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ALIMENTI<br />
Si va dalle carni alle frittate, dai formaggi<br />
ai calamari fritti. Tutte gustose le appropriate<br />
salse di accompagnamento.<br />
Dal Portogallo,<br />
le pastel de nata<br />
Le pastel de nata, ovvero “paste alla crema”,<br />
sono piccole tortine di sfoglia farcite<br />
con una crema realizzata con panna e<br />
uova. Durante la cottura in forno si crea<br />
un goloso strato caramellato che caratterizza<br />
questi deliziosi dolcetti lusitani.<br />
La varietà dell’<strong>Italia</strong><br />
Ed eccoci nel nostro Belpaese. Qui la lista<br />
degli street food è ampia e coinvolge<br />
tante di quelle tradizioni locali che davvero<br />
ancor più che per la ristorazione, è<br />
proprio per lo street food che dovremmo<br />
parlare di “cucine etniche”. Poniamoci,<br />
sapendo che la risposta è ardua,<br />
questa domanda: “Quanti ‘food’ sono<br />
da considerare ‘street food’ in <strong>Italia</strong>?”<br />
Risposta: “millanta”!<br />
In Costiera Amalfitana, a Cetara, la<br />
cui Colatura di Alici è divenuta finalmente<br />
Dop, è street food il “cuoppo”<br />
con le alici fritte. Alici appena pescate,<br />
diliscate, fritte al momento ed al momento<br />
servite nel “cuoppo”. I “cuoppi”<br />
sono quei coni di carta gialla che assomigliano<br />
tanto a delle cornucopie. A<br />
Pozzuoli (Na) nei Campi Flegrei, sono<br />
street food, rigorosamente crudi (e doverosamente<br />
abbattuti) i frutti di mare.<br />
Nel Salento, a Lecce sono street food<br />
i dolci con la pasta di mandorle. Ed è<br />
street beverage, il saporito ed energetico<br />
bicchierone di latte di mandorla.<br />
Nelle Egadi, a Favignana, è street<br />
food il tonno, cucinato al momento ed<br />
al momento servito.<br />
A Palermo le panelle, da cui il proverbio<br />
pedagogico secondo il quale<br />
“mazza e panelle fanno i figli belli, panelle<br />
senza mazza fanno i figli pazzi”. A<br />
Catania gli arancini dalla forma conica<br />
che nella Sicilia occidentale, cambiano<br />
genere e forma: sono arancine ed hanno<br />
forma sferica.<br />
A Napoli le arancine sferiche diventano<br />
“palle di riso” e si accompagnano<br />
ai panzarotti, generose e sontuose<br />
crocchette di patate. Sempre a Napoli,<br />
il trionfo della pizza a libretto che una<br />
Arancini<br />
Olive all’ascolana<br />
volta si pagava ad otto giorni: l’invenzione<br />
del credito al consumo e l’espediente<br />
per sopravvivere combattendo la fame.<br />
A Genova la sobria farinata di ceci<br />
ed a Venezia lo scartoss, trionfo di pesce<br />
misto, calamari, gamberi e polenta, tutto<br />
ben fritto.<br />
In Abruzzo, gli arrosticini di pecora,<br />
che oggi definiamo street food ma che in<br />
origine era un cibo da campi al pascolo<br />
piuttosto che da strada. Secolare la sua<br />
tradizione. I pastori preparavano arrosticini<br />
con la carne delle pecore non più<br />
produttive o con agnelli castrati e si servivano<br />
di spiedi di legno molto appuntiti<br />
che ricavavano dalle piante acquatiche<br />
raccolte lungo i corsi dei fiumi. Allestivano<br />
delle braci con quello che avevano<br />
a disposizione e arrostivano la carne.<br />
Ad Ascoli le golose olive all’ascolana.<br />
Ad Ariccia, sui Colli Albani ed in tutto<br />
il Lazio la lussuriosa porchetta laziale.<br />
A Roma, oltre la porchetta sono ancora<br />
street food della vera tradizione i filetti<br />
di baccalà. E non è il gelato uno street<br />
food, tanto vero è che quando è servito<br />
in cono o in coppetta lo si definisce “da<br />
passeggio”? La forza dello street food risiede<br />
nella schiettezza della tradizione<br />
e nella serialità della produzione che è<br />
apparentemente semplice e felicemente<br />
veloce nel servizio e nel disbrigo. Pur<br />
nei suoi adeguamenti, ancor più adesso<br />
opportuni nel post pandemia, lo street<br />
food è l’autentico evergreen del saporito<br />
mangiare quotidiano.