Dialoghi sulla religione naturale - Studi umanistici Unimi - Università ...
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LA SCOZIA DEI " D1ALOGUES " 149<br />
Dal punto di vista non tanto dottrinale, quanto della pratica reli<br />
giosa, la chiesa scozzese al volgere del secolo fu influenzata da un ma<br />
nuale di devozione uscito anonimo a Londra nel 1658, The whole duty<br />
of man, laid down in a plain and fumiliar way for thè use of ali 32.<br />
L'opera aveva una impostazione politica giacobita e, contrariamente alla<br />
tendenza del calvinismo, predicava la dottrina del diritto divino dei<br />
re 33 . Lo stesso Hume la leggeva in gioventù ed esaminava i propri pec<br />
cati seguendo il « catalogo dei vizi » in essa riportato (del tipo rintrac<br />
ciabile nelle opere tanto diffuse nei paesi cattolici del '500 e del '600 e<br />
che dovevano servire a una buona confessione e per prepararsi a una<br />
buona morte). Lo racconta Boswell, riportando un colloquio avuto con<br />
Hume nel 1776, in cui quest'ultimo gli diceva di essere stato religioso<br />
da giovane. In ogni caso Hume vecchio si ricordava ancora le pre<br />
ghiere 34 . Un giorno, mentre passeggiava, gli capitò di cadere, grasso e<br />
32 Kemp Smith identifica l'autore in Richard Allestree (1619-1681), professore<br />
di divinity a Oxford (cfr. Hume's Dialogues..., cit., p. 6). Come scrive P. ELMEN,<br />
due secoli di ricerche non hanno ancora risolto il problema di chi fosse l'autore;<br />
nel 1951 le diverse candidature avanzate ammontavano a 27, tra cui quella di Sa-<br />
muel Pufendorf; l'autore dovrebbe comunque essere un anglicano e un realista; e<br />
il candidato più probabile resta Allestree (cfr. Richard Allestree and ee The whole<br />
duty of man", «The library», 5 th ser., VI [1951], pp. 19-27). Una delle ragioni<br />
del successo del libro in Scozia è forse da ricercare nella presenza di un intero capi<br />
tolo dedicato alla « Temperance in drinking»: nella edizione stampata a Londra<br />
nel 1659 esso occupa 18 pagine, da 177 a 196, su un totale di 386. Il « catalogo<br />
dei vizi » cui si accenna più sotto è quello intitolato « Brief Head of Self-Exami-<br />
nation especially before thè Sacrament, Collected out of thè fore-going Treatise,<br />
concerning thè Breaches of our Duty », alle pp. 35-47 dell'appendice, che reca Ìl<br />
titolo « Private Devotions for several Occasions » e ha una numerazione delle pa<br />
gine separata. Va notato che nell'opera vi sono passi molto duri contro gli « oppres<br />
sori dei poveri » (cfr. pp. 233-34, 347-49). L'astioso J. Beattie, fornendo la ricetta<br />
dello stile di Hume, dice che non deve mai mancare « a sneer at thè Whole Duty<br />
of man, or any other good book » (An essay on thè nature and immutabìlity of<br />
truth..., cit., p. 475).<br />
33 Cfr. G. R. CRAGG, The church in thè age of reason..., cit., p. 78.<br />
34 Cfr. J. BOSWELI., Private papers, cit., XII (1932), p. 227. La descrizione<br />
che Boswell stesso fa della sua prima educazione ci da il modello, senza dubbio a<br />
forti tinte, di quella che potè essere anche la prima educazione di Hume. Boswell<br />
scrive: « My mother was extremely pious. She inspired me with devotion. But<br />
unfortunately she tanght me Calvinism. My catechism contained thè gloomiest<br />
doctrines of that System. The eternity of punishment was thè first great idea I<br />
ever formed. How it made me shudder! ...I thought but rarely about thè bliss of<br />
heaven because I had no idea of it. I had heard that one passed one's time there<br />
in endless praise of God, and I imagined that that meant singing psalms as in<br />
church; and singing psalms did not appeal to me. I should not have wished to go<br />
to heaven if there had been any other way of not going to hell. I imagined that