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Dialoghi sulla religione naturale - Studi umanistici Unimi - Università ...

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I CALVINISTI POST-HUMIANI 271<br />

fideista, fosse stato un ateo, non si sarebbe certo convcrtito grazie al<br />

metodo sperimentale (come Cleante tenta di fare con Filone e come<br />

probabilmente i moderati tentarono di fare con Hume).<br />

Nemmeno la prova a priori tanto cara a Demea uscì quindi indenne<br />

dal caso Leslie. La posizione degli evangelici giunse di fatto all'inizio<br />

dell'800 a essere più vicina al fideismo integrale che per esempio Jefì-<br />

ner ritrova in Filone (il cui modello storico sarebbe da ricercare in<br />

Bayle) che non al teismo di Demea; e ciò anche se non bisogna dimen­<br />

ticare che la posizione di Demea nei Dialogues non si limita a essere<br />

quella dell'espositore della prova a priori (e si pensi al discorso, ben<br />

più rilevante, che Demea pronuncia a proposito del male nel mondo).<br />

Il caso Leslie prova comunque che uno dei motivi del nuovo orienta­<br />

mento evangelico (del resto coerente con quello antico, proprio dei<br />

« marrow men ») era da ricercare nella dottrina di Hume, e, particolar-<br />

mente, nella critica sia alla prova a priori sia a quella a posteriori espo­<br />

sta nei Dialogues. In questo senso è quindi fondata la tesi secondo cui<br />

Hume andrebbe paradossalmente considerato fra i responsabili del ri­<br />

lancio che la <strong>religione</strong>, nella sua versione irrazionalistica, ebbe all'inizio<br />

dell'800. Il caso Leslie ci mostra però che non necessariamente una<br />

<strong>religione</strong> del genere si accompagnava a un atteggiamento antiscientifico;<br />

alla sua base, come s'è detto, era la distinzione fra criterio scientifico e<br />

criterio morale. Da una posizione come quella degli evangelici, e come<br />

quella di Filone nei Dialogues, era sostanzialmente estraneo qualsiasi<br />

atteggiamento di alleanza o di polemica fra scienza e <strong>religione</strong>.<br />

Giova comunque sottolineare che furono gli evangelici, e non i<br />

moderati, a far propria la lezione dei Dialogues. Del resto, già verso<br />

la metà del '700, quando i moderati erano <strong>sulla</strong> cresta dell'onda e i<br />

highflyers si dedicavano alla caccia all'ateo Hume, tra le stesse file evan-<br />

geliche non era mancato chi, come Robert Riccaltoun (lo stesso che era<br />

intervenuto nella « marrow controversy » in difesa dei « marrow men »)<br />

aveva dichiarato esplicitamente di essere d'accordo con Hume là dove<br />

nel Treatise attaccava le basi della <strong>religione</strong> <strong>naturale</strong>, ponendosi in tal<br />

modo nel solco di una tradizione che in Scozia era stata inaugurata da<br />

Halyburton. E non fu un caso che nel 1815, a vent'anni, Thomas Car-<br />

lyle, l'uomo che sarebbe diventato uno dei più accaniti critici dei valori<br />

dell'illuminismo, pronunciasse nella divinity hall dell'università di Edim-<br />

burgo un discorso in latino, dal titolo « Num detur Religio naturalis? »,<br />

che, almeno in superficie, si poneva nella linea deii'antideismo calvinista<br />

settecentesco.

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