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Fibrosi Cistica: parliamone insieme - Parte terza: l'età adulta

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ca lo screening consente di introdurre cure e controlli che, se messi in atto presto e<br />

regolarmente nel tempo, non risolvono la malattia ma possono prolungare la vita<br />

e migliorarne la qualità.<br />

Lo screening neonatale si basa sulla misurazione della tripsina nel sangue (test<br />

della tripsina immunoreattiva o IRT). La tripsina, una proteina con funzione di<br />

enzima (per digerire le proteine) prodotto dal pancreas, viene dosata su una goccia<br />

di sangue, prelevata con una puntura del tallone e raccolta ed essiccata su carta<br />

assorbente a 3-4 giorni dalla nascita.<br />

Se il valore di IRT cade oltre la soglia di normalità (definita all’interno di ciascun<br />

laboratorio di screening), si pone il sospetto di malattia; la famiglia viene<br />

avvisata e invitata a portare il bambino per eseguire il test del sudore, che è il test<br />

decisivo. Nel caso di Gabriele, qui descritto, il centro di screening ha adottato la<br />

modalità di ripetere l’IRT ad un mese di vita e passare al test del sudore solo se<br />

l’IRT si conferma positiva.<br />

Se il test del sudore indica la presenza di fibrosi cistica, in genere viene organizzato<br />

un breve ricovero del bambino, per definire le caratteristiche della malattia<br />

(di quale severità l’interessamento polmonare, la presenza di sufficienza o<br />

insufficienza pancreatica e così via) e a impostare il programma di cura. In altri<br />

programmi di screening, prima di allertare la famiglia, si fa il test genetico su<br />

una seconda goccia di sangue essiccato del cartoncino di screening. Esso consiste<br />

nella ricerca delle mutazioni del gene CFTR: la diagnosi di fibrosi cistica viene<br />

sostenuta dall’identificazione di due mutazioni CFTR. Il test del sudore rimane<br />

comunque il test definitivo.<br />

5.2 La diagnosi della malattia a partire dai sintomi<br />

Una storia<br />

fibrosi cistica: <strong>parliamone</strong> <strong>insieme</strong><br />

Antonio, 28 anni, un passato di calciatore nelle serie minori e un presente di<br />

agente di commercio, è sposato da 2 anni, ma, pur cercandolo, non è riuscito ancora<br />

ad avere un figlio dalla sua compagna. Entrambi hanno deciso di fare degli esami<br />

per valutare la fertilità della coppia e, in base a questi risulta che lo sperma di Antonio<br />

non contiene spermatozoi. Di conseguenza sono stati consigliati ulteriori esami,<br />

per chiarire meglio il problema. Tra tutti questi, il test del sudore è risultato alterato.<br />

Che c’entra mai il sudore con la fertilità? Cercando su Internet, Antonio scopre che<br />

il test del sudore è alterato in una strana patologia, la <strong>Fibrosi</strong> <strong>Cistica</strong> (mai sentita<br />

prima!), nella quale però egli si riconosce poco: è alto, ben nutrito, senza storia di<br />

problemi digestivi; ma la mamma racconta che, fin da bambino, specie d’ inverno<br />

aveva avuto tante volte la bronchite, anche se questa non gli aveva impedito di stare<br />

nel complesso bene e di diventare anche uno stimato calciatore. Sempre su Internet<br />

egli scopre che c’è un Centro FC nella sua città. Dopo un rapido consulto col<br />

medico di famiglia, decide di chiedere un appuntamento. Al centro FC ripete il test<br />

del sudore (ancora alterato!), fa il test genetico (che conferma la presenza di mutazioni<br />

del gene della FC) e con la spirometria si evidenzia un valore ridotto a livello<br />

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