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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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stilato a Reggio un altro elenco dei detenuti politici rinchiusi nel Carcere Centrale 4 , tra cui appare, dal 20<br />

dicembre 1849 per cospirazione, il caffettiere geracese Ferdinando Massara. La sua attività sovversiva era<br />

continua. Durante una perquisizione domiciliare eseguita nella sua bottega dall’ispettore di polizia del<br />

Distretto Luigi Donati, il 23 luglio 1849, alla presenza dei testimoni Francesco Romeo e Giulio Carpentieri<br />

del Borgo, «si rinvennero (...) una pistola con tubetto, ingrillata, e carica, de’ cartucci, una giberna, ed<br />

altro» 5 . La descrizione fatta dal Donati nel suo rapporto era minuziosa. La pistola da tasca «caricata a due<br />

palle, era corredata da «quattro piccoli cartucci anche a due palle (...). Numero diciotto cartucci sciolti. Una<br />

giberna con altri quattordici cartucci per fucili, e quattro pietre focaje, in uno cartucci numero trenta due, dei<br />

quali ventuno ad una palla, otto a due e tre a sacchetti; più ancora una borsa di pallini del peso di rotoli uno:<br />

polvere sciolta oncie trentasei» 6 . Interrogato dal giudice Falletti, il Massara ammette che armi e materiale<br />

sequestrato erano di sua appartenenza.<br />

Contro di lui successivamente viene anche sporta denuncia per detenzione illegale di uno stile. La<br />

sera del 10 dicembre 1849 verso le ore 23 il custode Stefano Larosa ed il capo posto di guardia Gennaro<br />

Portentoso, mentre stavano per «eseguire la consueta visita in queste prigioni di Gerace (...), avendo nel 3°<br />

Salone, ove si trovava ristretto Ferdinando Massara (...) si è sotto il letto del medesimo rinvenuto uno Stile a<br />

fronda di olivo (...) lunga sette oncie» 7 con manico di osso e legno e ditale di ottone, lama a due tagli con<br />

punta e fodero di pelle. Il Massara si difese disconoscendo il pugnale che sarebbe stato, secondo la sua tesi,<br />

nascosto in quel punto da qualcun altro detenuto.<br />

2. Categorie sociali perseguitate<br />

Ad essere inquisiti dalla polizia, arrestati e condannati per cospirazione o cantilene allarmanti 8 ,<br />

erano: sarti, caffettieri, studenti, medici, proprietari, preti, diaconi, braccianti, artigiani, avvocati, ferrai,<br />

domestici, civili, cretai, pittori, scribenti, massari, speziali, farmacisti, bettolieri, venditori di sale.<br />

L’insurrezione, motivazione per la quale i Cinque Giovani del Distretto vennero uccisi, ha conferito una<br />

connotazione politico-sociale che la storiografia locale fino ad ora aveva escluso, facendo credere che la<br />

scomposta sollevazione di pochi “sconsigliati” aveva seguaci solo nella media borghesia. I registri dei<br />

carcerati politici esaminati dimostrano, invece, che partecipazione vi è stata in quello strato della<br />

popolazione maggiormente sofferente le ristrettezze di una struttura sociale che privava il libero cittadino di<br />

migliorare la propria condizione economico-sociale; e che era caratteristica di chi faceva una professione o<br />

un libero mestiere come i medici o gli avvocati, i sacerdoti o gli artigiani e talvolta qualche contadino o<br />

domestico, la cui posizione di sottomessi doveva essere riscattata.<br />

La Costituzione rappresentava, in questo contesto, la speranza di vedere concretizzate le aspirazioni<br />

delle categorie sociali maggiormente emarginate.<br />

3. I rapporti dei sottintendenti<br />

Una dovizia di informazioni viene fornita dai rapporti inviati mensilmente dai vari sottintendenti di<br />

Gerace al direttore di polizia di Napoli o all’intendente di Reggio. Le notizie delle missive ripercorrono tutta<br />

la vita amministrativa, economico-sociale, religiosa e il sistema di pubblica sicurezza del Distretto.<br />

In un rapporto del 6 gennaio 1852 del sottintendente Gaetano Cammarota, compariva il «partito<br />

socialistico» 9 francese. Il termine socialismo non deve intendersi secondo il significato contemporaneo, né si<br />

alludeva al manifesto di Carlo Marx anche se pubblicato nel 1848. Vi erano state tensioni specie nei centri<br />

dove erano presenti forme industriali 10 e il timore del pericolo socialista fu una costante della politica repressiva<br />

della polizia borbonica e la preoccupazione dei proprietari terrieri che non ignoravano il problema del<br />

malcontento della piccola borghesia e dei contadini. Esplicitamente, nella lettera il Sottintendente chiamava<br />

in causa il colpo di Stato bonapartista del 2 dicembre 1851. La sicurezza dello Stato, la tranquillità pubblica<br />

francese provocava per riverbero la serenità anche nel Regno delle Due Sicilie 11 .<br />

Le tensioni raggiungevano facili parossismi. I funzionari cercavano di buttare acqua sul fuoco per<br />

non ingigantire tanti principi di incendio che invece erano segni premonitori, rapportando che gli<br />

“amministrati”, in riferimento alle considerazioni fatte per gli avvenimenti francesi, si dimostravano tutti<br />

«pel Governo assoluto del Nostro amato Padrone» 12 . Il colpo di Stato bonapartista aveva certamente infuso<br />

nei “turbolenti” del Distretto geracese un attimo di smarrimento. Ma il fuoco covava ugualmente sotto la<br />

cenere.<br />

La prostituzione era diventata un fenomeno veramente raccapricciante. Parecchie donne si<br />

concedevano per fame; i projetti, i bambini cioè abbandonati, aumentavano a vista d’occhio; le nutrici, come

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