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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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spinta del moto erano essenzialmente attribuibili, secondo il canonico Pellicano, a due direttrici comuni:<br />

l’allontanamento dell’oppressione straniera dall’Italia e la caduta dei governi assolutistici 23 .<br />

A Reggio viveva il canonico Battaglia «carattere fiero e indipendente, credente nelle idee di libertà e<br />

di progresso civile» 24 . La Società Economica di Calabria Ultra Seconda, istituita durante il dominio francese,<br />

raccoglieva intorno a sé parecchi uomini di cultura reggina di fede liberale. A dare impulso alla stessa<br />

Società era stato anche l’intendente Betti «uno di quei funzionari intelligenti ed integri, che, sebben rari, non<br />

mancarono al governo borbonico» 25 . Di opinione liberale, fu accusato di carbonarismo. Per aver aiutato<br />

Guglielmo Pepe (che guerreggiava gli austriaci) fu destituito per poi essere riammesso in servizio da<br />

Ferdinando II e inviato come intendente a Reggio nel 1833, dove rimase in carica fino al 1845.<br />

Betti, profondamente convinto che presto o tardi l’ideale liberale sarebbe trionfato, diede impulso<br />

alle opere pubbliche tra cui si deve la costruzione della rotabile che da Gerace porta al Tirreno, attraverso il<br />

monte chiamato di S. Jejunio, e quella che partendo da Reggio passa per Melito e si congiunge lungo il<br />

litorale con il Distretto di Gerace. Oltre a ciò, durante i 13 anni di permanenza nella Città dello Stretto, fece<br />

costruire l’archivio provinciale, si adoperò per prosciugare alcune paludi nella Piana di Gioia Tauro e per<br />

l’arginamento di fiumi, istituendo il “Monte di Arginazioni”; istituì una Banca per il credito agricolo e fece<br />

anche dotare Gerace del fabbricato di sottintendenza 26 . Emanò parecchie circolari dirette ai sindaci per la<br />

diffusione dell’istruzione, a cui egli teneva molto e che riteneva alla base del progresso di una <strong>società</strong>.<br />

Migliorò le scuole della provincia e ne fece istituire delle altre di livello superiore e facoltà universitarie<br />

annesse ai licei.<br />

Si registra in questo periodo un mutamento sotto il profilo agrario: «le colture specializzate, specie<br />

gli agrumi, anche sotto la spinta delle richieste di mercato (...), già mostravano necessità di nuovi spazi e di<br />

mano d’opera» 27 . Ciò metteva in moto la richiesta, proveniente da una borghesia in ascesa, di vie di<br />

comunicazione più agili, mercati più liberi, di una riforma amministrativa. In una cultura suggestionata dal<br />

riformismo amministrativo, a cui aderirono personalità di spicco dell’area reggina 28 , non era più possibile «la<br />

separazione tra vita politica e <strong>società</strong> civile» 29 , piuttosto considerata «come rapporto dialettico che (...)<br />

tentava di chiarirne le connessioni di funzionalità anche in relazione alla particolare situazione socioeconomica<br />

del reggino» 30 ; nel quale contesto va inquadrata la propagazione delle idee progressiste che<br />

stimoleranno la formazione di un’opinione pubblica liberale.<br />

Più tardi, queste forze, a contatto con le dottrine politico-costituzionali e con modelli amministrativi<br />

più avanzati europei, abbandoneranno l’idea federale per abbracciare quella unitaria, garante «del regime<br />

parlamentare che (...) cancellasse quello “Stato di polizia” finalizzato a scopi di benessere comune del tutto<br />

inaccettabile sia sul piano giuridico-sociale sia sul piano economico» 31 che di fatto ostacolavano questo<br />

nuovo ceto emergente nell’esercitare le proprie professionalità. Di contro, nella cultura dei conservatori<br />

«ancora appariva legittimo il riferimento soggettivo dell’agire in nome del re, il pubblico impiego era<br />

considerato nell’ambito dei rapporti personali e le pubbliche funzioni si ritenevano legate al singolo<br />

funzionario (...) e ne derivavano, specie dopo il 1848, prepoteri e soprusi (...). Per tali ragioni il Piemonte, col<br />

suo regime statutario flessibile, appariva nel 1860 idoneo a garantire queste attese» 32 e mutare, quindi, il<br />

rapporto paternalistico del Borbone.<br />

Ma a cose fatte, le direttive piemontesi erano tutt’altro che confortanti poiché alla visione<br />

paternalistica di matrice borbonica, si sostituirà un governo che intendeva «esprimere il suo ruolo<br />

organizzativo e direttivo totalizzante nei riguardi della <strong>società</strong> stessa; il potere statuale, penetrando nelle sfere<br />

subalterne, doveva soggiogarle traducendo al tempo stesso l’autorità della sua classe dirigente in<br />

egemonia» 33 per cui i liberali reggini, e più di tutti Antonino Plutino, non si riconosceranno in questo nuovo<br />

ordine politico secondo il quale «lo Stato era forma estrinseca della Nazione; l’ordine sociale era subordinato<br />

all’ordine morale» 34 .<br />

Reggio, dopo il 1841 costituisce un primo Comitato liberale (formato da circa 30 persone) che<br />

mantiene contatti con il Comitato Centrale di Napoli. Le riunioni avvenivano nella Città partenopea alle<br />

quali i rappresentanti dei comitati provinciali prendevano parte per portare i comunicati alle loro sedi<br />

periferiche. Per la provincia di Reggio era stato scelto il giovanissimo Gaetano Ruffo 35 che nel 1841<br />

ritornava da Napoli col pretesto di «trattare presso il consiglio di Leva, della sua esenzione dal servizio<br />

militare (...); ma al tempo stesso aveva assunto il difficile e pericoloso incarico da un Comitato di Napoli, di<br />

impiantare (...) un comitato insurrezionale, riconoscente per centro quello di Napoli» 36 . In brevissimo tempo<br />

veniva predisposta una cassa forte di 800 ducati per le occorrenze. Antonino Plutino, incaricato di sondare<br />

gli umori per verificare a che punto era lo stato di fibrillazione nel Regno, scopre che Cosenza era prossima<br />

all’insurrezione. Ma per una serie di circostanze, come anticipato in altro capitolo, il progetto sarà soffocato

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