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Dialoghi sulla religione naturale - Studi umanistici Unimi - Università ...

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IL DIALOGO DEI FILOSOFI 55<br />

Chi riuscì dove Dryden e Shaftesbury erano falliti, cioè nell'impresa<br />

di comporre un dialogo che ponesse in scena personaggi i quali, pur<br />

candid, esponessero con vivacità drammatica idee contrastanti a propo­<br />

sito di un argomento controverso, fu Berkeley nei Three dialogues bet-<br />

ween Hylas and Philonous (1713) 16 . Sia Hylas che Philonous sono per­<br />

sone candid e tra loro la discussione avviene su basi razionali: Hylas<br />

porta gli argomenti più deboli ed è sconfitto da Philonous, portavoce del­<br />

l'autore. Il dialogo è quindi di tipo esplicitamente espositivo. Quanto<br />

alla caratterizzazione dei personaggi mediante la rappresentazione della<br />

loro prassi non intellettuale, essa è ridotta al minimo e usata per lo più<br />

in funzione positiva: Hylas, il perdente, appare sotto una luce favorevole<br />

agli occhi del lettore, come un perfetto esempio di sportivissimo incas­<br />

satore. Il servizio che Berkeley offriva al lettore era quindi doppio: la<br />

verso l'eredità che entrambi, sia pur in forme e gradi diversi, ricevono da Shaf­<br />

tesbury, alia linea satirica di cui è un esempio Le neveu de Rameau. Cleante e<br />

Demea, con la loro ostinazione a difendere una dottrina e una visione del mondo<br />

esclusiva, rappresenterebbero due « sregolamenti » rispetto all'ideale dell'equilibrio<br />

sociale. L'ipotesi dei Dialogues come satira, che pure contiene una parte di verità<br />

(basti pensare alla carica satirica dell'ironia di Filone), più che a servire a una spie­<br />

gazione puntuale dell'opera, è utile a sottolinearne genericamente il carattere « pub­<br />

blico ».<br />

Vale comunque la pena di accennare a un'altra ipotesi a proposito della comu­<br />

nanza Neveu de Rameau - Dialogues via Shaftesbury, e cioè la comune adozione<br />

della « scrittura a specchio » da parte di Diderot e di Hume, che porta l'interprete<br />

all'incertezza nell'individuare il personaggio-eroe dell'autore: perché tutti i perso­<br />

naggi (che pure hanno un indubitabile risvolto storico) possono essere considerati<br />

come proiezioni, più o meno distorte, dell'autore. E l'interprete che legge il Neveu<br />

de Rameau, individuando in Rameau l'eroe di Diderot, nonostante questi sia l'espli­<br />

cito protagonista del dialogo, potrebbe vedervi un'eco di un Shaftesbury che ri­<br />

nuncia a ribattere alle critiche degli avversari. Secondo questa interpretazione (cui<br />

comunque a parer nostro è da preferire quella che vede nell'opera una satira e nel<br />

« moi » l'eroe filosofia) dell'opera: che è la tesi esposta in M. DUCHET, M. LAUNAY,<br />

Entretiens sur « Le neveu de Rameau », Paris 1967), il dialogo di Diderot presen­<br />

terebbe un singolare esemplare di rovesciamento simmetrico della teoria del dia­<br />

logo espositivo, che fa di un personaggio il portavoce della dottrina dell'autore.<br />

Dal momento che la dottrina dell'autore è, per dirla in termini psicanalitici, ma^<br />

sochistica, essa è comunicata dando ragione all'avversario... Qualcosa di simile<br />

un interprete dalla mentalità psicanalitica potrebbe ritrovare anche nei Dialogues,<br />

nel rapporto fra Cleante e Filone (di cui abbiamo già visto un'analogia nel rap­<br />

porto fra Hume e Elliot).<br />

16 Cfr. B. DOBRÉE, Berkeley as a man of letters, cit., pp. 49-75.

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