Fibrosi Cistica: parliamone insieme - Parte terza: l'età adulta
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fibrosi cistica: <strong>parliamone</strong> <strong>insieme</strong><br />
molte condizioni patologiche ed è difficile che tra queste non vi sia il problema<br />
che interessa al nostro caso. Non è raro poi che alcuni pazienti vogliano provare<br />
qualche sostanza (in genere prodotti “naturali”) che potrebbe avere qualche significato<br />
terapeutico ma che non è ancora passata al vaglio di rigorosi studi clinici:<br />
e talora si convincono che tale sostanza faccia loro bene e lo comunicano ad altri<br />
attraverso le catene comunicative di internet, realizzando una specie di sperimentazione<br />
terapeutica alternativa autogestita.<br />
Alcune di queste pratiche curative hanno una tradizione antica e vantano cultori<br />
o anche prescrittori professionisti: basterà ricordare l’omeopatia. L’omeopatia è<br />
un sistema di cura che utilizza diluizioni infinitesimali di alcune sostanze: i preparati<br />
o “rimedi” si basano sulla diluizione (con forte agitazione), per 30 volte<br />
successive, ogni volta in una proporzione di 1 a 99, della sostanza terapeutica,<br />
il che significa in pratica una soluzione priva di alcuna sostanza. La convinzione<br />
che il trattamento omeopatico abbia un’efficacia, al di là del suo eventuale effetto<br />
placebo, purtroppo non è supportata da studi scientifici e clinici attendibili. L’idea<br />
che sta sotto alla pratica omeopatica è diametralmente opposta rispetto a quella<br />
che sta alla base delle moderne conoscenze farmacologiche. La mancanza di evidenze<br />
scientifiche e la contraddizione rispetto ai principi scientifici hanno fatto<br />
concludere, nell’ambito della medicina ufficiale, che la medicina omeopatica è<br />
nel migliore dei casi una placebo-terapia, nel peggiore dei casi puro empirismo.<br />
I rimedi omeopatici sono considerati in genere non dannosi, con rare eccezioni<br />
dovute eventualmente a sofisticazioni commerciali.<br />
I prescrittori di omepatia come di qualsiasi altra medicina alternativa (es.:<br />
ayurvedica, fitoterapica, macrobiotica, ecc.) sono criticabili quando dovessero<br />
consigliare di sospendere la medicina convenzionale perché “incompatibile”<br />
con la medicina alternativa. In questi casi possono mettere a rischio lo stato<br />
di salute dei pazienti. Purtroppo la cronaca di questi anni ha dovuto segnalare<br />
eventi drammatici talora mortali anche per qualche paziente con fibrosi cistica.<br />
Bisogna peraltro dire che, secondo indagini epidemiologiche, il ricorso alla medicina<br />
alternativa e complementare, in crescita negli ultimi tempi, è motivato non tanto<br />
dalla rinuncia alla medicina convenzionale quanto dal bisogno di integrarla (con<br />
carattere quindi di terapia “complementare”), specie nelle condizioni di significativa<br />
gravità. Spesso alla base di queste situazioni vi è la difficoltà di discutere con<br />
i medici “tradizionali” (es. i curanti del centro FC) i successi e gli insuccessi delle<br />
cure e di riportare a loro i timori per il futuro. In sostanza, la difficoltà di comunicare<br />
sulla cronicità della malattia e sul suo andamento e il bisogno di sperare in qualcosa<br />
di “veramente” risolutivo. È invece di fondamentale importanza che il canale della<br />
comunicazione sia sempre tenuto aperto, sia da parte dei malati che da parte dei<br />
curanti, anche nel caso di scelte diverse da quelle ufficialmente suggerite.<br />
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