Dialoghi sulla religione naturale - Studi umanistici Unimi - Università ...
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120 LO STRUMENTO RETORICO<br />
stia conducendo una battaglia d'avanguardia e di minoranza, sia cioè un<br />
« dissenziente », mentre egli di fatto, per sua stessa ammissione, par-<br />
teggia per un tipo di <strong>religione</strong> che è diffusa largamente (certo in una<br />
sfera sociale che non è quella del volgo, dominato da una <strong>religione</strong> alla<br />
Demea) 7 .<br />
Filone, che parla di istituti positivi, parrebbe invece condividere<br />
nei suoi primi interventi un modello di <strong>religione</strong>, quello di Demea, che,<br />
almeno sotto l'aspetto qualitativo, è fuori del presente. È, tra l'altro,<br />
questa ambiguità che permette a Cleante di incanalare la dialettica di<br />
Filone nell'alveo relativamente più sicuro della discussione epistemo-<br />
logica. Di fatto, i problemi politici e antropologici legati al tema della<br />
<strong>religione</strong> (e da Filone sollevati quasi a dispetto del titolo dell'opera,<br />
perché egli parla di preti a proposito della <strong>religione</strong> <strong>naturale</strong>, cioè di<br />
quella <strong>religione</strong> che tendenzialmente si propone come a-istituzionale)<br />
vengono affrontati nei Dialogues in una misura più limitata che non<br />
nella Naturai history of religion e nella History. E se si prescinde dalla<br />
parte XII, in cui questi problemi vengono ripresi in tutta la loro am<br />
piezza, il tema pedagogico, che si apre sull'antropologia e <strong>sulla</strong> politica,<br />
può apparire agli occhi di un lettore non particolarmente vigile solo<br />
come un'introduzione alla discussione epistemologica.<br />
Tuttavia, già nella parte I, nel suo ultimo intervento, Filone ap<br />
pare ignorare deliberatamente l'esistenza di una <strong>religione</strong> <strong>naturale</strong> non<br />
positiva, di cui si possa cioè dire che non ha preti. E se ci teniamo<br />
fermi a questo suo atteggiamento (confermato nella parte finale, quando<br />
egli dichiara che si danno solo rari casi di « <strong>religione</strong> filosofica »), la<br />
conclusione da trarre è che la discussione su una <strong>religione</strong> non posi<br />
tiva, come quella « <strong>naturale</strong> », oltre ad essere illegittima, è mistificante.<br />
A questo punto il compito di Filone sarà non soltanto quello (che egli<br />
si assume esplicitamente) di dimostrare che i fondamenti teorici della<br />
<strong>religione</strong> non sono difendibili sul piano scientifico, ma quello (riman<br />
dato alla parte XII) di individuarne la funzione di appoggio ideologico.<br />
Così, se Cleante vuole sostenere che la <strong>religione</strong> ha senso perché è<br />
l'espressione « <strong>naturale</strong> » di una visione scientifica del mondo di cui<br />
7 Tale confusione è probabilmente prodotta dalla compresenza dei due modelli,<br />
da riportare alla doppia udienza cui sono indirizzati i Dialogues e che, come ve<br />
dremo meglio alla fine del capitolo, erano: quello della chiesa anglicana dove i<br />
latitudinari erano in maggioranza, e quelle della chiesa presbiteriana scozzese, dove<br />
i « moderati » stavano conquistando la maggioranza, e attraverso battaglie durissime,<br />
proprio nel momento in cui Hume scriveva i Dialogues.