Dialoghi sulla religione naturale - Studi umanistici Unimi - Università ...
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50 LO STRUMENTO RETORICO<br />
a giustificare la necessità di limitarci ad accenni generici e a contenere a<br />
indicazioni sommarie anche l'esame dei caratteri peculiari della pur<br />
relativamente minor fortuna del dialogo nella tradizione specificamente<br />
filosofica 8 .<br />
Gli autori e i critici inglesi fra la seconda metà del '600 e la prima<br />
metà del '700 — e cioè proprio quando la tradizione culturale inglese,<br />
non solo nel teatro, ma anche nella letteratura e particolarmente nella<br />
poesia, andava perdendo l'impronta radicalmente dialogica che aveva<br />
caratterizzato l'età elisabettiana e giacobita — pensavano che il merito<br />
maggiore del genere dialogico fosse di consentire l'impiego di uno stile<br />
« plain, easy, and familiar », conforme all'ideale invocato da Sprat per<br />
la prosa in genere e scientifica in particolare: « a dose, naked, naturai<br />
way of speaking » 9 . Ai loro occhi il dialogo si offriva come lo strumento<br />
ideale per rivolgersi a un'udienza più vasta possibile; e questa dovette<br />
essere una delle ragioni della scelta di Hume della forma di dialogo.<br />
Se si tiene conto che la caratteristica del dialogo parlato è la com<br />
presenza dei fattori pratici (la persona fisica degli interlocutori) e dei<br />
fattori teorici (ciò che dicono) e non la subordinazione degli uni agli<br />
altri, si comprende anche come l'ideale del dialogo scritto fosse ricer<br />
cato, nel '600 e nel 700 inglese, nell'equilibrio fra la caratterizzazione<br />
dei personaggi e l'esposizione delle loro idee. E ciò anche se la pratica<br />
8 Le ricerche compiute <strong>sulla</strong> storia del dialogo sono estremamente modeste.<br />
L'auspicio formulato da John Dryden nel 1711, nella sua introduzione alle opere<br />
di Luciano, di uno studio in cui si analizzasse « thè several Kinds of Dialogue, and<br />
thè whole Art of it », non è stato ancora raccolto. « This has been a Work long<br />
wanted — egli commentava —, and much desir'd, of which thè Ancients have not<br />
sufficiently inforna'd us; and I question whether any Man, now living, can treat<br />
it accurately » (The life of Lucian, in The works of Lucian translated..., 4 vols,<br />
London 1711, I, pp. 45-6). R. HIRZEL, Der Dialog: ein literarishhistorischer Ver-<br />
such, 2 voli., Leipzig 1895, è dedicato in gran parte all'età classica, di cui si rin<br />
tracciano le influenze non più in là del 1700. Per ciò che riguarda la letteratura<br />
inglese, E. MERRILL, The dialogue in English l'iterature, New York 1911 è piutto<br />
sto sommario e storicamente poco esaustivo. Sul '700 inglese, oltre al lavoro citato<br />
nella nota precedente, vedi, di E. R. PURPUS, The « plain, easy, and familiar way »:<br />
thè dialogue in English literature, 1660-1725, « A journal of English literary hi-<br />
story » (E. L. H.), (1950), pp. 47-58. Sul problema del dialogo filosofia), poco ap<br />
profondito da Purpus, sono utili gli accenni contenuti in M. MORRISROE jr., The<br />
rhetoric of thè dialogues of David Hume (Ph. D. dissertation, University of Texas,<br />
Austin 1966), specie pp. 1-20, e in F. M. KEENER, op. cit. Sul problema del can-<br />
dour nel dialogo inglese tra '600 e '700, che affronteremo più avanti, cfr. D. DAVIE,<br />
Berkeley and thè style of dialogue, in The English mina..., cit., pp. 90-106; e B.<br />
DOBRÉE, Berkeley as a man of letters, « Hermathena », LXXXII (1953), pp. 73-4.<br />
9 T. SPRAT, The history of thè royal society of London, London 1667, p. 113.