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CUOCHI<br />
sorpresa abbiamo visto un buon afflusso<br />
di clienti». Una sorpresa: infatti<br />
Mauro Uliassi inizialmente aveva<br />
pensato di iniziare «con 7 cuochi e 4<br />
camerieri, invece siamo subito tornati<br />
con il gruppo dello scorso anno, di 32-<br />
35 persone tra sala e cucina. Ho mantenuto<br />
lo stesso gruppo di lavoro dello<br />
scorso anno». A conferma della grande<br />
affluenza, anche gli orari di apertura<br />
del ristorante sono stati ricalibrati rispetto<br />
alle iniziali intenzioni: «Volevamo<br />
restare aperti solo a cena, invece,<br />
vista la richiesta, abbiamo deciso di<br />
aprire anche a pranzo».<br />
Questo periodo di lockdown è anche<br />
servito a Mauro e al suo staff per<br />
ripensare l'intera organizzazione del<br />
servizio: «Forse prima eravamo un po'<br />
esagerati. Prima avevamo una carta<br />
con il menu Lab, il Classico, l'Easy Lab,<br />
l'Easy Classico, la Caccia e la Carta.<br />
50-55 piatti. C'era da impazzire. Oggi<br />
invece proponiamo una linea migliore<br />
di lavoro: ci sono dei piatti che si possono<br />
scegliere à la carte, mentre online<br />
diamo la possibilità di scegliere menu<br />
come il Lab e la Selvaggina, così riusciamo<br />
ad essere più organizzati».<br />
Il Lab in particolare ha un importante<br />
significato per Uliassi. Si tratta<br />
di una decina di piatti, che ogni anno<br />
cambiano. «È ciò che ci ha permesso<br />
di surfare le onde più alte della gastronomia».<br />
Sì, perché Uliassi ci tiene a<br />
"sentirsi contemporaneo", non per altro<br />
investe nella ricerca, costantemente.<br />
«Alla ricerca dedichiamo 40 giorni<br />
all'anno, 10 ore al giorno, 6 persone<br />
fanno solamente questo. È un costo<br />
per l'azienda, ma sono i soldi meglio<br />
spesi: dà a noi sempre la sensazione di<br />
vivere appieno la nostra realtà, in più<br />
una creatività di gruppo come questa<br />
tiene insieme il team».<br />
Il team di Uliassi è ben composto.<br />
Da una parte si avvale di persone che<br />
ne fanno parte da anni, dall'altra da<br />
coloro che ne vogliono apprendere<br />
il funzionamento, per crescere e migliorarsi.<br />
Mauro Paolini (oggi marito<br />
di Katia Uliassi, sorella di Mauro) è<br />
a fianco dello chef tristellato dal '92,<br />
ad esempio, Luciano Seritelli dal '94,<br />
Michele Rocchi (alunno dello stesso<br />
Uliassi quando era anche docente) è al<br />
ristorante dal '99. «Poi ci sono altri 12,<br />
13 ragazzi che hanno un turn over di 2<br />
o 3 anni». La sala funziona allo stesso<br />
modo, con la presenza immancabile di<br />
Katia e anche, da poco, del figlio Filippo.<br />
Un po' il team, un po' la ricerca,<br />
un po' anche l'attenzione al territorio<br />
e alla semplicità in cucina. «Noi<br />
abbiamo sempre fatto una cucina del<br />
territorio. Quello che si mangia qui è<br />
la mia cultura di cuoco, che ha girato il<br />
mondo, che ha conosciuto diverse gastronomie,<br />
che però torna sempre qui,<br />
alla costa marchigiana».<br />
La combo di questi elementi, secondo<br />
Mauro, ha portato il ristorante<br />
Uliassi di Senigallia a conquistarsi la<br />
terza stella. «Quando tu non ce l'hai [la<br />
terza stella], non hai la minima idea di<br />
cosa significhi. Quando ti succede vieni<br />
travolto da uno tsunami di responsabilità,<br />
di gente che ti cerca. Lì capisci<br />
il significato della terza stella, il suo<br />
valore: oltre ad essere un importante<br />
riconoscimento, ha anche un risvolto<br />
economico, è un capitale che tu devi<br />
saper gestire».