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le tu egli poi sepolto, non che il
nipote Pio 111, come a suo luogo
meglio si dirà. 7 . il Torrigio, Grot-
te Faticane, p. 100 e seg. Assun-
to però al pontificato Paolo II
nel i4^4> impiegò più di cinque
mila scudi d' oro pel proseguimento
della fabbrica. Sisto IV, che
gli successe, fece la cappella del co-
ro, ove poscia volle essere sepolto
nel monumento di bronzo, di cui
poi parleremo , non che di detta
cappella; e riccamente abbellì e terminò
il ciborio incominciato da Pio
lì, sull'altare papale. Innocenzo Vili
avendo ricevuta dal sultano Bajazetto
II la sagra Lancia, la donò
alla basilica ; ma mentre voleva edi-
ficarvi una sontuosa cappella per
riporvela , morì nel i49 2 j laonde
fu riposta nell'oratorio ove si con-
servava il s. Sudario. Quindi il di
lui successore Alessandro VI fece
erigere la facciata esterna del portico.
La gloria per altro di compiere
la grande ed ardua impresa
era da Dio serbata a Giulio II, il
quale, dopo aver sentito in Roma
il parere de'migliori architetti, scelse
quello di Lazzaro Bramante, che gli
dava la forma di croce greca , con
tre navate, e con facciata, due cam-
panili ai lati di essa, ed una cupola
in mezzo, retta da tre ordini di colonne
: disegno vasto e maggiore
dell' area della vecchia basilica, on-
de racchiudervi alcuni santi luoghi,
e cimiteri vicini. Ansioso Bramante
d' incominciare la fabbrica , atterrò
la parte superiore, senza attendere
a conservare alcuni marmi e monumenti
degni di eterna memoria,
e con rancore di Buonarroti : rimasero
però intatti la tribuna , la
confessione, e il pavimento per tanti
secoli santificato.
Sotto il dì i8 aprile i5o6 fu
CHI
collocata la pietra fondamentale del
pilone , oggi chiamato della Vero-
nica. Il gran Giulio II, ad onta del-
l' avanzata sua età , e non ostante
il cupo della voragine, nulla atter-
rito dall'aria insalubre, che ivi cagionavano
le acque giacenti in quella
profondità, volle in persona discen-
dervi, per istabilirvi con solenne cerimonia
la prima pietra. Talmente
si lavorò, che ben presto i quattro
smisurati piloni si videro innalzati
sino al cornicione, facendo Braman-
te voltarvi i quattro grandi arconi
per sostegno dell'immensa cupola:
rapidità che biasimata, poi scuoprì
alcuni cedimenti. S' incominciò pure
la struttura della nuova tribuna,
rivestita al di fuori da Bramante di
peperino, ma la morte di Giulio II,
accaduta nel i5i 3, e quella dell'ar-
chitetto nel i5i4 interruppe il la-
voro. Successe nel pontificato Leo-
ne X, il quale affidò il proseguimento
dell'opera a Giuliano Giam-
berti detto da s. Gallo, insieme a
fi*. Giocondo da Verona domenicano,
ed al gran Raffaello Sanzio da
Urbino. Vedendo però il Papa esau-
sta la camera apostolica di que' te-
sori che abbisognava il magnifico
edifìzio, ricorse alla pietà de' fedeli
col premio delle sante indulgenze;
ma essendone stata commessa la predicazione
nella Germania a' dome-
nicani, Martin Lutero, religioso ago-
stiniano, si scagliò furiosamente con-
tro le indulgenze , e diede origine
a' suoi perniciosissimi errori. I det-
ti architetti, con Raffaello costituito
da Leone X sopraintendente alla
fàbbrica, giudicando che i piloni
non potessero sostenere la cupola
li rafforzarono , e mutarono la forma
della chiesa da croce greca in
croce latina. Morto nel 1 5 1 7
,
s. Gal-
lo, partito da Roma fr. Giocondo ,