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possibile che un bar possa essere chiuso se<br />
per sbaglio serve un alcolico ad un minorenne,<br />
mentre la norma non è applicabile al<br />
parrucchiere che offre un aperitivo nel suo<br />
salone o alla pescheria che serve un pranzo o<br />
una cena in negozio e magari non ha il bagno<br />
per i disabili. Occorre davvero che ognuno<br />
faccia il lavoro per cui è preparato. Lo<br />
strumento oggi fondamentale per mettere<br />
un po’ di ordine sarebbe il fatto che un locale<br />
può somministrare cibo solo se c’è un cuoco<br />
professionista, tale non perché si è messo<br />
una giacca bianca ed una toque, ma perché<br />
è riconosciuto da un esame, invece che da<br />
una formazione di alto livello. In questo<br />
modo verrebbero tolti dal mercato locali che,<br />
oltre ad abbassare il livello qualitativo del<br />
comparto, non hanno le competenze per garantire<br />
la sicurezza dei consumatori. Non dimentichiamo<br />
che in un ristorante ci si occupa<br />
anche della salute del cliente. E questo a<br />
prescindere dal covid-19.<br />
Si tratta di una riforma che la ristorazione<br />
attende da tempo e che la drammaticità<br />
di questa crisi imporrebbe di adottare al più<br />
presto. Anche perché la competenza così riconosciuta<br />
permetterebbe di avere soggetti più<br />
motivati e capaci di condividere obiettivi e<br />
strategie, superando quella frammentazione<br />
che oggi caratterizza un comparto in cui ci<br />
sono troppe figure diverse, a volte totalmente<br />
impreparate. Se poi questo comporterà la<br />
chiusura di alcuni locali, pazienza. Ne guadagnerà<br />
comunque il sistema.<br />
Per fortuna non bisogna inventare tutto<br />
dal nulla. Anche in <strong>Italia</strong> ci sono esempi positivi<br />
di come l’intero comparto può crescere,<br />
migliorare e non vivere oggi la crisi di tante<br />
zone. È il caso di Senigallia, diventata negli<br />
anni città gourmet dove si mangia bene<br />
ovunque. La cittadina marchigiana è un<br />
modello per la scelta di professionalità fatta<br />
dalla maggior parte degli operatori: hanno<br />
condiviso le buone pratiche e seguito gli<br />
esempi di successo di grandi cuochi come Cedroni<br />
ed Uliassi. Anche la clientela è cresciuta<br />
a livello di scelte consapevoli e diffida oggi<br />
degli incompetenti o di chi non è preparato.<br />
Fra le ragioni che spiegano questo modello<br />
c’è forse anche il fatto che a Senigallia (pur<br />
essendo quasi esattamente al centro dell’<strong>Italia</strong><br />
ed avendo molte manifestazioni di richiamo)<br />
non arriva un turismo di massa<br />
straniero che non sa valutare la nostra cucina<br />
e che quindi si può imbrogliare facilmente.<br />
Pensiamo solo alle amatriciane surgelate su<br />
larga scala che si spaccia(va)no nel centro di<br />
Roma…<br />
Offrire una ristorazione di qualità è una<br />
responsabilità importante. Ci si fida come si<br />
fa col medico. E sapere che dove si somministra<br />
cibo (sia un agriturismo invece che una<br />
trattoria, una pizzeria o un locale stellato) c’è<br />
senza deroghe un cuoco professionista e<br />
ovunque ci sono le stesse regole igienico-sanitarie<br />
e fiscali, riporterebbe più facilmente le<br />
persone a mangiare fuori casa, migliorando<br />
al contempo la possibilità di promuovere<br />
con efficacia materie prime di qualità e del<br />
territorio. A Senigallia lo fanno praticamente<br />
tutti, e tutti i locali sono pieni.<br />
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