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Fibrosi Cistica: parliamone insieme - Parte terza: l'età adulta

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l’età <strong>adulta</strong><br />

quali le norme igienico-comportamentali consigliate, quali le condizioni climatiche,<br />

quale il rischio di imprevisti, quale l’assistenza sanitaria possibile;<br />

• valutare con oggettività quali siano le condizioni di salute personali e la propria<br />

personale destrezza di viaggiatore (lingue parlate, abitudine al viaggio, tipo di<br />

viaggio, da solo o in compagnia);<br />

• conoscere il proprio stato di salute e le terapie necessarie abitualmente, le<br />

variazioni terapeutiche da apportare in fase di riacutizzazione o in caso di<br />

emergenza;<br />

• avere con sé una certificazione scritta, possibilmente in inglese, che il medico<br />

del centro di riferimento su richiesta del malato è tenuto a compilare, comprendente<br />

una breve ma dettagliata relazione clinica, il piano terapeutico (con<br />

riportati i nomi dei principi attivi ed il dosaggio, ad esempio i milligrammi per<br />

ogni compressa, dato che non tutte le medicine hanno lo stesso nome, la stessa<br />

formulazione o dosaggio nei vari paesi), eventuali allergie;<br />

• portare con sé una buona scorta di tutte le medicine ed i presidi terapeutici necessari<br />

(aerosol, strumenti per la fisioterapia, siringhe).<br />

Occorre poi ricordare che il malato FC, anche in forme lievi, deve:<br />

- non interrompere mai le cure;<br />

- sapersi curare da solo in fase di stabilità;<br />

- sapere affrontare una riacutizzazione, una complicanza;<br />

- sapere quando cercare aiuto e a chi fare riferimento.<br />

Occorre inoltre sapere rimandare il viaggio se si è in fase di riacutizzazione o si<br />

presenta un problema di salute nuovo o non chiarito.<br />

- www.fibrosicsticaricerca.it, Progressi di ricerca :”LineeGuida per il viaggiatore con FC “, 16/12/2010.<br />

◆◆Posso prendere l’aereo, anche per viaggi lunghi?<br />

Si può prendere tranquillamente l’aereo se la funzionalità respiratoria e l’ossigenazione<br />

del sangue sono buone. In genere se il FEV 1 è superiore a 50% non dovrebbero<br />

esserci problemi. La questione cambia quando la situazione polmonare è meno<br />

valida. In questo caso possono insorgere problemi se l’aereo vola per parecchie ore<br />

ad alta quota: nonostante la pressurizzazione all’interno dell’aereo, la situazione è<br />

simile a quella di un rapido trasferimento in alta montagna (sui 2000 metri), e la<br />

percentuale di ossigeno nell’aria è ridotta. Se chi viaggia ha già una bassa concentrazione<br />

di ossigeno nel sangue, questa cala ulteriormente e possono insorgere disturbi,<br />

come fatica a respirare, nausea, vomito, mal di testa, o eccezionalmente delle complicanze<br />

più serie come l’edema polmonare e l’edema cerebrale.<br />

Vi sono comunque dei parametri utili per decidere sull’opportunità del volo:<br />

in alcuni Centri è anche possibile eseguire un test di funzionalità respiratoria che<br />

simula nel paziente il volo ad alta quota e ne valuta l’adattamento. Se il test indica<br />

che l’ossigenazione nel sangue scende al di sotto di una certa soglia, il consiglio<br />

è di portare con sé un erogatore di ossigeno portatile in modo da poterlo usare<br />

durante tutto il viaggio. Per avere il dispositivo a bordo è necessario fare una richiesta<br />

alla compagnia aerea accompagnata dalla certificazione medica.<br />

Altre controindicazioni al viaggio aereo sono aver subito un pneumotorace,<br />

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