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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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venivano cantate da me, ma ancora da quasi tutta la popolazione, e ciò per una semplice allegria, e non per<br />

fare un’onta all’attuale Governo ed al Re» 471 . Su Cesare afferma di non conoscere alcuna cosa in negativo.<br />

Gaetano Larosa, 29 anni, sarto, affermava di ignorare qualsiasi addebito attribuitogli e di conoscere<br />

come un ottimo uomo il Cesare.<br />

Durante l’interrogatorio Pasquale Ameduri, di anni 22, scribente, non negò che si andava cantando<br />

«una strofetta che trovansi stampata nel giornale detto il Calabrese in questi termini: Io vengo a dirti addio!<br />

L’armata se ne va’! Un bacio al figlio mio! Viva la libertà!. Più andavano cantando altra canzone così<br />

concepita: Fratelli Viva Italia! Cantiamo in dolce suono: Viva il Re, la Patria, la Libertà: Pio Nono!» 472 . I<br />

brani venivano cantati non per far torto al Governo, aggiunge, quanto piuttosto per un senso di allegria per la<br />

Costituzione ottenuta. «Ciò si andava cantando, perché altri trasformando detta canzone, cioè ragazzi<br />

giovani, andavano dicendo Abbasso l’Italia e Pio, abbasso la libertà!» 473 .<br />

Vengono ascoltati adesso una serie di testimoni che già avevano deposto. Il primo di essi è il<br />

marchese Gennaro Avitabile che riconfermerà la precedente deposizione, aggiungendo che lo scontro tra i<br />

due gruppi di guardie nazionali avvenne «per passioni private, non mai per promuovervi una guerra civile tra<br />

il popolo della Città e quello del Borgo (...) erano la conseguenza di etichette e gelosie fra di loro» 474 . Per<br />

quanto riguarda l’Aracri, durante la visita al Sindaco, egli era affiancato da Vincenzo Panetta e Gaetano<br />

Gallucci. L’emissario, dopo essere partito da Gerace, secondo la pubblica opinione, dice il Marchese, dimorò<br />

a Roccella per circa due mesi, dove si era sposato.<br />

Anche l’ex sindaco Migliaccio riconfermava la precedente deposizione. Poi aggiungeva che l’Accorinti,<br />

secondo la sua opinione, si era portato a S. Eufemia «per concertare co’ componenti di quel governo<br />

provvisorio, e ciò lo desumo dal suo carattere d’essere egli un ultra-liberale; e d’avere anch’egli recato delle<br />

lettere al Ricevitore di questo Distretto ed al Cassiere di Siderno S[igno]r Falletti, come ho inteso<br />

notoriamente, colle quali si richiedeva del denaro (...); egli medesimo affiancava questo Aracri» 475 .<br />

Domenicantonio Briglia alla sua precedente versione aggiungeva di aver ascoltato direttamente<br />

dall’Accorinti che si era recato a S. Eufemia assieme a Spadaro e Commisso, assenti da Gerace nello stesso<br />

periodo in cui mancò l’Accorinti. Briglia deponeva che l’Accorinti portò a Gerace tre proclami diversi, che<br />

erano stati affissi uno nella spezieria di Giuseppe Panetta, fratello di Vincenzo, e gli altri due nel posto di<br />

guardia della Città.<br />

Vincenzo Rippa, altro esaminato precedentemente, esponeva che era notorio a Gerace che Aracri<br />

volesse formare un Governo provvisorio. Appena arrivato fu affiancato da Vincenzo Panetta, Benedetto<br />

Accorinti e gli altri nominati nel precedente verbale «ed atteso costoro erano ultra liberali; giudicai, e tuttavia<br />

giudico, che loro aveano lo stesso proponimento dell’Aracri, ma io nulla intesi dalla bocca ne’ dell’Aracri,<br />

ne’ dagli altri da me nominati» 476 . In riferimento ai fatti del 23 luglio, la lotta era tra il partito dei moderati e<br />

dei liberali.<br />

Analogamente veniva ascoltato Agostino Giannotti (che già aveva deposto) il quale riferiva che<br />

grazie alla fermezza del sindaco Migliaccio il Governo provvisorio non fu installato. Demetrio Accorinti,<br />

Vincenzo Panetta, Francesco Cesare, Gaetano Gallucci «erano quelli che, tra gli altri, che tanto di giorno che<br />

di sera andavano in casa dei fratelli Balzo, durante la permanenza del sudetto Aracri, ed anche ciò<br />

eseguivano prima e dopo di tale venuta, ma io non so precisamente l’oggetto che avessero trattato; e<br />

suppongo ch’essendo costoro ultraliberali, ed affiancando esso Aracri l’oggetto era per istabilire qui in<br />

Geraci un governo provvisorio» 477 . Aveva anche saputo da altri che Gaetano Spadaro e Benedetto Alfarone<br />

erano andati a S. Eufemia per prelevare l’Aracri. I liberali geracesi si erano dichiarati in seguito dispiaciuti<br />

per l’opposizione mostrata dal sindaco Migliaccio a tal punto che il Gallucci, che abitava al Borgo, voleva<br />

salire nella parte alta della Città per prenderlo a schiaffi. Importante è la notizia che fornisce il Giannotti sul<br />

movimento che si era creato intorno alla casa dei fratelli Del Balzo. Era evidente che i liberali geracesi si<br />

riunivano per propagandare le loro idee e fare piani di azione.<br />

Pietro Oppedisano aggiunse che Accorinti, Cesare, Panetta e Gallucci «si mostravano assai<br />

ultraliberali, e non contenti dell’attuale Costituzione» 478 .<br />

Per il cancelliere di polizia Antonio Ferrajolo, probabilmente il vaticale che aveva trasportato<br />

l’Accorinti in S. Eufemia era il figlio di Benedetto Alfarone, Giuseppe, di anni 21, il quale interrogato<br />

rispose che, in effetti, trasportò con la sua “vettura” l’Accorinti in S. Eufemia e alloggiarono a Palmi presso<br />

la locanda accanto alla posta. «Colà l’Accorinti dormì, ma la mattina seguente egli uscì dalla locanda<br />

lasciandomi del denaro, e non ritornò alla tessa che la sera a circa due ore di giorno; dove egli fosse andato<br />

nel corso di quel giorno io non lo so, perché non lo vidi in Palme» 479 . Il giorno seguente tornarono a Gerace.<br />

Alfarone fa osservare che la vettura rimase nella stalla a Palmi e quindi l’Accorinti dovette muoversi a piedi

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