Journal of Italian Translation
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<strong>Journal</strong> <strong>of</strong> <strong>Italian</strong> <strong>Translation</strong><br />
lo chiamava Cavalli, in luogo di Del Bo. « Così? » le aveva detto lui riponendo<br />
i sudici che aveva già in mano: e glie ne mostrava una mazzetta fresca, per<br />
aria, come contro luce, presi p’un angolo, che je pencolava dai due diti:<br />
«Lustri lustri, guardi!... so’ arrivati propio jeri da la Banca d’Italia: appena<br />
sputati fora dar torchio. IJn odorino bono, senta un po’. L’antro jeri mattina<br />
ereno ancora a Piazza Verdi. Che? ha paura de li bacilli? Ha raggione!... Una<br />
bella signora come lei. »<br />
«No, sor Cavalli, è che devo fa un regalo» aveva detto Liliana. «Sposi?»<br />
«Sì, sposi» «Dieci fogli da mille è sempre un bel regalo: pure pe li sposi.» «Un<br />
cugino: che è come un fratello. Sapesse! je feci quasi da madre, quann’era pupo.»<br />
Proprio così aveva detto: lo ricordava perfettamente: lo poteva giurare sul<br />
vangelo. «Auguri agli sposi: e a lei pure, signora.» Si ereno stretti la mano.<br />
Domenica 20, nella mattinata, ulteriori indicazioni del Balducci ai due<br />
funzionari: poi al dottor Fumi, solo, allorché don Ciccio, verso la mezza, fu<br />
tirato a «occuparsi d’altro», preferì «uscire un momento.» In verità, «d’altre<br />
pratiche» non ne mancava, sul tavolo. Ché, anzi, il tavolo ne rigurgitava agli<br />
scaffali, e questi agli archivi: e gente che saliva e che scegneva, e che aspettava<br />
de fora: e chi fumava, chi buttava la sigheretta, chi scatarrava su li muri.<br />
Tutto greve e fumoso, il gentile clima del Cacco, in un odorino sincretico un<br />
po’ come de caserma o de loggione der teatro Jovinelli: tra d’ascelle e de<br />
piedi, e d’altri effluvi ed olezzi più o meno marzolini, ch’era una delizia<br />
annasalli. Di «pratiche» ce n’era da gavazzarci, da nuotarci dentro: e gente<br />
in anticamera! Madonna! più che ai piedi de la gran torre de Babele. Furono<br />
accenni (e meglio che accenni) «di carattere intimo» quelli espediti dal<br />
Balducci: parte spontaneamente, si direbbe a scivolo, abbandonatosi il<br />
cacciatore—viaggiatore a quella tale specie di logorrea cui si danno vinte<br />
certe anime in pena, o un po’ ripentite magari de’ trascorsi loro, non appena<br />
sopravvenga la fase di addolcimento, come il livido suole sopravvenire alla<br />
botta: di cicatrizzazione post—traumatica: allorché sentono che li raggiunge<br />
intanto il perdono, e di Cristo e degli uomini: parte, invece, tiratigli col più<br />
soave spago di bocca da una civile dialessi, da un appassionato perorare, da<br />
un vivido volger d’occhi, da una traente maieutica e dalla caritatevole<br />
papaverina—eroina e della parlata e del gesto, del Golfo e del Vòmero: con<br />
azione blanda a un tempo e suasiva, tatràc! da cavadenti di tipo amabile. Ed<br />
ecco il dente. Liliana, ormai, s’era fitta in capo che dar marito... non le<br />
verrebbero pupi: lo giudicava un buon marito, certo, sotto tutti gli aspetti»:<br />
ma d’un bebè in viaggio, che! neanche il presagio. In dieci anni de matrimonio,<br />
a momenti, che, che! manco l’inspirazzione: e aveva sposato a ventuno.<br />
I medici aveveno parlato chiaro: o lei, o lui. O tutt’e due. Lei? p’esclude che la<br />
colpa fosse sua avrebbe dovuto provà con un artro. Glie lo aveva detto anche<br />
il pr<strong>of</strong>essor D’Andrea. Per modo che da quelle delusioni continuate, da quei<br />
dieci anni, o quasi, dove aveveno messo così tormentate radici il dolore,<br />
l’umiliazione, la disperazione, il pianto, da quegli anni inutili della sua<br />
bellezza datavano pure quei sospiri, quei mah! quelle lunghe guardate a