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Lezioni di Chirurgia Plastica - Skuola.net

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Le ferite <strong>di</strong>fficili<br />

numero degli strati e loro <strong>di</strong>fferenziazione. Normalmente la proliferazione e la<br />

riparazione durano <strong>di</strong>verse settimane finché il completamento della barriera<br />

epiteliale induce un arresto dei fenomeni reattivi sia infiammatori che proliferativi<br />

mentre l’angiogenesi ritorna a valori normali con rimozione dei vasi in eccesso.<br />

Epitelizzazione e rimodellamento del tessuto cicatriziale<br />

Lo sta<strong>di</strong>o finale della riparazione <strong>di</strong> una ferita prevede la formazione della cicatrice<br />

che inizia simultaneamente alla formazione del tessuto <strong>di</strong> granulazione e si completa<br />

con il suo rimodellamento. Durante la fase <strong>di</strong> sintesi delle molecole della nuova<br />

matrice extracellulare. che prosegue per <strong>di</strong>verse settimane dopo l’iniziale chiusura<br />

della ferita, la cicatrice è spesso visibilmente rossa e rilevata. Nell’arco <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />

mesi l’aspetto della ferita <strong>di</strong> solito migliora: passa dal rosso violaceo al rosa<br />

biancastro, <strong>di</strong>viene più morbida ed elastica e si appiattisce. Scompaiono inoltre<br />

sintomi quali il prurito e il bruciore che spesso accompagnano le fasi iniziali del<br />

rimodellamento cicatriziale. A livello cellulare questo processo è caratterizzato<br />

dall’azione delle collagenasi che intervengono nel delicato equilibrio tra la sintesi e<br />

la degradazione <strong>di</strong> fibre collagene e matrice extracellulare. Una parte della<br />

popolazione <strong>di</strong> fibroblasti si mo<strong>di</strong>fica in miofibroblasti, acquistando motilità e<br />

capacità contrattile e determinando la contrazione e la conseguente riduzione<br />

dell’estensione della ferita. Nella fase finale del rimodellamento la resistenza alla<br />

trazione raggiunge il suo massimo con la formazione <strong>di</strong> tessuto cicatriziale<br />

relativamente elastico costituito da tessuto con<strong>net</strong>tivo fibroso denso. La frazione<br />

solubile del collagene si riduce mentre aumenta quella insolubile nonché il numero e<br />

lo spessore delle fibre collagene che passano da una <strong>di</strong>stribuzione fibrillare<br />

<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nata ad uno stato <strong>di</strong> aggregazione in gran<strong>di</strong> fasci sempre più compatti e<br />

organizzati. Le ferite croniche sono caratterizzate da un <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> rimodellamento<br />

della matrice extracellulare e da un arresto della fase <strong>di</strong> riepitelizzazione che<br />

comportano un prolungamento dello sta<strong>di</strong>o infiammatorio. Nelle ferite acute le<br />

citochine infiammatorie raggiungono la concentrazione massima nel giro <strong>di</strong> qualche<br />

giorno e poi, se la ferita non è infetta, tornano a livelli molto bassi. Nelle ferite che<br />

non guariscono i livelli permangono elevati, mantenendo così l’ambiente<br />

infiammatorio impedendo il passaggio alla fase proliferativa della guarigione. Nelle<br />

normali risposte <strong>di</strong> riparazione tessutale giocano un ruolo importante numerose<br />

proteasi, tra cui le metalloproteasi che regolano la migrazione cellulare ed il<br />

rimaneggiamento della matrice extracellulare. La loro azione è in parte modulata<br />

dall’intervento degli inibitori tessutali delle metalloproteasi e l’equilibrio tra<br />

l’azione <strong>di</strong> questi e quella delle metalloproteasi appare cruciale nel determinare il<br />

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