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Dialoghi sulla religione naturale - Studi umanistici Unimi - Università ...

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214 IL REFERENTE STORICO<br />

zionalismo filosofico. Il personaggio dei Dialogues che incarna tali ideali,<br />

Cleante, è lo stesso che s'incarica della difesa della prova dell'ordine e<br />

della negazione radicale del pessimismo esistenziale.<br />

Il tema della possibilità del progresso e della razionalità del mondo<br />

è anche il tema che i personaggi dei Dialogues affrontano nelle ultime<br />

tre parti dell'opera. Naturalmente, la discussione stessa della prova del­<br />

l'ordine, affrontata nella sezione centrale, può essere considerata come<br />

la discussione sul fondamento ontologico della possibilità di un pro­<br />

gresso che, come quello settecentesco, poggiava su basi meccanicistiche<br />

e conduceva alla postulazione dell'analogia dell'intero mondo con una<br />

macchina. Ciò che garantiva, a parte objecti, la possibilità del progresso.<br />

Della possibilità del progresso a parte subjecti, e cioè da parte del­<br />

l'uomo e della società, si discute invece nelle parti X, XI e XII dell'opera<br />

e soprattutto nella X, dove è affrontato sia il problema del male sia il<br />

problema della teodicea, che del problema del male rappresenta il ri­<br />

svolto teologico 2 . All'inizio della parte X, Demea da un quadro del<br />

2 II tema del male è un tema che, non diversamente da quello della <strong>religione</strong>,<br />

non è suscettibile di una discussione puramente logica: esso comporta anche una<br />

discussione di tipo retorico. Sul problema vedi G. I. MAVRODES, The problem of<br />

evil as a rhetorical problem, « Philosophy and rhetoric », I (1968), pp. 91-102. Per<br />

l'analisi della discussione che si fa nei Dialogues del problema del male, vedi W.<br />

H. CAPITAN, Pari X of Hume's Dialogues, « American philosophical quarterly »,<br />

III (1966), pp. 82-5, e N. PIKE, Piume on evil, « The philosophical review », LXXII<br />

(1963), pp. 180-97; nei due articoli si da anche una rassegna delle diverse inter-<br />

pretazioni nella storia della critica humiana. Sul piano storico è da segnalare il fatto<br />

che fra gli elementi che poterono indurre Hume a pensare che la visione pessimi­<br />

stica esposta da Demea avesse una sua credibilità non solo psicologica furono le<br />

scosse di terremoto che si produssero a Londra nel 1750, e cioè mentre Hume era<br />

intento alla composizione dei Dialogues, e che non solo causarono scene di panico e<br />

di isterismo collettivo perché vennero interpretate come lo scatenarsi dell'ira di Dio,<br />

sdegnato dei vizi degli uomini, ma suscitarono violente polemiche teologiche e<br />

scientifiche (in cui intervenne anche Berkeley e su cui il vescovo Thomas Sherlock<br />

doveva scrivere quella Letter lo thè clergy and people of London and Westminster,<br />

on occasion of thè late earthquakes, London 1750, che con le sue 105.000 copie<br />

doveva essere il best-seiler del 700). Sul fenomeno, che fu una specie di prova<br />

generale di quanto doveva avvenire per il ben più terribile terremoto di Lisbona<br />

nel 1755, vedi G. S. ROUSSEAU, The London earthquakes of 1750, « Cahiers d'his-<br />

toire mondiale », XI (1968), pp. 437-51; che da una bibliografia dei pamphlet usciti<br />

in occasione del terremoto (pp. 450-51). Nei Dialogues non vi sono accenni al ter­<br />

remoto, neanche generici. Hume parla del terremoto di Londra scrivendo al dottor<br />

John Clephane il 18 aprile 1750; nella lettera egli racconta che il terremoto ha

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