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le criticità e gli eventuali eccessi dei<br />
consumatori. Un conto è proporre un<br />
cocktail, un altro è vendere a qualsiasi<br />
ora due bottiglie alla volta.<br />
L’altro tema è quello della rigenerazione<br />
urbana. Vorremmo elaborare, in<br />
collaborazione con l’Anci-Associazione<br />
comuni italiani, un progetto di movida<br />
sostenibile che significa sviluppo ordinato<br />
dei pubblici esercizi con una programmazione<br />
qualitativa, nuova modalità<br />
di soluzione per gli spazi esterni,<br />
servizi di cortesia per evitare caos e<br />
sporcizia, cooperazione con le forze<br />
dell’ordine. Un modello che sia replicabile<br />
in tutta <strong>Italia</strong>. Come pubblici esercizi<br />
non possiamo accettare lo sconcio<br />
che c’è in giro adesso. Quando la Fipe<br />
incontra le istituzioni si assume le sue<br />
responsabilità come organo di rappresentanza<br />
di categoria. Ma il presidio e il<br />
controllo delle città deve essere garantito<br />
dalle forze dell’ordine. Il dialogo è<br />
aperto è costruttivo.<br />
Come vi rapportate allo smart<br />
working che blocca i consumi fuori<br />
casa?<br />
Lo smart working sta mutando gli<br />
stili di vita e sta creando grandissimi<br />
danni soprattutto ai locali in centro città<br />
che devono già scontare la mancanza di<br />
turismo. Interessanti le considerazioni<br />
del sindaco Sala che ha sottolineato<br />
l’importanza delle relazioni. I pubblici<br />
esercizi sono una rete della socialità che<br />
porta buone relazioni e coesione, ossigeno<br />
per una comunità viva. Al di là delle<br />
giuste motivazioni che hanno imposto<br />
lo smart working in fase di emergenza,<br />
ora un rallentamento di queste disposizioni<br />
è auspicabile.<br />
Fare sistema: la Fipe punto di riferimento<br />
per l’universo Horeca.<br />
Durante il lockdown sono nati comitati<br />
spontanei di rappresentanza, che<br />
sono da rispettare, espressione di disagio<br />
e di preoccupazione. Ritengo però<br />
fondamentale la coesione associativa<br />
anche per non disperdere i nostri valori<br />
e dare ancor più peso alle nostre istanze.<br />
È inutile andare ai tavoli governativi<br />
per esprimere i medesimi concetti in<br />
cinque o sei soggetti diversi, ognuno dei<br />
quali ha un minimo di rappresentanza.<br />
Su certi argomenti dovrebbe parlare<br />
uno per tutti. Devo dire che in questa<br />
COVID-19 | #RE-START<br />
fase sono arrivati a Fipe attestati di stima<br />
dai grandi cuochi, ma anche dai<br />
gruppi della ristorazione commerciale;<br />
e questo è confortante. L’obiettivo di<br />
Fipe, in una fase così delicata, è mettere<br />
in evidenza sempre più la propria leadership<br />
e continuare a sottolinearla con<br />
i fatti, con la serietà e il senso di responsabilità.<br />
I provvedimenti, del resto, non<br />
sono caduti dal cielo.<br />
Come cambieranno i pubblici<br />
esercizi dopo la pagina Covid?<br />
Molte cose sono già cambiate. Basta<br />
pensare alle formule asporto e food delivery<br />
che dimostrano come oggi un ristorante<br />
può ampliare e diversificare la<br />
propria attività. Questo richiede però<br />
organizzazione e competenze, perché<br />
un conto è fare un risotto, un altro è<br />
confezionarlo e consegnarlo mantenendo<br />
la stessa qualità di quello servito<br />
al tavolo. In questo contesto si aprono<br />
nuovi scenari. Ci sarà da organizzarsi e<br />
controllare con attenzione il polso del<br />
mercato, perché per un certo periodo la<br />
gente uscirà molto meno.<br />
Si perderanno delle professionalità?<br />
Al di là dei numeri, questa crisi ha<br />
fatto dei danni sociali enormi collegati<br />
all’occupazione. La chiusura delle imprese<br />
e la conseguente perdita di lavoro<br />
avranno ricadute pesanti sulle famiglie.<br />
In aggiunta anche la soppressione di<br />
molte professionalità, edificate con impegno<br />
e passione nel corso degli anni.<br />
Cuochi, camerieri, sommelier. Tra cucina<br />
e sala mancheranno delle figure fondamentali<br />
della nostra accoglienza.<br />
Chiudere imprese o ridurne le fila significa<br />
mettere a spasso professionalità<br />
ben definite che difficilmente saranno<br />
recuperabili quando il motore del turismo<br />
ripartirà. La necessità avrà portato<br />
questi operatori su altre strade. Un tessuto<br />
di competenze tutto da ricostruire.