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Dialoghi sulla religione naturale - Studi umanistici Unimi - Università ...

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108 LO STRUMENTO RETORICO<br />

chiuso, perché Lord Kames giustifica la <strong>religione</strong> <strong>naturale</strong> dicendo che<br />

essa si pone al culmine dell'evoluzione dell'umanità e che essa è diffusa<br />

nella sua società e ammettendo implicitamente che, come vedremo me­<br />

glio fra poco, essa lo è soltanto in un certo ambiente sociale e a certe<br />

condizioni. L'opinione di Lord Kames finisce con il coincidere con quella<br />

espressa da A. W. Benn a proposito della <strong>religione</strong> <strong>naturale</strong> di Cicerone:<br />

« nothing more unnatural, in thè sense of remoteness from primitive<br />

conceptions, has ever been devised » 29 .<br />

La sua sensibilità storicistica e il suo interesse per le società pri­<br />

mitive, che egli condivide con gli esponenti della scuola storica scozzese,<br />

portano così Lord Kames a minare alle basi la tesi deista tradizionale,<br />

che fondava l'universalità della <strong>religione</strong> <strong>naturale</strong> sulle credenze dei po­<br />

poli primitivi. I risultati cui Lord Kames giunge nel campo della reli­<br />

gione <strong>naturale</strong> non sono del resto diversi da quelli cui egli giunge, come<br />

vedremo, nel campo dell'estetica 30 , nel quale, partito con il sostenere<br />

l'universalità del « gusto » (che si fonda sullo stesso senso comune su<br />

cui si fonda la credenza nella prova dell'ordine), giunge a dire che nella<br />

società in cui egli vive (e che rappresenta l'ultimo stadio dell'evoluzione<br />

umana) sono ben poche le persone che lo posseggono veramente: e lo<br />

stesso discorso può essere fatto valere anche per il feeling che è alla<br />

base della <strong>religione</strong> <strong>naturale</strong>. L'inconf essate sottofondo sociologico del<br />

discorso di Lord Kames, se annulla la sua difesa dei fondamenti della<br />

<strong>religione</strong> <strong>naturale</strong>, rappresenta così, quasi involontariamente, un contri­<br />

buto allo studio delle condizioni storiche e sociali del suo apparire.<br />

Ciononostante Lord Kames continua a professare l'universalità del<br />

senso comune. Lo stesso fa James Oswald (1703-1793), il quale sem­<br />

bra particolarmente turbato dall'idea che persone (ed egli ha in mente<br />

soprattutto Hume) che il senso comune dovrebbero possederlo, si rifiu­<br />

tino tuttavia di porlo come fondamento della credenza religiosa, infran­<br />

gendo quello che è il suo principio supremo — e che si riduce in effetti<br />

a un colossale argomento ad hominem —, secondo cui ogni uomo che<br />

sia uomo e non animale, che sia « above thè level of an idiot », ovvero<br />

di un bambino o di un selvaggio, così come giunge a capire la differenza<br />

fra il bianco e il nero, dovrebbe giungere a capire le verità della reli-<br />

29 A. W. BENN, The history of English rationdism in thè nineteenth-century,<br />

2 vols, London 1906, I, p. 60.<br />

30 Cfr. più avanti, p. 122 n.

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