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Dialoghi sulla religione naturale - Studi umanistici Unimi - Università ...

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FILONE E LA SCUOLA STORICA 245<br />

conseguita mediante l'introspezione, ma mediante l'esperienza esterna,<br />

che per gli scozzesi portati improvvisamente a guardare al resto del mon­<br />

do dal chiuso della loro autarchia di <strong>religione</strong> e di miseria, fu come una<br />

sorta di violenta imposizione da parte dei matters of fact rappresentati<br />

dai diversi gradi di progresso culturale e materiale degli altri paesi e<br />

delle altre epoche.<br />

La scoperta della non naturalità del rapporto fra teoria e prassi<br />

(che si attuò lungo un itinerario formalmente non dissimile da quello<br />

che Filone fa percorrere al lettore dei Dialogues per scuotere in lui la<br />

fede nell'univocità della metafora mondo-macchina) si accompagnò così<br />

alla coscienza della impossibilità di tradurre automaticamente i principi<br />

dell'una nei principi dell'altra. Ciò fornì agli illuministi scozzesi i temi<br />

che sarebbero stati loro peculiari: lo studio della correlazione dei dati<br />

dell'una con i dati dell'altra, la possibilità di descrivere come naturali<br />

fatti considerati sociali e viceversa, e di descrivere come fatti di prassi<br />

fatti di teoria e viceversa; escludendo però sempre di concepirli come<br />

traducibili senza residui gli uni negli altri 4 . La scoperta stessa dell'arti­<br />

ficialità di quella che era loro parsa natura, accompagnata come fu dalla<br />

coscienza del dualismo che ancora permeava la società scozzese del '700,<br />

impedì agli illuministi scozzesi di accettare la nuova riduzione del so­<br />

ciale a <strong>naturale</strong> operata dall'ideologia illuminista moderata o la teoriz­<br />

zazione del progresso civile come inarrestabile e unidirezionale, e li mise<br />

in condizione di concepire come irriducibili l'uno all'altro i termini del<br />

progresso civile, e cioè la natura (« il selvaggio » che la Scozia aveva<br />

scoperto di essere e che in una sua parte, i Highlands, continuava a es­<br />

sere) e la società civile. Così come li mise in condizione di riferire la<br />

4 Ciò rappresentò anche la precondizione dei progresso economico della Scozia.<br />

W. W. ROSTOW, l'autore del libro più popolare negli anni scorsi in materia di<br />

« decollo » economico dei paesi in via di sviluppo, sottolinea come la premessa<br />

fondamentale del progresso è nel fatto che si guardi all'ambiente fisico circostante<br />

come a qualcosa che non è dato dalla natura o dalla provvidenza, ma come a un<br />

« ordered world which, if rationally understood, can be manipulated in ways which<br />

yield productive change and, in one dimension at least, progress. » (The stages of<br />

economie growth: a non-communist manifesto, Cambridge 1960, p. 19). A. M.<br />

WILSON, sottolineando il ruolo degli intellettuali nel processo evolutivo di un paese,<br />

ha messo in rilievo l'importanza dell'opera dei pbilosophes in questa direzione in<br />

seno alla società del '700 (cfr. The philosophes in thè light of present-day theories<br />

of modernization, « <strong>Studi</strong>es on Voltaire and thè eighteenth century », LVIII [1967],<br />

pp. 1893-913). Il discorso si attaglia perfettamente anche agli intellettuali scoz­<br />

zesi: lo stesso titolo del libro di Rostow avrebbe potuto essere, almeno nella prima<br />

parte, quello di un'opera di Adam Ferguson.

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