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i termini stranieri in (buon) italiano, o se viceversa sia lecito lasciarli nella<br />
lingua originale o al limite italianizzarli alla meno peggio.” 15 Nella rete<br />
sono frequenti i dibattiti su questo argomento, che evidenziano come in<br />
ambito informatico sia diffuso l’uso di prestiti anche quando esiste un<br />
termine italiano e<strong>qui</strong>valente, e che lamentano l’utilizzo sempre più<br />
frequente di neologismi grossolani come “scannare” (nel senso di<br />
digitalizzare, leggere con lo scanner) e “scannerizzazione”, anziché i più<br />
eleganti “scandire” e “scansione”.<br />
Comunque in genere i linguisti non ritengono che i prestiti siano di per<br />
sé un rischio per la lingua. Marazzini, per esempio, sostiene che i prestiti<br />
“possono essere interpretati come un segno di vitalità” 16 e De Mauro<br />
esclude decisamente che gli anglicismi entrati nell’uso della lingua italiana<br />
(e i forestierismo in genere) costituiscano un pericolo per la lingua: “da<br />
quando sono documentate, le seimila diverse lingue del mondo, anche le<br />
più consolidate ed egemoni, hanno conosciuto e conoscono fenomeni di<br />
interscambio e globalizzazione.” 17<br />
Vi è qualche dissenso sul numero delle parole entrate in italiano dalle<br />
lingue straniere come prestiti non adattati. Ed è discutibile se i derivati<br />
degli anglicismi siano essi stessi dei forestierismi. 18 Comunque il numero<br />
dei prestiti, confrontato con la ricchezza lessicale globale della lingua<br />
italiana, è talmente esiguo da non poter giustificare l’insorgere di<br />
irragionevoli timori. Inotre sembra che la diffusione dei mezzi di<br />
comunicazione globale come Internet non abbiano, almeno finora,<br />
aumentato significativamente il numero dei forestierismi. “Se si<br />
confrontano i neologismi entrati nell'italiano negli anni '90 con quelli dei<br />
15<br />
Cristina Cona, “Non dimentichiamo la nostra lingua”, Interalia, Settembre 2002. p.8.<br />
16<br />
C. Marazzini, Da Dante alla lingua selvaggia, Carocci, Roma 1999. p. 225.<br />
17<br />
Tullio De Mauro, “Ogni lingua è globale, ciascuna a proprio modo”, Telema n.11, 1997.<br />
18<br />
Gusmani lo nega, ritenendo del tutto improprio attribuire l’etichetta di prestito ai termini<br />
derivati. Così facendo si renderebbe la definizione di prestito talmente generica da risultare<br />
scarsamente utile. Si potrebbe infatti concludere, che tutto il patrimonio di una lingua e dovuto a<br />
prestito, essendo stata ciasuna parola,una volta, un prestito.<br />
19