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Lezioni di Chirurgia Plastica - Skuola.net

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Laserchirurgia cutanea<br />

sorgente e la melanina, cromoforo bersaglio, localizzata a livello del pelo.<br />

L’interazione è altamente selettiva in quanto le strutture limitrofe non vengono <strong>di</strong><br />

norma danneggiate dal raggio. L’efficacia del<br />

trattamento è tanto maggiore quanto più le<br />

strutture del follicolo pilifero si trovano in una<br />

elevata attività mitotica. Pertanto solo i peli<br />

che si trovano nella fase anagen risponderanno<br />

al singolo trattamento e <strong>di</strong> ciò bisognerà tener conto nel programmare gli intervalli<br />

tra le sedute. La Food and Drug Administration ha approvato <strong>di</strong>verse apparecchiature<br />

per il trattamento dell’ipertricosi e/o dell’irsutismo ed in particolare il laser rubino,<br />

il laser ad alessandrite, il Laser Nd:Yag, il laser a <strong>di</strong>o<strong>di</strong>, e l’IPL. Le lunghezze d’onda<br />

necessarie per l’assorbimento del cromoforo (melanina) devono essere tali da<br />

raggiungere la profon<strong>di</strong>tà del derma (600-1200 nm) e il tempo d’esposizione minore o<br />

uguale al tempo <strong>di</strong> rilassamento termico per preservare i tessuti circostanti dai<br />

possibili danni termici. (10-50 msec). La soglia <strong>di</strong> energia richiesta per danneggiare in<br />

maniera efficace i follicoli è variabile tra i 30 ed i 70 J/cm². Il laser a Rubino (ruby<br />

laser, 694 nm) è quello che è stato maggiormente stu<strong>di</strong>ato, anche perché è stato<br />

praticamente il primo. Le fluenze adoperate variano tra 30 e 60 J/cm², con spot <strong>di</strong><br />

6-10mm e impulsi <strong>di</strong> 3-5 msec, fino a 100 msec ai delle apparecchiature più recenti<br />

che avrebbero il pregio <strong>di</strong> ridurre quegli effetti collaterali. Questi consistono in<br />

eritema, edema, ipo ed iperpigmentazioni, papule, vescicole, follicoliti, porpora,<br />

sono più frequenti nei soggetti con fototipo alto e rappresentano a tutt’oggi il limite<br />

maggiore <strong>di</strong> utilizzo. Il laser ad Alessandrite (755nm) pur essendo uno degli strumenti<br />

più “datati” e pertanto meglio conosciuti, è ancora oggi tra i più <strong>di</strong>ffusi per i<br />

numerosi aggiornamenti tecnologici che lo hanno notevolmente perfezionato e reso<br />

progressivamente sempre più sicuro. Utilizza manipoli con spot da 5 a 18mm anche<br />

se il più usato è quello da 10mm. e può essere dotato <strong>di</strong> scanner. Le fluenze sono<br />

variabili da 10 a 50 J/cm² e la durata dell’impulso può andare da 2 a 100 msec anche<br />

se le più utilizzate sono comprese tra i 2 e i 40 msec, in funzione della fluenza. Gli<br />

effetti collaterali, più frequenti nei soggetti <strong>di</strong> carnagione scura, sono gli stessi del<br />

laser rubino ma oggi notevolmente ridotti sia dall’utilizzo dei sistemi <strong>di</strong><br />

refrigerazione e/o <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> calore che dai sistemi computerizzati dei moderni<br />

apparecchi che permettono <strong>di</strong> gestire al meglio ed in automatico le combinazioni<br />

fluenze/durata impulso più idonee a seconda del fototipo. Il laser ad Ittrio Alluminio<br />

Granato drogato con Neo<strong>di</strong>mio (Nd:Yag,1064 nm) è uno strumento che ha uno spot da<br />

generalmente <strong>di</strong> 5-7 mm e può essere dotato <strong>di</strong> scanner che definisce aree <strong>di</strong> varie<br />

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