Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica 12.pdf - Bibliotheca ...

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Placidiae pia meri» operi* decus
omnc. paterni
Candii Ponlifieis .studio splendere
Leonis.
Non si deve occultare, che l'ab-
bate Uggeri ha provato dottamente
che l'arco maggiore non deve assolutamente
dirsi di Placìdia, come
si crede da alcuni, ma sì bene di
s. Leone I, dicendosi di lui: dirimi
ih idem majorem faciens, e 1 iscrizio-
ne in fatti dice che la pia mente di
Placidia, figlia dell' imperatore Teodosio
I, e sorella di Arcadie- ed
Onorio, code di vedere risplendere
per cura del Pontefice Leone tutta
la dignità dell'opera paterna. E
quindi, incominciando da s. Lena,
], che in quell'anno fu assunto alla
cattedra apostolica , diversi Sommi
Pontefici ristorarono, e in più modi
abbellirono la basilica, mantenendo
essi però sempre le forme
della chiesa, come si trovava dopo
T edificazione ili Teodosio ed Ono-
rio.
Non solo s. Leone I fu bene-
merito dell'edilìzio, e dello slesso
arco eretto da Placidia ; ma nel
saccheggio, che diede a Roma nel
\ "i > Genserico re de' Vandali , ot-
tenne che fosse risparmiata la ba-
silica. Pure un improvviso incendio
recò ai materiali molti danni. Papa
s. Felice II, detto III, mori ai
26 febbraio 49 2 j c ' u sepolto nel-
la basilica. Poco dopo, venendo as-
sunto nel 498 al pontificato s. Simmaco,
rinnovò con pitture la tribuna,
fece proseguire nelle pareti
della gran nave le pitture rappre-
sentatiti storie bibliche dell'antico e
nuovo testamento, che avea già in-
cominciale il predecessore Leone I,
e continuare quelle dei ritraiti dei
l'api siuo a lui, cotanto utili alla
cui
pontificia cronologia; giacché il me-
desimo s. Leone I vi avea fatto deli-
ncare quello di s. Pietro, e de' succes-
sori Pontefici sino ad esso inclusive, lì
da notarsi, che nella sommità dei detti
muri, sostenuti dalle quaranta colon-
ne della nave di mezzo, slavano altret-
tante fenestre arenale (pianti erano
gl'intercolunnii; ma quattro sole pei
parte, in progresso, rimasero aperte.
Oltre a ciò s. Simmaco eresse un
bel fonte nell'atrio avanti la chiesa,
e donò una statua del Salvatore,
e quelle de' dodici apostoli d'argen-
to, in tutte del peso di cento venti
libbre: eresse un ospedale pei pove-
ri pellegrini ricino alla basilica, come
avea pur fitto presso quelle di
s. Pietro e di s. Lorenzo. S. Oriunda,
che gli successe nel 5i4, donò
alcuni vasi, ed ornamenti di argen-
to del peso di duecento sessa u la-
cinque libbre. S. Giovanni I, nel-
l'anno J2J, diede a questa basilica
ostiense, porzione de ricchi donativi,
che avea ricevuti dall'imperatore
Giustino. Pel mantenimento de' lu-
mi, che s. Gregorio I voleva di con-
tinuo ardenti intorno al corpo di
s. Paolo, neir anno 6t>4, donò la
possessione delle acque Salvie. La
massa delle acque Salvie costitui-
va l'aggregazione di dieci fondi pres-
so il luogo chiamato Aquae Salvine,
cioè : Cella / 'inaria, Anio-
niniìo, Villa Perlusa, lìifurco, Pri-
udì di ino, Cassiano s Silone, Corne-
lio, Terseìlata, e Cornelia/io; senza
enumerare altri fondi, riportali nel-
la bolla di s. Gregorio I. Il motivo
principale, che nella bolla si addu-
ce, perchè questa massa 3 a prefe-
renza di altre , che possedeva la
Chiesa Romana, venisse prescelta a
tale uso, si fu la tradizione costan-
te, che in essa il santo apostolo avea
ricevuta la palma del suo glorioso