo di legge» 230 . L’incarico venne conferito al<br />

Malgeri, eletto di quel Comune, il quale notata l’usurpazione, incendiò le case “abusive”, «perché costruite dal Leggio<br />

sul suolo pubblico, ed abbatté l’alberatura» 231 . Al Malgeri si applicava il non consta per l’incendio volontario<br />

delle tre case e il costa per il danno arrecato al Leggio nella sua effettiva proprietà in ragione di 100 ducati,<br />

per cui viene condannato a sette mesi di prigionìa. La pena più pesante fu comminata ad Antonio e<br />

Domenico Cotronei, Filippo Nesci e Antonio Violi furono condannati all’esilio perpetuo dal Regno 232 .<br />

10. I disordini avvenuti il 2 luglio 1848 a Gerace<br />

Il 20 luglio 1849 presso la Gran Corte di Calabria Ultra I di Reggio, veniva avviato il processo<br />

contro il medico Vincenzo Panetta di anni 37, Giuseppe Scaglione di anni 29 proprietario e Pasquale Ameduri<br />

233 di anni 22 proprietario, tutti di Gerace. Era successo che «A seguito de’ disordini che nel Comune di<br />

Gerace in Luglio dello scorso anno minacciavano la tranquillità di que’ pacifici cittadini, li sudetti Panetta,<br />

Scaglione, Ameduri, ed altri assenti, per la maggior parte appartenenti a quella Guardia Nazionale» 234 ,<br />

avendo appurato che il funzionario di polizia aveva redatto informative denigratorie sulla guardia nazionale<br />

pronte per essere inviate all’intendente e al Ministero dell’Interno, si «fecero a ricercare il Cancelliere di quel<br />

Commessario di Polizia D. Antonio Ferrajolo, per lo quale non si avea tanta buona opinione» 235 . Intorno alle<br />

22 del 2 luglio veniva trovato con i plichi «che doveva impostare» 236 . Una grande «quantità di armati» 237<br />

circondarono il funzionario al quale sequestrarono prontamente le buste che teneva in mano. I rivoltosi

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