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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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9. Gerace capoluogo di Distretto<br />

Gerace rivestiva il ruolo di capoluogo di Distretto di 2 a classe e faceva parte della Provincia di<br />

Calabria Ultra I 110 . La Sottintendenza di Gerace amministrava una popolazione di 101.403 abitanti 111 .<br />

La Marina di Gerace, che ancora non esisteva, veniva comunemente chiamata Fondaco 112 e vi era una<br />

dogana «di estrazione e cabotaggio» 113 . Intorno al periodo da noi preso in esame esistevano nella odierna<br />

Locri solo un agglomerato di 5 case, fatte costruire da altrettanti ricchi proprietari terrieri di Gerace 114 . I<br />

cinque avevano intrapreso nel 1836, l’iniziativa perché volendo costruire uno stabilimento commerciale nella<br />

Marina di Siderno che cominciava a guadagnarsi l’appellativo di industriosa, si videro rifiutare questo<br />

proposito dal Decurionato della stessa cittadina 115 , per cui nel 1840 decisero allora di erigere le strutture nella<br />

Marina di Gerace, finché nel 1847 terminate le costruzioni, anche la parrocchia di S. Caterina venne<br />

trasferita. Per questa finalità, il 22 agosto 1845 il notaio di Gerace Carmelo Fragomeni aveva rogato un atto<br />

con il quale Pietro e Pasquale Capogreco donavano al Comune «un ottavo di tumulata di terreno sito in<br />

quella marina ad oggetto di costruirsi una chiesa» 116 . Il 6 febbraio 1847 Ferdinando II concede il beneplacito<br />

al Comune «per l’accettazione della donazione» 117 e nel 1855 il sindaco di Gerace chiedeva al Re il ripristino<br />

della dogana che era stata trasferita a Siderno 118 .<br />

Il potere dei grandi e dei piccoli centri, come verrà abbondantemente affermato più volte in seguito<br />

dai sottoprefetti di Gerace, era pilotato dai vecchi aristocratici assieme ai galantuomini che, insediatisi in<br />

posti pubblici, tenevano sotto controllo la situazione assieme alla fervida collaborazione degli ecclesiastici.<br />

Le chiese locali, intese come entità territoriali, amministratori di beni oltre che di anime, mantenevano vivo il<br />

culto grazie anche alla presenza materiale delle stesse strutture sacre per le quali si investivano somme<br />

ingenti. Nel 1847 lo stato delle chiese geracesi era accettabile. Questo fatto era dovuto principalmente alle<br />

rendite che esse avevano sui terreni di loro proprietà. Inoltre, venivano richiesti al governo contributi<br />

finalizzati a mantenere le strutture, per cui abbiamo una situazione pienamente favorevole al loro<br />

consolidamento. Nelle osservazioni compiute dal sindaco Ettore Migliaccio il 24 giugno 1847, veniva riferito<br />

che «la Cattedrale trovasi in buono stato, mercé le vigili cure dell’attuale Prelato, e le non poche spese<br />

erogate per l’acquisto di molti suppellettili, e di un magnifico organo» 119 . Le funzioni religiose, in quella che<br />

era considerata la chiesa più importante della Diocesi, era obbligo che fossero di una certa imponenza, perciò<br />

non si badava a spese, specie nelle feste principali dove accorreva «da tutt’i paesi una immensa<br />

popolazione» 120 . Ma nello stesso tempo la Cattedrale aveva bisogno di «un miglioramento; ed anche un<br />

accrescimento di suppellettili» 121 .<br />

Il monastero di S. Anna si trovava in buone condizioni mantenendosi con i proventi delle proprietà.<br />

Per la parrocchia di S. Caterina, gli amministratori comunali imploravano il re affinché la «traslocazione della<br />

Chiesa [alla Marina] venisse accompagnata dalle proprie rendite» 122 necessarie anche, a parte le offerte<br />

provenienti dalla popolazione delle campagne circostanti, alla sua costruzione. La chiesa di S. Francesco<br />

d’Assisi era anche in buono stato e veniva mantenuta a spese del parroco e della vicina Congrega del Sacro<br />

Cuore di Gesù 123 . Non tanto felici erano le condizioni della chiesa di S. Michele de’ Latinis per il restauro<br />

della quale si chiedeva una spesa di 50 ducati 124 . Per S. Maria del Mastro al Borgo Maggiore, «siccome la<br />

Chiesa era in malo stato, così si ottenne, dal Real Governo il miglioramento pel Regi Fondi» 125 . La<br />

parrocchia aveva buone e diverse rendite patrimoniali. Nonostante questo, il governo stanziò sostanziosi<br />

fondi attraverso i quali, dietro l’approvazione della perizia, s’intraprendevano i lavori consistenti, tra l’altro,<br />

nella sistemazione del soffitto, per terminare «coll’imbellirsi nell’interno» 126 .<br />

La storia della parrocchia di S. Giorgio Martire ebbe inizio con la volontà di fare un grande tempio per<br />

l’accresciuta popolazione del Borgo. Ma, informava il sindaco, «venuto meno il calare di quelli abitanti, non l’hanno<br />

più proseguito» 127 , rimanendo la chiesa quasi allo stato di cappella. Occorrevano per la sua riattazione 200 ducati 128 .<br />

Bisogno di restauro avrebbe avuto anche la chiesa parrocchiale di S. Nicola Camobrecone. Come risulta ancora<br />

evidente, nonostante le notevoli rendite, non veniva garantito agli edifici sacri una sufficiente copertura per la loro<br />

sopravvivenza. In buono stato, invece, la parrocchia di S. Biagio al Borgo Maggiore 129 . La chiesa che più di tutte<br />

godeva di ottima salute era la parrocchia di S. Martino al Borghetto, «di fresco edificata (...). Ma per rendersi<br />

decentissima avrebbe bisogno dello stucco nell’interno» 130 . L’elenco continua ancora con le chiese del Carmine e<br />

dell’Addolorata costruite e mantenute, per le spese ordinarie di culto, dalle stesse Congregazioni 131 . In mediocre stato<br />

risultavano, infine, le chiese di S. Maria delle Grazie e di S. Francesca Romana, accorpate rispettivamente nei conventi<br />

dei Cappuccini e dei Riformati di S. Francesco, mantenute attraverso la pratica della questua 132 .<br />

1 Anche se alcuni prodotti come seta, olio, vino, fichi, agrumi risultavano di buona qualità, non era possibile praticare il commercio a causa della<br />

difficoltà dei trasporti che incidevano sui ricavi.<br />

2 G. R. RASO , Quadro Statistico de’ Distretti di Palmi e Gerace, Napoli, Agrelli, 1843, pp. 29, 30.

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