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Italia a Tavola Luglio/Agosto 2020

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suscita, nascosti nei sorrisi di chi lo addenta.<br />

Il cibo nei cartoni animati nasce<br />

da ricette bambine, create per essere attraenti<br />

come una vetrina di un negozio<br />

di balocchi.<br />

Tra gli anni ‘80 e ’90, le televisioni<br />

italiane ebbero una vera e propria svolta<br />

gastro-nipponica grazie alla trasmissione<br />

degli “anime” giapponesi. Fu così che<br />

i bambini scoprirono, ancor prima dei<br />

loro genitori, cosa fosse un Okonomiyaki,<br />

grazie al signor Marrabbio di “Kiss me<br />

Licia”, desiderarono i noodles istantanei<br />

consigliati da Sailor Moon e impararono<br />

a mangiare il ramen: rigorosamente alla<br />

velocità della luce, nonostante il bollore.<br />

Bramavamo il sushi ancor prima che<br />

approdasse nella Milano più cool, questo<br />

perché venivamo attratti dalle forme<br />

curiose di uramaki e futomaki, più simili<br />

ai nostri giocattoli che ai piatti di pasta al<br />

sugo della mamma.<br />

Il cibo nei cartoni animati racconta<br />

storie. A volte ne è il protagonista, a volte<br />

il fedele scudiero. Nei racconti poetici di<br />

Hayao Miyazaki il cibo è il mezzo: magico,<br />

salvifico e a volte maledetto. Ricco di<br />

dettagli e di scene di preparazione, ogni<br />

film di Miyazaki è un fedele trattato di<br />

gastronomia giapponese. Indimenticabile<br />

la scena de “La città incantata” dove<br />

il cibo, metafora dell’ingordigia umana,<br />

trasforma i genitori della piccola Chihiro<br />

in maiali, lasciandola sola.<br />

Contemporaneamente, il mondo<br />

americano ha risposto a quello “Jap”<br />

con una comunicazione più diretta<br />

ed immediata: il cibo si mangia e si<br />

vive. Da Walt Disney ai Simpson, il<br />

cibo viene presentato<br />

nella sua<br />

forma più<br />

pura fino<br />

a diventare<br />

icona:<br />

la ciambella<br />

rosa<br />

shocking di Homer, ad esempio, è l’espressione<br />

massima del dolce, iper zuccherata<br />

e golosa, esca perfetta per il palato<br />

dei più piccoli. Walt Disney, invece,<br />

ha sempre utilizzato il cibo per aiutare<br />

la narrazione della storia: sono i gustosi<br />

spaghetti con le polpette a far innamorare<br />

Lilli e il Vagabondo, è la lucidissima<br />

mela avvelenata che porta Biancaneve<br />

tra le grinfie della strega, è attorno ad un<br />

francesissimo banchetto regale che la<br />

Bella e la Bestia si conoscono.<br />

Dai Classici Disney a quelli più contemporanei<br />

c’è stata<br />

un’importante<br />

svolta cosmopolita<br />

che, grazie<br />

ad eroi ed eroine<br />

multietnici, ci ha<br />

permesso di sbirciare<br />

nelle cucine<br />

di tutto il mondo:<br />

in Cina con Mulan,<br />

alle Hawaii con Lilo e<br />

Stitch, in Polinesia<br />

con Oceania, tra<br />

i banchetti<br />

orientali<br />

MEDIA<br />

del mercato di Agrabah con Aladdin e<br />

molto altro ancora.<br />

Nomina speciale per “Ratatouille”,<br />

roditore buongustaio, vera icona<br />

gourmet del mondo cartoon: è infatti<br />

l’unico cartone animato dove viene presentato<br />

in modo realistico il mondo della<br />

ristorazione. Il piccolo topo, per preparare<br />

appunto la ratatouille, dosa gli<br />

ingredienti con lo stile di un grande chef<br />

per creare un impiattamento degno di<br />

stella Michelin.<br />

Insomma, in ogni micromondo animato<br />

si nascondono riferimenti al cibo<br />

proprio perché parte integrante di ogni<br />

storia, di ogni cultura e di ogni momento<br />

speciale. Il cibo è un legante: unisce,<br />

include, amalgama e crea da sempre<br />

piccole grandi magie, proprio come<br />

quelle che, qualche anno fa, osservavamo<br />

estasiati in quella piccola scatola<br />

magica dall’enorme tubo catodico.

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