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COVID-19 | #RE-START<br />
LA POLITICA DELLE GAFFE<br />
I ristoranti perno del turismo<br />
La Castelli un’ignorante inutile<br />
di Alberto Lupini<br />
Sembra incredibile, ma purtroppo<br />
è vero. La ricetta del viceministro<br />
dell’Economia, Laura<br />
Castelli, per ovviare alla drammatica<br />
crisi post covid-19 della ristorazione è<br />
«cambiare mestiere». Il che vorrebbe dire<br />
chiudere i ristoranti oggi senza clienti.<br />
Senza nemmeno preoccuparsi del perché<br />
pochi italiani frequentano in questi<br />
mesi i pubblici esercizi, l’esponente dei<br />
5 stelle sembra dare per scontato che i<br />
ristoranti non si riempiranno più. E in<br />
base alla sua bislacca teoria ai ristoratori<br />
non resterebbe che cambiare mestiere.<br />
18 ITALIA A TAVOLA · LUGLIO / AGOSTO <strong>2020</strong><br />
Naturalmente “aiutati” dallo Stato. E<br />
tutto questo in nome delle mutate condizioni<br />
della domanda e dell’offerta, che<br />
altro non sarebbe che una variante della<br />
decrescita (in)felice che sta alla base dello<br />
statalismo assistenziale che continua<br />
a motivare i 5 stelle. Peccato che chi lavora<br />
nei ristoranti non appartiene alla<br />
categoria nei nullafacenti o degli ignavi<br />
beneficiati dal reddito di cittadinanza.<br />
I titoli di alcuni giornali saranno stati<br />
francamente esagerati. Ma anche un<br />
articolo “sobrio” come quello di <strong>Italia</strong> a<br />
<strong>Tavola</strong> ha registrato migliaia di reazioni<br />
negative e centinaia di veri e propri insulti<br />
sui social. A conferma che le parole<br />
della viceministro sono di una vergogna<br />
che solo le dimissioni potrebbero cancellare.<br />
La sua ricetta è solo una dimostrazione<br />
di ignoranza rispetto ad un lavoro<br />
che è fatto di sacrificio, passione<br />
e continua ricerca. Da un viceministro<br />
dell’Economia ci si aspetterebbe almeno<br />
un po’ più di attenzione verso la situazione<br />
attuale di aziende che sono la<br />
prima linea del turismo (oggi sospeso)<br />
e della promozione della filiera agroalimentare.<br />
Ma tutto questo non passa<br />
nemmeno per la testa della Castelli che<br />
cita aiuti e sostegni al comparto che sono<br />
o analoghi a quelli di altri settori, o insufficienti,<br />
o mai realizzati (pensiamo<br />
ai ritardi della cassa integrazione o dei<br />
finanziamenti bancari).<br />
E alla signora, non nuova a gaffe<br />
di questo genere, non si può non ricordare<br />
che fra le cause del disastro di<br />
molti pubblici esercizi c’è anche quel<br />
lockdown di statali e bancari che solo<br />
per ragioni elettorali il suo Governo si<br />
ostina a voler mantenere, privando così<br />
i locali dei centri urbani di quel minimo<br />
di attività legata alla pausa del pranzo.<br />
Ma questo alla nostra ignorante viceministro<br />
nemmeno passa per la testa…<br />
Parlando della ristorazione e della<br />
crisi attuale, la viceministro avrebbe peraltro<br />
potuto compiere davvero un salto<br />
di qualità ricordando che se dei locali<br />
dovranno chiudere questo non dovrebbe<br />
avvenire perché in questo momento<br />
c’è una crisi drammatica. Questa vale<br />
per tutti, ma non per questo si pensa a<br />
riconvertire ad esempio la Fiat ad altre<br />
attività. Anzi, alla Fca hanno regalato 6<br />
miliardi di euro. In <strong>Italia</strong> ci sono troppi<br />
locali dove si somministra cibo, lo ripetiamo<br />
da tempo, e un po’ di selezione<br />
sarebbe opportuna. Ma questo la Castelli<br />
forse lo ignora. Le sue parole senza<br />
senso avrebbeto potuto avere una grande<br />
forza se avessero fatto ad esempio<br />
riferimento alla necessità di applicare<br />
regole fiscali e di igiene valide per tutti,<br />
all’importanza di permettere la somministrazione<br />
di cibo solo in presenza di<br />
cuochi professionisti, alla opportunità di<br />
chiudere almeno 5mila ristoranti gestiti<br />
dalla criminalità per riciclare il denaro<br />
sporco e noti a tutte le Questure italiane.<br />
Si creerebbe lo spazio perché le aziende<br />
sane e oneste potrebbero lavorare.