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Dialoghi sulla religione naturale - Studi umanistici Unimi - Università ...

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LO STRUMENTO RETORICO<br />

vidono il Treatise dai Dialogues, composti a quindici anni di distanza,<br />

non è difficile riportare quella che senza dubbio è la caratteristica più<br />

vistosa dei Dialogues, l'esemplare eleganza stilistica, all'intento maturato<br />

in Hume dopo l'insuccesso dei Treatise di non trascurare il nuovo pub­<br />

blico della nascente industria editoriale x .<br />

1 L'allargamento del pubblico editoriale avvenuto durante gli anni cruciali<br />

della carriera di Hume suscitò uno dei più stimolanti dibattiti dell'epoca e pro­<br />

dusse nella cultura britannica un riorientamento profondo di cui non è facile de­<br />

scrivere la natura ma che fu certamente di portata capitale; cfr. L. LOWENTHAL,<br />

M. FISKE, The debate over art and -popular culture in eighteenth century England,<br />

in Common frontiers of thè social sciences, ed. by M. Komarovski, Glencoe (Illi­<br />

nois) 1957, pp. 33-112. L'epoca immediatamente precedente la metà del secolo,<br />

giova ricordarlo, oltre ad essere quella della crisi della scienza britannica, fu anche<br />

quella della crisi della prospettiva neoclassica-deista nel campo religioso e della<br />

prospettiva neoclassica nel campo estetico. La stessa rottura portata <strong>sulla</strong> scena cul­<br />

turale inglese dal pensiero filosofico di Hume (il quale intervenne nel dibattito sul<br />

gusto molto precocemente e con estrema sensibilità per i tempi nuovi) non è<br />

senza rapporti con il fenomeno del mutamento del pubblico dell'editoria. Il pas­<br />

saggio dalla prospettiva razionalistica e oggettivistica dominante nella cultura in­<br />

glese all'inizio del 700 alla prospettiva psicologizzante che domina nel Treatise<br />

può essere infatti collegato, anche se non certo in una forma diretta, alla trasforma­<br />

zione della composizione del pubblico editoriale inglese dal tipo di udienza uni­<br />

taria e omogeneamente aristocratica dell'età dell'editoria preindustriale al tipo di<br />

udienza non omogenea e « borghese » portata alla ribalta del consumo culturale<br />

dalla nuova editoria industriale e che nel libro non ricercava solo uno stimolo in­<br />

tellettuale, ma anche un frisson emotivo. Mentre il primo tipo di pubblico era<br />

descrivibile facendo appello unicamente alla categoria della ragione universale, il<br />

secondo tipo era riconducibile ad un elemento unitario solo a patto che questo<br />

fosse licercato in un minimo comun denominatore più basso di quello rappresen­<br />

tato dalle facoltà intellettuali. Rispetto al Treatise, che pure rappresenta un netto<br />

distacco dal canone razionalistico e neoclassico, gli Essays evidenziano una ancora<br />

più esplicita presa di coscienza della crisi del modello dell'udienza unitaria e della<br />

necessità di tener conto nella ricerca — e non solo al fine di allargare il proprio<br />

uditorio — delle nuove zone di esperienza messe in luce dal mutamento dell'udien­<br />

za culturale. Rispetto al Treatise, che formalmente rimane dotato di un impianto<br />

unitario e animato da una visione metodica unitaria, gli Essays obbediscono a una<br />

visione manifestamente più relativistica della ricerca, pronta ad accogliere come ir­<br />

riducibili i temi e i metodi peculiari alle varie regioni dell'esperienza studiate. Il<br />

pubblico cui si rivolge Hume negli Essays è la « middle station of life » (nel senso<br />

della fascia intermedia della scala sociale), i cui membri vengono designati unica­<br />

mente in base alla categoria della « industry » individuale, ovvero della capacità di<br />

trar profitto dalle più svariate e reciprocamente incompatibili sfere della prassi<br />

(cfr. Of thè middle station of life, in Essays moral, politicai and literary, Oxford<br />

1963, pp. 579-84: e si confronti il passaggio con l'elogio canonico della « middle<br />

class » contenuto in D. DEFOE, The life and adventures of Robinson Crusoe, written<br />

by himself, London 1710, pp. 2-4). Caduto il dogma neoclassico secondo cui la rea­<br />

zione di lettori diversi davanti a un'identica opera non può che essere identica,<br />

la lezione che la cultura britannica (e Hume, in primis) potè trarre dall'avvento del

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