Dialoghi sulla religione naturale - Studi umanistici Unimi - Università ...
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IL DIALOGO DEI FILOSOFI 37<br />
ratterizzazione, cioè dalla rappresentazione delle dottrine attraverso la<br />
rappresentazione della prassi non intellettuale. L'impiego che fa Ber-<br />
keley dell'argomento ad hominem non è però da condannare a priori.<br />
Esso infatti è usato per qualificare la discussione razionale, e non al posto<br />
di essa, che nell'opera viene condotta secondo tutte le regole della discus<br />
sione scientifica. Il fatto che si dica che certe tesi sono esposte da certe<br />
persone rappresenta di per sé la constatazione del fatto che la discus<br />
sione intellettuale — i cui argomenti vanno giudicati per quel che val<br />
gono — non avviene nel vuoto. Ciò del resto è intrinseco all'uso in filo<br />
sofia della forma di dialogo: tutti gli interventi dei personaggi di un dia<br />
logo sono di fatto ad hominem, sia nel senso che sono indirizzati ad altri<br />
personaggi, sia nel senso che il lettore è portato comunque a ricondurre<br />
la prassi di un personaggio alla sua teoria e viceversa. Il fatto che uno<br />
dei personaggi sottolinei la conformità e la difformità che esiste fra la<br />
prassi e la teoria di un altro personaggio rappresenta qualcosa di più e<br />
di diverso rispetto al confronto fra la propria teoria e quella dell'avver<br />
sario: un qualcosa che, in sé, è da interpretare come il segno dell'inte<br />
resse dell'autore non solo alla discussione della teoria, ma al confronto<br />
fra la teoria e la prassi.<br />
La differenza fra i Three dialogues e VAlciphron è appunto nel<br />
fatto che nel primo la rappresentazione dal candour è mistificante ri<br />
spetto alla realtà, mentre nel secondo la rappresentazione della man<br />
canza di candour da questo punto di vista sembra essere realistica. Uno<br />
dei meriti Ò.QÌV Alciphron parrebbe essere infatti quello di demifisticare<br />
insieme l'ideale del candour e il contenuto ideologico di una dottrina<br />
attraverso la rappresentazione di una prassi storica. Ma a precludere la<br />
strada di una simile interpretazione dell''Alciphron e dell'uso che in esso<br />
si fa dell'argomento ad hominem è il fatto, decisivo, che quest'opera è,<br />
come la precedente, un dialogo espositivo, in cui la rappresentazione è<br />
strumentale. La differenza nel modo di rappresentazione proprio dei due<br />
dialoghi è quindi secondaria rispetto alla analogia che i due dialoghi<br />
hanno nella scelta di un personaggio come portavoce della dottrina del<br />
l'autore. È stato detto che Alciphron è un uomo di paglia; e forse Hume<br />
doveva avere in mente proprio lui quando si proponeva di evitare que<br />
sto rischio nei Dialogues. In realtà il problema (anche quello di Hume)<br />
è un altro. Alciphron, lungi dall'essere un uomo di paglia, è un formi<br />
dabile combattente 19 . La sua funzione finisce con l'essere quella di un<br />
19 Cfr. ivi, p. 103.