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ALIMENTI<br />
I dazi mi preoccupano, certo, ma non mi<br />
fanno paura. Si tratta di una scelta politica discutibile<br />
che ovviamente non posso condividere.<br />
Tuttavia credo che ci siano degli spiragli<br />
per avviare un confronto bilaterale, sempre che<br />
non sia già in corso. Dopotutto se la sono presi<br />
anche con l’<strong>Italia</strong> che nella questione degli aerei<br />
(ragion per cui gli Stati Uniti è stata data la<br />
possibilità di applicare i dazi su alcuni prodotti<br />
europei, ndr) non c’entrava proprio nulla. Viceversa<br />
il Covid, oltre ad aver portato tanti dispiaceri<br />
nelle nostre famiglie, ha steso un velo<br />
di incertezza anche nell’economia.<br />
Ad agosto però i dazi potrebbero essere<br />
inaspriti.<br />
Vedremo, ma se non ci vogliono più, che ce<br />
lo dicano una volta per tutte. Devo dire però<br />
che il consumatore americano non ha mai abbandonato<br />
il nostro prodotto, e questo significa<br />
che anche in quel Paese la Dop ha lasciato il<br />
segno. Sarà in ogni caso un autunno difficile,<br />
però non sarei così catastrofista. I nostri numeri<br />
non sono affatto negativi e anche nel periodo<br />
della chiusura il nostro prodotto in <strong>Italia</strong> è stato<br />
consumato alla grande, pur segnando il passo<br />
nella ristorazione.<br />
Quello della ristorazione è purtroppo un<br />
tasto dolente. Quanto ha inciso la chiusura<br />
dei ristoranti sulla vostra attività?<br />
In <strong>Italia</strong> questo segmento rappresenta il<br />
20% del fatturato, all’estero addirittura il doppio.<br />
La ristorazione è stata completamente<br />
martoriata, ma vedo che c’è tanta voglia di riprendere<br />
e quando lo farà, torneremo a riposizionarci<br />
al meglio.<br />
In che modo pesate di sviluppare questo<br />
settore?<br />
Riprendendo a organizzare iniziative come<br />
quelle che avevamo in programma prima della<br />
chiusura. Abbiamo già incontrato circa 15mila<br />
ristoratori in giro per l’<strong>Italia</strong>, ai quali abbiamo<br />
raccontato il nostro prodotto, le sue stagionature,<br />
come si può servire e consumare. Intensificheremo<br />
presto questo lavoro, anche sui distributori.<br />
C’è forse bisogno di una cultura diversa?<br />
È un segmento nel quale abbiamo ampi<br />
margini di miglioramento. Il problema, nella<br />
ristorazione, è che il formaggio che non ha bisogno<br />
di essere servito con la crosta, si presta<br />
ad essere facilmente sostituito. È importante<br />
informare su ciò che può rappresentare una<br />
Dop, e che il ristorante può spendere anche<br />
nella sua carta. C’è ancora tanto da lavorare<br />
su questo fronte, ma abbiamo visto che ciò<br />
che abbiamo fatto finora non è andato perso:<br />
ci sono tanti locali in cui il prodotto è entrato<br />
ed è rimasto.<br />
I consumi domestici, cresciuti nel<br />
lockdown, sono riusciti a sopperire al vuoto<br />
lasciato dai ristoranti?<br />
In <strong>Italia</strong> sì, e anche molto bene, all’estero<br />
no. Il mercato interno ha assorbito le mancate<br />
vendite della ristorazione con un’importante<br />
crescita dei consumi, aiutata anche da un<br />
LUGLIO / AGOSTO <strong>2020</strong> · ITALIA A TAVOLA<br />
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