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Dialoghi sulla religione naturale - Studi umanistici Unimi - Università ...

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IL DIALOGO DEI FILOSOFI<br />

In quella che chiameremo seconda parte del preambolo, Panfilo<br />

viene a parlare dei Dialogues e giustifica l'adozione della forma di dia­<br />

logo come particoiarmente adatta a trattare temi che siano « ovvi » e<br />

« importanti » oppure « oscuri e incerti » 5 . In questi casi la forma di<br />

dialogo sarebbe « stili preferable to thè direct and simple method of<br />

composition » (p. 157). Di questo tipo, secondo Panfilo, è il tema che<br />

viene affrontato nei Dialogues, il tema « importante » (per i suoi risvolti<br />

morali), « ovvio » (quanto all'esistenza di Dio) e « oscuro e incerto »<br />

(quanto ai suoi attributi) della <strong>religione</strong> <strong>naturale</strong>.<br />

Non è facile definire la natura del rapporto fra le due parti del<br />

preambolo di Panfilo e neppure il rapporto che esse hanno con ciò che<br />

segue, e cioè con il dialogo vero e proprio, poiché dalla prima alla se­<br />

conda parte il discorso di Panfilo fa un salto di livello; mentre nella<br />

prima egli aveva parlato dei problemi che si pongono a un filosofo che<br />

intende adottare la forma di dialogo, nella seconda egli sostiene che vi<br />

sono certi temi per cui s'impone l'uso del dialogo e insiste a dire che è<br />

l'argomento che giustifica l'adozione del genere letterario.<br />

Sovrapponendo le due parti, si può trarre la conclusione che il dia­<br />

logo di cui Panfilo parla nella seconda parte del preambolo sia in un<br />

certo modo incompatibile con il modello di filosofia da lui privilegiato<br />

nella prima parte, perché il dialogo servirebbe a trattare ogni questione<br />

filosofica tanto oscura e incerta « that human reason can reach no fixed<br />

determination with regard to it » (p. 158). Esisterebbero cioè dei temi<br />

filosofici che non possono fondatamente essere trattati da un filosofo che<br />

cerchi di giungere a una verità positiva. E questi sono appunto quelli<br />

adatti a essere trattati mediante la forma di dialogo. La definizione di<br />

Panfilo parrebbe porsi ancora sul terreno descrittivo su cui egli si era<br />

mosso nella prima parte; in realtà questa definizione contiene un giu­<br />

dizio, che potrebbe essere non solo di Panfilo, ma, se si interpreta Pan­<br />

filo come portavoce dell'autore, anche dello stesso Hume. Il quale, in<br />

quanto filosofo che adotta il modello di comunicazione filosofica pri­<br />

vilegiato da Panfilo, giudicherebbe il tema della <strong>religione</strong> <strong>naturale</strong> inat-<br />

5 Per l'analisi della seconda parte del preambolo di Panfilo, e in particolare<br />

della sua artificiosa distinzione dei problemi dell'esistenza e della natura di Dio,<br />

e della sua funzione mistificante nel quadro complessivo dei Dtalogues, vedi M.<br />

MORRISROE jr., The rhetoric of thè dialogues of David Hume (Ph. D. dissertation,<br />

University of Texas, Austin 1966), pp. 57, 86-7, 119-21; e G. CARABELLI, L'alibi<br />

strutturale di Hume nei " Dialogues concerning naturai religion ", « Strumenti cri­<br />

tici », II (1968), pp. 96-100.

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