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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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intrattenevano relazione con altre persone di pari nomea abitanti altrove, come d. Antonio Virduci di<br />

Caraffa» 3 , padre del fucilato Rocco.<br />

Il sindaco Scabellone alle insinuazioni del sacerdote, attraverso una comunicazione indirizzata al<br />

sottintendente, affermava che il Tedesco «trovasi a capo di un partito di persone, che non godono di pubblica<br />

opinione» 4 . Il sacerdote, incaricato di nominare alcuni funzionari amministrativi, avrebbe mantenuto una<br />

condotta tutt’altro che imparziale nel portare a termine l’ufficio. Era dovuto all’infedeltà delle proposte,<br />

continuava Scabellone, la conseguente paralisi della vita amministrativa. Il Tedesco sarebbe stato anche la<br />

longa manus del barone Franco «il quale ancora vuole dispotizzare con l’antica aria baronale» 5 , sebbene<br />

carico di debiti «che fece nel sostenersi nel suo dispotismo» 6 . La condotta del sacerdote, poi, non sarebbe<br />

stata delle più irreprensibili, essendo fuggito dai comuni di Condojanni, Bovalino e Caraffa «per timore di<br />

non essere ucciso per le tante denunce, ed altro che ha fatto» 7 .<br />

La Carboneria, introdotta a Catanzaro dai fratelli Marincola, ufficiali di Murat, fondò la setta «dei<br />

“Cavalieri Tebani”. Aveva il “patto dell’Ausonia” per statuto e vantava tendenze repubblicane e unitarie.<br />

Dopo l’entrata degli Austriaci in Napoli, Raffaele Poerio giungendo a Catanzaro si accordò con i fratelli<br />

Marincola per mantenerla mutandone il nome in Cavalieri Europei Riformati» 8 .<br />

Altro episodio significativo riguarda Michele Bello. L’11 gennaio 1846 il capo urbano di Siderno<br />

rapportava che sette giorni prima, recatosi presso il corpo di guardia per il consueto controllo, si era accorto<br />

che il mezzobusto del Re risultava «bucato nella Guancia sinistra, ed avendo investigato sull’autore gli riuscì<br />

impossibile scovrirlo, ma è certo che lo sfreg(gi)o [avvenne] in quel giorno ch’era di Guardia da Capo Posto<br />

D. Michele Bello» 9 . Il sottintendente Romeo, supponendo che «l’avvenimento fu causato come mi si è<br />

riferito» 10 , incaricò il giudice regio di far rifare il busto a spese di tutta la squadra di guardia il giorno 4<br />

gennaio.<br />

2. I moti del 1847<br />

I moti del 1847 in Calabria Ultra I interpretarono in maniera latente le preoccupazioni, e i bisogni<br />

della stragrande maggioranza della popolazione, la cui partecipazione fu spontanea ed ingenua, determinata<br />

più da vincoli di parentela, di amicizia o per dipendenza economica che per una convinzione politica<br />

concettualmente difficile d’esistere.<br />

Caratterizzato da un forte entusiasmo, il movimento si tramutò in dramma per l’inadeguatezza dei<br />

mezzi ed una partecipazione passiva di un popolo incapace di risolvere i propri problemi a cui parole come<br />

libertà, costituzione, equivalevano soltanto a divisione delle terre, pane, lavoro. Le popolazioni desideravano<br />

cambiamenti in termini economici, non importa da dove provenissero; ecco il perché dell’adesione di larghi<br />

strati sociali al proclama, letto dai giovani rivoluzionari del Distretto di Gerace, col quale si dimezzavano il<br />

prezzo del sale e dei tabacchi, si aboliva la privativa dell’acqua marina. «I rivoluzionari però non solo non<br />

ebbero i mezzi per “affrontare ed abbattere” ogni ostacolo, ma neanche la volontà, perché i capi nella loro<br />

ingenuità, volevano fare una rivoluzione pacifica e per così dire legalizzata» 11 .<br />

L’attività cospirativa nel Distretto di Gerace in quel periodo era molto fervente. Piccoli comitati si<br />

erano formati in tutti i paesi della costa, a cominciare da Capo Spartivento dove le idee liberali erano portate<br />

avanti dal dottor Vitale; mentre in Brancaleone dalla famiglia Musitano, dai Medici e dai De Angelis. A<br />

Ferruzzano dal barone Caffarelli, a Staiti dal sacerdote Lorenzo Musi e dal fratello Domenico, che era<br />

supplente giudiziario 12 , e dalla famiglia Martelli.<br />

A Gioiosa ad accogliere con fervore le nuove idee fu l’anziano Giuseppe Amaduri (carbonaro e<br />

massone) assieme ai suoi due figli Luigi e Vincenzo.<br />

3. Il progetto costituzionale<br />

Prima ancora dei fratelli Bandiera, in Calabria fin dal 1843 si era pensato di sollecitare il re a<br />

concedere le riforme costituzionali. «Un primo progetto di insurrezione era stato, invero, predisposto dal<br />

Poerio, insieme con Ottavio Graziosi e Domenico Frugiuele (...) in Napoli, il giorno 21 ottobre 1843:<br />

l’azione si sarebbe dovuta svolgere a Cosenza il 27 dello stesso mese. Ma nulla avvenne, forse per deficienza<br />

di proseliti e di organizzazione, o forse anche per l’improvviso temporale che si abbatté sul cosentino proprio<br />

la notte fra il 26 e il 27 ottobre» 13 . Una nuova data insurrezionale, il 15 marzo 1844, venne fissata alla<br />

presenza di Antonino Plutino dal comitato cosentino. È importante citare questo episodio perché ci consente<br />

di capire le radici del moto geracese che non fu sporadico o insano progetto come da qualche parte venne<br />

definito, ma logica conseguenza di un disegno organico programmato dalle menti liberali più raffinate del

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