Dialoghi sulla religione naturale - Studi umanistici Unimi - Università ...
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" DIALOGUES " E TESI WEBER-TAWNEY 229<br />
sia la propensione all'« ozio ». Un simile discorso non è assolutamente<br />
applicabile né a un contesto omogeneamente weberiano né a un con<br />
testo omogeneamente « cattolico ». Per poter essere meno pessimista<br />
sul destino dell'uomo, Filone dice che non occorrerebbe che fosse mo<br />
dificata la base fisiologico-anatomica della natura umana: quindi niente<br />
ali d'aquila, rapidità di cervo, forza di bue, ecc. ma solo che l'uomo<br />
fosse potenziato in « one single power or faculty of his soul » (p. 256).<br />
Se l'uomo avesse « a greater propensity to industry and labour » e<br />
« a more Constant bent to business and application » scomparirebbero<br />
« almost ali thè moral, as well as naturai evils of human life ». Filone,<br />
il quale sembra attribuire la poca voglia di lavorare alla « originai con-<br />
stitution » della specie umana, tuttavia ammette che molti individui<br />
sono in grado di conseguire con l'abitudine e la riflessione la diligenza<br />
necessaria al lavoro e agli affari. L'uomo di cui parla Filone, che solo<br />
« thè most violent necessity » (p. 257) può costringere al lavoro, non<br />
è certo il calvinista inglese di Weber, ma l'anarchico pastore nomade<br />
dei Highlands che da cattolico considera il lavoro come una maledi<br />
zione. Oppure l'operaio malpagato: il principio della « necessità vio<br />
lenta » era già stato enunciato, ma solo a proposito del volgo — ecco<br />
il recupero della ideologia di Demea a uso del volgo 19 — dai calvinisti<br />
olandesi del '600, e sarebbe stato ripreso dagli economisti successivi<br />
per teorizzare la legge della massima produttività dei minimi salari 20 .<br />
19 Quanto al problema del « prestito » dell'ideologia della classe dominante<br />
spossessata alla classe sfruttata dalla nuova classe dominante è da tener presente<br />
che uno dei problemi più importanti che dovettero essere affrontati nella seconda<br />
metà del 700 per costruire dall'alto la nuova morale dell'età industriale fu di abi<br />
tuare coloro che provenivano da una civiltà agricola e artigianale alla disciplina e<br />
alla subordinazione necessarie alla vita dell'officina (andare tutti i giorni a lavorare<br />
— quando le sole feste, oltre alle domeniche, erano il Natale, il venerdì santo e,<br />
qualche volta, la Pentecoste —; non cantare, non bestemmiare, non bere sul lavoro),<br />
« virtù » opposte a quelle considerate tali nell'età precedente e che in quell'epoca<br />
stavano diventando patrimonio della nobiltà terriera (fu allora che si cominciò ad<br />
associare ozio e nobiltà e a dire « ubriaco come un lord ») e che, almeno in potenza,<br />
avevano un carattere eversivo nei confronti della morale, se non della civiltà, « bor<br />
ghese »; cfr. A. PARREAUX, La società anglaisc de 1760 a 1810, Paris 1966, pp. 47-50.<br />
20 È il caso di notare che fu Hume a gettare le basi del rovesciamento della<br />
teoria mercantilistica che voleva che la produttività del lavoratore fosse inversa<br />
mente proporzionale al suo salario (cfr. D. HUME, Writings on economica, ed. by<br />
E. Rotwein, London 1955, pp. 12, 15, 17-8, 85, 146). A Hume si ricollegò Na-<br />
thaniel POSTER che nella Enquiry into thè causes of thè present high prices of<br />
provisions (London 1767) difese la teoria opposta, che sarebbe poi stata esplici<br />
tamente abbracciata, fra gli altri, da Adam Smith; cfr. A. W. COATS, Changing