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Dialoghi sulla religione naturale - Studi umanistici Unimi - Università ...

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IL DIALOGO DEI FILOSOFI 67<br />

che rimandano a scuole filosofiche determinate storicamente potrebbe far<br />

pensare che esso si pone come idealmente esemplare di un sistema ideo­<br />

logico storicamente determinato: ma la funzione paradigmatica con cui<br />

in questi saggi vengono assunti i dati storici non fa che rendere più<br />

astratta e universale la suddivisione fra i diversi tipi ideologici.<br />

Nei Dialogues, la rappresentazione dello scontro tra i vari tipi ideo­<br />

logici assume un carattere storicamente più univoco, perché, nonostante<br />

la presenza di una pur massiccia cornice neoclassica, per definire la dot­<br />

trina dei personaggi che formano la microsocietà dei filosofi riuniti nella<br />

biblioteca di Cleante, non si ricorre più esclusivamente a modelli tratti<br />

dalla cultura antica, bensì principalmente a modelli che, come il newto-<br />

nianesimo, sono tipici della cultura contemporanea. Inoltre, gli atteggia­<br />

menti fondamentali studiati nei vari personaggi non sono più quelli, ge­<br />

neralissimi, che ciascuno assume di fronte al mondo e alla filosofia, ma<br />

quelli che ciascuno assume di fronte alla <strong>religione</strong> e, in particolare, di<br />

fronte a quella forma di <strong>religione</strong> storicamente determinata che è la<br />

<strong>religione</strong> <strong>naturale</strong> 3\<br />

L'esperienza compiuta da Hume nella stesura degli Essays facilitò<br />

cioè il distacco del « reasoning » filosofia) dall'esito in apparenza obbli­<br />

gato della costruzione di un sistema. Un saggio può essere considerato<br />

una porzione di trattato resa indipendente; e un trattato, una organiz­<br />

zazione sistematica di saggi, che mira ad esporre la dottrina dell'autore.<br />

Ma un saggio può anche mirare a qualcosa di diverso dall'esposizione<br />

35 Nei Dialogues il tema della <strong>religione</strong>, come vedremo meglio nel cap. X,<br />

offriva a Hume un terreno privilegiato per lo studio della filosofìa in quanto ideo­<br />

logia. In campo religioso egli si trovava ad avere solo atteggiamenti critici, ciò che<br />

gli evitava a priori il pericolo, sempre possibile invece nel campo della filosofia, di<br />

cadere nella costruzione di un sistema speculativo. La sua condizione di osserva­<br />

tore, cui si accompagnava la consapevolezza del carattere non meramente specula­<br />

tivo della <strong>religione</strong>, rischiava d'altra parte d'impedirgli di rappresentare nei Dia­<br />

logues la sostanza ideologica dello scontro fra opposte posizioni religiose: e ciò che<br />

sul piano personale doveva portarlo nel 1761 a chiedere al reverendo Blair di<br />

smettere in futuro di discutere con lui di <strong>religione</strong> lo aveva spinto dieci anni<br />

prima a cercare, per così dire sul piano professionale, la collaborazione di quel-<br />

l'Elliot che, diversamente da lui, possedeva, oltre che una dottrina, anche una fede<br />

religiosa. L'intervento di Elìiot avrebbe cioè fornito quell'ideologia religiosa di cui<br />

Hume mancava e <strong>sulla</strong> quale egli avrebbe potuto applicare liberamente il suo « rea­<br />

soning » critico evitando nel contempo ogni pericolo di cadere nella costruzione<br />

di un sistema.

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