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Lezioni di Chirurgia Plastica - Skuola.net

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Solchi congeniti<br />

Patologie della mano<br />

I solchi congeniti sono presenti sotto forma <strong>di</strong> depressioni circolari <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà<br />

variabile a carico delle <strong>di</strong>ta. In corrispondenza dei solchi la cute si presenta sottile e<br />

strettamente adesa al periostio ma i raggi della mano possono essere integri, per<br />

lunghezza, forma e volume anche se talvolta si verificano strozzamenti apicali <strong>di</strong> uno<br />

o più elementi con amputazioni subtotali. Quando sono coinvolti più elementi, la<br />

cicatrice può riunire le loro estremità deformando l'asse <strong>di</strong>gitale e talora il <strong>di</strong>fetto si<br />

estrinseca con l'aspetto <strong>di</strong> una ectrosindattilia. A causa della stasi determinata dallo<br />

strozzamento, può essere presente linfedema <strong>di</strong>stale.<br />

Agenesia del I° raggio <strong>di</strong>gitale<br />

Tra le deformità per <strong>di</strong>fetto numerico la più grave è l'agenesia del I raggio. Diversi<br />

sono i gra<strong>di</strong> del <strong>di</strong>fetto che possono osservarsi potendo mancare il 1° raggio per<br />

intero oppure solo in parte (segmenti ru<strong>di</strong>mentali) configurando la mano tetradattile.<br />

Il 1° raggio talora può essere presente, ma ipotrofico in toto, con assenza della<br />

muscolatura dell'eminenza tenar, cui possono associarsi considerevoli alterazioni<br />

della funzione propria del pollice a carico dei ten<strong>di</strong>ni ed anche della muscolatura<br />

estrinseca; talvolta può mancare il pollice propriamente detto, mentre è presente il<br />

metacarpo e la muscolatura. E’ importante segnalare che una mano malformata non<br />

può essere paragonata ad una mano mutilata perché il paziente ha assunto nel tempo<br />

compensi ed abitu<strong>di</strong>ni funzionali. Sulla base <strong>di</strong> queste considerazioni è buona norma,<br />

prima <strong>di</strong> porre l'in<strong>di</strong>cazione all'intervento ricostruttivo, praticare un attento stu<strong>di</strong>o<br />

clinico della lesione, delle conseguenti abitu<strong>di</strong>ni funzionali acquisite, della richiesta<br />

e dell'aspettativa del paziente e del vantaggio reale che offre l'intervento. Per la<br />

mano tetradattile sono state proposte due tecniche chirurgiche: la pedo-chirodattilo-<br />

plastica e la tecnica <strong>di</strong> Nicoladoni: la prima prevede l'utilizzo del primo <strong>di</strong>to del<br />

piede omolaterale a cui veniva ancorata la mano per l'autonomizzazione vascolare<br />

mentre la seconda l'allestimento <strong>di</strong> un lembo tubulato, monopeduncolato, in sede<br />

addominale, ancorato alla mano, che successivamente viene <strong>di</strong>staccato dal<br />

peduncolo dell'addome. Successivamente il neopollice viene armato con innesto <strong>di</strong><br />

osso autologo, prelevato dalla cresta iliaca e solidarizzato al metacarpo me<strong>di</strong>ante<br />

osteosintesi. L'intervento viene completato con il modellamento del lembo e della<br />

sua estremità. Più recente è l'intervento <strong>di</strong> pollicizzazione del secondo <strong>di</strong>to secondo<br />

Buck Gramko o il trapianto del secondo <strong>di</strong>to del piede con la tecnica microchirurgica<br />

proposto da Ohmori.<br />

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