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prima coll'approvazione di Paolo III
vi fu istituita la confraternita di s.
Maria degli Angeli da alcuni carroz-
zieri, e poi vi fu trasferita la colle-
giata eretta in s. Maria del Pianto
col titolo di s. Maria Regina Codi,
dal pio cav. Orazio Ricci di Voghe-
ra, mantenendone l' istituzione nelle
forme stabilite dal fondatore. Quin-
di nel i58o fu rifabbricata la chie-
sa, che in seguito, a' 19 luglio 1616,
venne dichiarata basilica da Paolo V,
e siccome stabili il juspati'onato di
sua famiglia su alcuni bendici, venne
poi ornata dai principi Borghese.
Va notato, che in seguito Paolo V
avea stabilito, che la collegiata an-
dasse a risiedere in una chiesa, cui
egli voleva erigere presso il suo pa-
lazzo borghese, avendo perciò de-
positalo ottanta mila scudi. Intanto
lece cambiare l'abito ai canonici
ch'era rosso, quasi simile a quello
de' Cardinali , e couecsse loro la
tappa colle pelli di armellino; ma
morto il Papa, i danari furono im-
piegati per la chiesa di Monte Corn-
palri. In questa chiesa risiedette la
confraternita de' carrozzieri sino a
che andò nella chiesa di s. Maria
in Campo Carico, e poi vi si stabilì
quella de' cocchieri, che operò gli
accennati ristauri, e vi rimase finché
passò a s. Maria in Cacabeiis. Fu
pure parrocchia, la (piale per al Irò
restò soppressa da Leone XII. Que-
sto zelante Pontefice, considerando
essere la chiesa molto piccola, e non
proporzionata al grado di basilica
minore , trasferì il capitolo nella
chiesa di s. Maria in monte Santo
(Fedi), e la elevò alla dignità di
basilica, prendendo anco il nome di
Regina Cceli. Quindi lo stesso Pontefice
concesse la chiesa di s. Lucia
all'arciconfraternita della Curia Romana,
sotto il titolo di s. Maria
CHI
salute degl'infermi, e dei ss. Ivone,
Egidio, e Ginnesio, con un Cardi-
nale per protettore. L'aitar maggio-
re dedicato alla b. Vergine, e a s.
Giuseppe, ha al di sopra a lettere
d' oro 1' epigrafe : Ave Regina Caz-
lorum. Di questa chiesa scrisse erudite
notizie l'Alveri, nella sua Roma
in ogni stato, a pag. 8 1 , e seg.
S. Luigi de'francesi, già parrocchia
nel rione s. Eustachio.
Qui già era una chiesa dedicala
alla beatissima Vergine, con un
priorato di monaci benedettini ap-
parteneste all'abbazia di Farla in
Sabina. A detta chiesa, oltre l'o-
spedale di s. Giacomo alle tenne
de' Lombardi o Longobardi, era in
perpetuo unita la vicina chiesa di
s. Salvatore in The.rmis, così detta
per essere stata edificata sulle rovine
delle terme di Nerone, o Alessan-
drine, sino dalla più remota anti-
chità, stimando l'Alveri, come dice
RidolOno Venuti , Roma moderna
toni. II, pag. 6o5, che fosse con-
sacrala da s. Silvestro I, e che san
Gregorio I poi vi racchiudesse molte
reliquie dentro il suo altare. Il Pan
ciroli è di parere, che quel Ponte-
fice lo consacrasse, il quale inoltre
concesse alla chiesa molle indulgen-
ze, massime nella quaresima.
Aggiungiamo collo stesso Panei-
roli , Tesori nascosti pag. y4$ , che
questa chiesa si chiamò ancora san
Salvatore della pietà (come anche
per la sua piccolezza volgarmente
dicesi s. Salvatorello ) , forse perchè
ivi esisteva un piccolo tempio dedi-
cato alla pietà, che fu demolilo da
s. Silvestro I. Tuttora questa chiesa
è unita a quella di s. Luigi de fran-
cesi. In seguito la nazione francese
fece colf abbazia di Farla una per-