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Fibrosi Cistica: parliamone insieme - Parte terza: l'età adulta

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l’età <strong>adulta</strong><br />

tamente fino al 2039». Ci guardiamo e scoppiamo a ridere. L’appartamento è una<br />

scatola di colori, luminosissimo, visto che Federico ha aggiunto all’abbondanza<br />

di luce naturale abbondanza di luce artificiale. C’è pure uno star theatre, il teatro<br />

delle stelle, che proietta il cielo sul soffitto della sua stanza. La cura del particolare<br />

non è che l’esubero materializzato del suo entusiasmo. Dice: «Lo venderei per<br />

comprarne un altro domani e ricominciare. È creativissimo!».<br />

L’appartamento è anche pieno di distrazioni. Federico me l’aveva anticipato<br />

citando Oscar Wilde: «Non c’è niente di più utile del superfluo». Di certo le 42<br />

escursioni da Ikea nell’arco di un anno e mezzo saltano all’occhio nelle forme<br />

più strane. A lui la fibrosi cistica è stata diagnosticata all’età di 5 anni, ma i suoi<br />

primi ricordi vengono dopo: «La malattia c’è da sempre, come la poesia. Entrambe<br />

sono qualcosa di estremamente naturale, cose che ci sono senza motivo e<br />

senza che nessuno glielo abbia chiesto. Come sarei se non scrivessi, come sarei<br />

se fossi sano, non me lo sono mai chiesto, perché non sarei. Questa malattia non<br />

è qualcosa che si aggiunge a me. Io sono la malattia e sono la poesia. La malattia<br />

genetica è scritta, qualcosa di impresso nel dna. Non potrei immaginarmi senza.<br />

Io non dico: “Ho la fibrosi cistica”, ma: “Sono malato di fibrosi cistica”, perché<br />

è una cosa che sei» spiega Federico.<br />

Certo, l’avere accettato la malattia l’ha molto aiutato a pensare e organizzarsi<br />

una vita sua, indipendente, nonostante le «morigeratezze» (come le definisce), che<br />

la FC impone. «Trovo sia sbagliato vergognarsi, non voler fare sapere di avere dei<br />

problemi di salute – dice. «Porta a nascondersi. Non solo con i vicini, ma con tutti<br />

nella vita: gli amici, le ragazze… Significa non accettarsi. La fibrosi cistica frega<br />

perché non si vede che c’è. È invisibile agli occhi e il malato vorrebbe lo fosse in<br />

toto, scomparisse davvero. Ma c’è, anche se bisogna che uno te lo dica che quella<br />

persona ce l’ha». Lungi da lui alimentare il vittimismo. Prosegue: «Il sentirsi in<br />

credito nei confronti dei sani e/o della società, sono atteggiamenti sbagliati».<br />

Ma cosa fa Federico nella vita? «Lo studente universitario che parallelamente<br />

lavora in banca». Non sarà troppo? «Il mio corso di laurea in filosofia non è professionalizzante<br />

e così ho preferito mettere il problema al centro prima per evitare<br />

di scontrarmici poi» dice. Gli domando: «Che cosa t’insegna la filosofia?». «Ti<br />

apre – risponde – ti insegna a scomporre i problemi. A me ha dato un senso di<br />

distacco nelle cose. Nel senso di non essere mai superficiali nelle analisi». Cito<br />

un paio dei suoi versi: «Se al crepuscolo steso su un prato, […] nascondo in me<br />

il cielo senza senso». «Che risposte ti sei dato?». «Il valore sta nell’essersele fatte<br />

le domande. È bene farle. Non rispondere» replica.<br />

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