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Dialoghi sulla religione naturale - Studi umanistici Unimi - Università ...

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86 L0 STRUMENTO RETORICO<br />

al genere « libri stampati ». Ci sentiamo cioè autorizzati a interpretare<br />

l'ordine che vediamo nella copia e che ci presenta un'inscindibile unione<br />

di forma e di materia, come risultante da un « design » che può essere<br />

applicato a tante diverse materie. Ora, Cleante tratta l'universo come<br />

se fosse una copia di un libro. E non valgono per lui gli ammonimenti<br />

di Filone, che lo avverte che l'inferenza è legittima solo quando si com­<br />

pie all'interno di una specie di oggetti e che gli contesta che l'universo<br />

è un esemplare unico. Certamente, la ragione scientifica è dalla parte<br />

di Filone. Ma il discorso che abbiamo fatto ci permette di capire la<br />

configurazione del discorso di Cleante. Ci potrebbero essere altri mondi<br />

e altri universi, come ci sono altri libri diversi da quello che abbiamo<br />

davanti agli occhi: la concezione della grande catena dell'essere, che è<br />

parente stretta della visione di Cleante, ammetteva la possibilità della<br />

pluralità dei mondi abitati, se non quella della pluralità dell'universo.<br />

Per riassumere: il fatto stesso di riconoscere un libro stampato in<br />

quanto tale, ci autorizza psicologicamente a trarre su di esso le inferenze<br />

che, nel caso di un prodotto non artificiale, potremmo trarre solo dopo<br />

aver sperimentato il fatto che un certo fenomeno appartiene a una specie<br />

omogenea. La conseguenza di un tale discorso è però singolare: è l'espe­<br />

rienza storica del libro stampato a dare credibilità a una tesi come quella<br />

di Cleante. O meglio: nessuno più di un lettore di un libro stampato<br />

e, nel caso particolare, dei Dialogues, è in grado di essere colpito dalla<br />

forza dell'argomento di Cleante.<br />

Il ricorso alla metafora del libro per confutare la tesi dell'origine<br />

casuale del mondo (cioè non prodotta da un « design ») risale almeno<br />

a Cicerone (che parla degli Annali di Ennio) e la ritroviamo, per esem­<br />

pio, anche in Montaigne 19 . Ma ciò costituisce solo il sottofondo storico<br />

dell'argomentazione di Cleante. Il ponte fra Cicerone e la tesi di Cleante<br />

è da ricercare in Bentley (il quale parla dell'Eneide: e nei Dialogues si<br />

parla di Iliade o di Eneide):<br />

We have formerly demonstrated... that thè Aeneid of V ir gii or<br />

any other long Poem with good Sense and just Measures could [not]<br />

be composed by thè Casual Combination of Letters. Now to pursue<br />

this Comparison; as it is utterly impossible to be believed, that such<br />

19 Cfr. M. DE MONTAIGNE, Apologie de Raymond Sebond, in Essais, édition<br />

par M. Rat, Paris 1962, I, p. 609: « Pour quoy, de mesme, ne croid on qu'un<br />

nombre infini de lettres grecques versées emmy la piace, seroyent pour arriver a<br />

la contexture de l'Iliade? ». Che ricalca il De natura deorum, II, XXXVII.

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