cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica
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Domenico Timpano (idem)<br />
Giuseppe Fragomeni (idem)<br />
Bruno Malafarina (difensore Gaetano Papalia)<br />
Pasquale Ameduri (idem)<br />
Ferdinando Massara (idem)<br />
I difensori produssero alla corte le accezioni relative agli accusati Vincenzo Panetta, Francesco<br />
Cesare, Benedetto Alfarone, Giuseppe Scaglione, Gaetano Gallucci, Antonio Portaro e Pasquale Ameduri. Il<br />
17 settembre 1851 seguente, avviata la pubblica discussione, l’accusa produce alla Corte il proclama<br />
ritrovato «attaccato alla porta del caffè di Gaetano Spadaro nella piazza di questo Borgo Maggiore» 599 dal<br />
capitano Giuseppe Del Balzo e rimesso dallo stesso nelle mani del Sottintendente:<br />
Proclama<br />
Fratelli Geracesi<br />
Le insidie che si tramano contro il ceto basso sono tremende; sono spaventevoli le trame ordite dal prepotente a danno del<br />
popolo modico. L’ora della nostra oppressione è imminente, la nostra caduta sarà certa, sui combriccoli dei dispotici, che non<br />
abbandonarono il loro antico orgoglio, e cercano afflig[g]ere l’indigente. Il nostro Sovrano avea veduto i bisogni dei suoi popoli<br />
arrivati a grado supremo, e cercò riparare diffondendo a favore dei bisognosi i beni Demaniali, e comunali, non che quelli della<br />
Diocesana che sono usurpati da’ nimici del povero. Quel Decreto fu disperso, ed i poveri si mojono di fame tanto vero che quando<br />
nel 1844, annata di penuria, si domandava al Sindaco il pane in piazza, i richiedenti furono perseguitati, calun(n)iati e carcerati; e<br />
l’anno scorso... Oh quante famiglie oneste prostituirono il loro amore, ed altre morirono di fame, ed i prepotenti abbandonati alla<br />
craspola si ridevano delle miserie del povero!<br />
Ma ora che si sono dissipate le tombe che ingombravano la via della ragione, e ci fu restituita la libertà toltaci dalla<br />
tirannide, e gridiamo la verità, e cerchiamo quello che è nostro. Abbasso i Prepotenti, Abbasso i Dispotici. Essi si sono uniti fra loro<br />
per abbattere il povero, e rinnovare le sue piaghe; ma noi da coraggiosi facciamogli fronte, e distruggiamo la tirannide 600 .<br />
Il documento chiama in causa la conflittualità esistente tra le oligarchie locali, che ambivano a<br />
mantenere salda la loro supremazia, e il ceto povero beffato dai prepotenti. Da qui l’invito al popolo modico<br />
di sollevarsi per distruggere lo stato di oppressione.<br />
L’accusa, durante il processo, espose dettagliatamente i fatti successi nel 1848: «Il Regime<br />
Costituzionale pubblicato con lo Statuto de’ 29 Gennajo 1848 fu accolto in Geraci da taluni con<br />
rassegnazione, da altri col massimo entusiasmo. Fra coloro distinguevasi li sopra descritti individui, e con<br />
specialità D. Benedetto Accorinti, D. Vincenzo Panetta, e D. Francesco Cesare, che infiammati di tutta<br />
l’ardenza de’ principi democratici anelavano più degli altri la seguita novità» 601 ; e con i loro atteggiamenti,<br />
per poco non scatenavano una guerra civile. «Fra le loro stranezze (...) vi fu quella di voler deificare li cinque<br />
individui, che per aver preso una parte principale, ed attiva negli sconvolgimenti politici del 47 eran caduti<br />
per mano della giustizia» 602 . Verso la fine di aprile o i principi di maggio assieme a Giuseppe Del Balzo,<br />
Gaetano Gallucci e Gaetano Fragomeni avevano sparso la voce che le guardie nazionali del Distretto «si<br />
sarebbero ostilmente recati in quel Comune per disseppellire e seco condurre li cadaveri di quei cinque<br />
martiri come venivano da essi appellati» 603 .<br />
I componenti della Guardia nazionale di Gerace, affermava l’accusa, invece di ostacolare il piano,<br />
aprirono una sottoscrizione tra i proprietari del luogo per le spese occorrenti a riesumare i corpi. Fecero<br />
venire i becchini da Monteleone e “violarono” le tombe dove erano contenuti «gli sfacelati cadaveri, si<br />
situarono in cinque diverse casse, costruite a premura di D. Giuseppe Del Balzo, che ne conservò financo le<br />
chiavi, e trasportati nel Convento di quei PP. Riformati furono depositati in una di quelle celle appositamente<br />
riattata, non senza recitarvi in tal rincontro, e pubblicarsi pure per le stampe delle ingiuriose, e sovversive<br />
elegie, composte di proposito da D. Gaetano Fragomeni» 604 .<br />
Nel frattempo, accanto a questi fatti, provocati dagli «accaniti perturbatori dell’ordine pubblico» 605 ,<br />
Casimiro De Lieto, Romeo e Plutino «scampati alla memoranda catastrofe del 15 maggio 1848 nella folle<br />
speranza di cambiare la forma di governo, in provvisorio, alla fine del successivo Giugno ne avevano<br />
stabilito [uno] in S.ta Eufemia» 606 . Accorinti ricevette dai rivoluzionari reggini le stampe e l’ordine di<br />
formare a Gerace un altro comitato di salute pubblica e di ritirare dalle pubbliche casse di Gerace, Siderno e<br />
Roccella tutto il denaro disponibile per finanziare l’impresa.<br />
La ricostruzione dell’accusa prosegue. Ritornato a Gerace, l’Accorinti aveva fatto affiggere<br />
pubblicamente dal tenente Panetta le stampe sulla porta del corpo di guardia e sulla piazza. Una delle copie si<br />
era precipitato a consegnarla al sindaco Ettore Migliaccio con l’invito di formare il comitato di salute<br />
pubblica. Ovviamente, Migliaccio ricusò l’Accorinti, il quale anticipò che sarebbe arrivato per tentare di<br />
convincerlo l’emissario del Governo provvisorio di S. Eufemia Gregorio Aracri.