Fibrosi Cistica: parliamone insieme - Parte terza: l'età adulta
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fibrosi cistica: <strong>parliamone</strong> <strong>insieme</strong><br />
Va ben verificato il contenuto del preparato “alternativo” (spesso si tratta di<br />
preparazioni contenenti princìpi multipli e non ben definiti) e la dose con cui viene<br />
assunto (molti preparati potrebbero contenere sostanze nocive, almeno a certi<br />
dosaggi, o incompatibili con i farmaci ufficiali prescritti). È utile che il medico<br />
ricordi che il malato si sentirà più a suo agio se non si sente ostacolato nella sua<br />
scelta, e entro certi limiti, seguito per osservare gli eventuali effetti, anche se ritenuti<br />
improbabili. E forse conviene avere l’umiltà di accettare che non tutto conosciamo<br />
dell’organismo umano né delle cure che proponiamo<br />
◆◆Può essere utile l’omeopatia in fibrosi cistica?<br />
L’omeopatia è una disciplina curativa di lunga data e assai diffusa. Il principio che<br />
la guida è che le malattie si possano curare con dose infinitesimali di sostanze che<br />
nel soggetto sano danno gli stessi sintomi del soggetto malato. Essa si basa sulla prescrizione<br />
di “rimedi” (così si chiamano i preparati omeopatici) ottenuti con successive<br />
numerose diluizioni del “principio omeopatico” e speciali agitazioni (dinamizzazione).<br />
Si ritiene che alla fine di questo processo di diluizione nessuna molecola<br />
sia ancora presente nel preparato e viene suggerito che l’effetto curativo sia legato,<br />
più che al “principio”, ad una particolare “memoria dell’acqua” di diluizione, ottenuta<br />
con lo speciale processo di dinamizzazione. Allo stato attuale, nessuno studio<br />
scientifico pubblicato su riviste mediche di valore riconosciuto ha potuto dimostrare<br />
che l’omeopatia presenti per una qualsiasi malattia un’efficacia clinica. È probabile<br />
che la soddisfazione del paziente e l’eventuale benessere che egli ne ricava siano<br />
dovuti alla particolare attenzione che l’omeopata presta in genere al paziente e alla<br />
sua esperienza soggettiva della malattia, e quindi non al rimedio assunto.<br />
Qualora la persona malata intenda ricorrere a questa pratica crediamo non vi<br />
siano ostacoli da porre, fatta salva l’avvertenza che l’omeopata sia consapevole<br />
delle cure “tradizionali” che il paziente deve fare, le rispetti e si faccia alleato con<br />
il centro di cura, nell’interesse del paziente.<br />
◆◆So di alcuni pazienti con FC che si curano con il glutatione e dicono di ricavarne<br />
beneficio: di che si tratta?<br />
Il glutatione (GSH) è una sostanza presente nel nostro organismo composta di 3<br />
aminoacidi. La sua funzione principale è quella detossificante, dovuta soprattutto<br />
alla sua capacità di neutralizzare i cosiddetti “radicali liberi dell’ossigeno” (effetto<br />
antiossidante). Questi normalmente vengono prodotti in parecchi processi metabolici<br />
cellulari, ma sono particolarmente abbondanti nei processi infiammatori.<br />
Nel polmone FC infetto e infiammato i radicali liberi vengono prodotti in grande<br />
quantità e contribuiscono non poco a danneggiare i tessuti broncopolmonari. La<br />
protezione normalmente esercitata dal glutatione (e da altre sostanze anti-ossidanti)<br />
nei loro confronti può risultare insufficiente, tanto più che si ritiene che tale<br />
sostanza non venga sufficientemente secreta dalle cellule dell’epitelio respiratorio<br />
a causa del difetto del canale CFTR.<br />
Il glutatione è efficace nel trattamento degli effetti tossici provocati dalla chemioterapia<br />
antitumorale, particolarmente quella a base di cisplatino. In altre<br />
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