Journal of Italian Translation
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52 <strong>Journal</strong> <strong>of</strong> <strong>Italian</strong> <strong>Translation</strong><br />
educazione monastica trovavo libertà, cioé sollievo e rifugio su<br />
grammatiche e vocabolari, attratto anche (sebbene non “specificamente”)<br />
da grammatiche di tedesco e inglese, mentre quelle di francese e spagnolo<br />
erano le ufficiali, sanzionate dal curriculum, quindi da praticare come<br />
studio obbligato.<br />
Ma io ero innamorato del Provenzale. Da ragazzo, in quel collegio<br />
di Frati Minori, inconsciamente appresi (per istinto all’inizio) che vi sono<br />
due tipi di amore: quello umano e quello divino. Il punto interrogativo<br />
era comunque questo: è possibile unirli eliminando il dualismo? Rabbrividii<br />
un tantino quando, crescendo, riflettei che “dualismo” indica sia<br />
“contrasto” che “copula.” E’ possibile che stiano bene insieme? Me ne<br />
convinse più tardi, verso gli anni quaranta, un libro di Mario Casella sul<br />
trovatore da me più amato, Jaufre Rudel, che appunto incorporò nella sua<br />
lirica i “termini” dell’umano e del divino. E anche a quel tempo riflettei,<br />
sebbene azzardosamente, che il concetto di amore, umano e divino, poteva<br />
anche ridursi - nella mente più che nella coscienza - a un gioco: e questo,<br />
più tardi negli anni, non poté infine non incorporare anche il filos<strong>of</strong>ico<br />
concetto di Eros e Thanatos, da me già percepito (sebbene non inteso)<br />
nella mia prima e quasi infantile lettura di Jaufre.<br />
Da quell’Istituto francescano me ne andai al quinto anno - io ne<br />
contavo 15 - decidendo contro il noviziato e il sacerdozio. Scelsi male,<br />
comunque: uscendo nel mondo di fuori mi trovai improvvisamente di<br />
fronte alla guerra, la follia del destino, la salvezza miracolosa a diciannove<br />
anni e l’immediata scrittura da parte mia del confessionale libro di guerra<br />
Tiro al piccione, pubblicato solo anni più tardi.<br />
Vi è sempre un 2 nella vita, un binario per il treno infatti, che conduce<br />
o condurrebbe da qualche parte, mentre con il numero 3 potremmo<br />
finalmente giungere alla salvezza: il sacrificio della meditazione, la<br />
liberazione da noi stessi e persino l’accettazione della morte di noi stessi.<br />
Io sono passato attraverso questi cicli, e ne scrissi. E però il numero 2 per<br />
me resta come catalista verso la vera vita: creatività. Il libro Gioco d’amore<br />
Amore del gioco vuole esplorare la sottile malizia cerebrale della poesia su<br />
latitudine internazionale per quanto riguarda il soggetto fragile-labile<br />
chiamato amore, sul quale tuttavia vive, sopravvive e genera la copula<br />
umana Lui e Lei...<br />
Le lingue di queste poesie sono state esplorate, controllate e<br />
comparate prima di essere state tradotte... nel mio dialetto molisano, e<br />
dal dialetto quindi ritradotte nella lingua ufficiale italiana. Si è trattato di<br />
un esperimento quasi impossibile: il ricco delle varie lingue ridotto al<br />
povero del mio dialetto, per infine accorgermi che tanto povero non lo è<br />
poi. Ho riaperto a caso Gioco d’amore Amore del gioco mentre scrivevo queste<br />
righe, e fuori son venute pagine 96-97, latino/dialetto, per subito realizzare<br />
che il mio dialetto, pur linguisticamente ristretto, a volte ha la possibilità<br />
di coesistere quasi letteralmente con altre lingue, come - ad esempio - in<br />
questo difficile tedesco di Paul Celan, Irisch: