Eleonora Panizzi - Public Administration
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sicurezza e libertà dei cittadini sono uno dei maggiori delitti; e sotto questa classe<br />
cadono non solo gli assassinii e i furti degli uomini plebei, ma quelli ancora dei grandi e<br />
dei magistrati, l’influenza dei quali agisce ad una maggiore distanza e con maggiore<br />
vigore, distruggendo nei sudditi le idee di giustizia e di dovere, sostituendo quelle del<br />
diritto del più forte, del pari pericoloso finalmente in chi lo esercita e chi lo soffre. (…)<br />
né il grande, né il ricco debbono poter mettere a prezzo gli attentati contro il debole ed il<br />
povero: altrimenti le ricchezze, che sotto la tutela delle leggi sono il premio<br />
dell’industria, diventano l’alimento della tirannia” 52 . Agli inizi degli anni Novanta tale<br />
stato di cose aveva raggiunto il proprio limite fisiologico, rappresentato dal debito<br />
pubblico, 53 e i conseguenti scandali di Tangentopoli 54 e le indagini giudiziarie del pool<br />
di “Mani pulite” 55 misero in luce una gravissima situazione di disfacimento di larghe<br />
parti della struttura politica e istituzionale 56 . Lo scandalo ebbe una straordinaria<br />
assoluta mancanza di risposta sanzionatoria avverso i comportamenti lesivi; dall’altro lato l’occasionalità<br />
e l’arbitrio delle reazioni ordinamentali hanno fatto sì che le condanne inflitte, per lo più “a caso”, fossero<br />
vissute come vere e proprie ingiustizie.<br />
52 C. Beccaria, Dei delitti e delle pene, VIII e XX.<br />
53 Secondo E. U. Savona e L. Mezzanotte, op.cit., p. 81, infatti il sistema corruttivo si fonda sulla<br />
“premessa che la spesa pubblica può essere estesa all’infinito. La tangente non è un costo che rimane a<br />
carico dell’imprenditore che la consegna, è un costo che viene scaricato direttamente o indirettamente su<br />
quello finale dell’opera che viene costruita o dei beni che vengono venduti all’ente pubblico e così via. I<br />
sovrapprofitti garantiti dalla corruzione non erano e non potevano essere fonte di nuovi investimenti<br />
produttivi: per le imprese, in un sistema com’era quello italiano, era più conveniente pagare un politico o<br />
un amministratore per ottenere un appalto che offrire servizi più competitivi in termini di qualità e prezzo.<br />
E quindi non esisteva incentivo agli investimenti. Un meccanismo che gli imprenditori italiani<br />
conoscevano bene e non da poco tempo. Questo meccanismo si inceppa perché lo Stato ad un certo punto<br />
non può più procedere sulla strada dell’espansione ad oltranza del debito pubblico. Comincia, anche a<br />
causa di condizioni esterne (prima di tutto gli obblighi monetari e di bilancio che vengono dall’essere<br />
membri dell’Unione Europea), un processo di revisione e ristrutturazione del debito, e<br />
contemporaneamente finisce la stagione felice della crescita economica. E’ in questo momento che scatta<br />
nella società italiana una reazione immunitaria (…) per reagire al peso sempre più forte di un meccanismo<br />
che alla fine si traduceva in una pressione fiscale alta e soprattutto sproporzionata al tipo di servizi che lo<br />
Stato riusciva a fornire col denaro raccolto. Questa reazione si traduce in un appoggio diretto, con forme<br />
di partecipazione popolare, ai giudici che indagano e anche in un recupero del senso di quel che è legale e<br />
di quello che non lo è. I comportamenti illeciti secondo il codice diventano illeciti anche nella mentalità<br />
comune mentre in precedenza le indagini in tema di corruzione venivano accolte con indifferenza.”<br />
Per avere un’idea delle dimensioni economiche del fenomeno, le valutazioni di autorevoli istituti<br />
finanziari vanno da duemila a quindicimila miliardi di lire annui in tangenti; anche a stare alla cifra<br />
minore, l’ammontare delle tangenti sarebbe pari allo 0,1% del Prodotto Interno Lordo italiano, e con un<br />
costo quantificato nel 23% degli utili realizzati nel 1992 dalle società italiane. Sul punto, Pulitanò, op.cit.,<br />
nota 1.<br />
54 Per la letteratura sulla complessa tematica si faccia riferimento a C. Longobardo, op.cit., p. 288 nota 1.<br />
55 Indagini giudiziarie condotte, a partire dal febbraio 1992, dal pool di magistrati composto da Antonio<br />
Di Pietro, Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo che misero a nudo i meccanismi della corruzione<br />
operanti all’interno di enti pubblici e parapubblici e nei più svariati settori dell’amministrazione.<br />
56 M. D’Alberti, Corruzione “soggettiva” e “oggettiva”, in M. D’Alberti e R. Finocchi (a cura di)<br />
Corruzione e sistema istituzionale, Bologna, 1994, p.13.<br />
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