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Dialoghi sulla religione naturale - Studi umanistici Unimi - Università ...

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280 IL REFERENTE STORICO<br />

a Londra una bottega dove vendeva « thè most popular English books »<br />

da lui stampati a Edimburgo 20 .<br />

Nell'attività degli editori e stampatori scozzesi della seconda metà<br />

del 700 è notevole il fatto che i loro consulenti fossero stati i l'iterati<br />

di Edimburgo, e in particolare Blair e Robertson 21 . Blair curò personal­<br />

mente un'edizione di Shakespeare a 3 scellini al volume, un'antologia e<br />

una serie di poeti « britannici » e fu lui a lanciare sul mercato inglese,<br />

tra gli altri, Macpherson e Burns. La collaborazione degli intellettuali<br />

scozzesi all'attività editoriale costituisce un problema interessante, de­<br />

gno di essere approfondito, proprio perché si pone al punto di giun­<br />

tura tra il fenomeno della diffusione dei « lumi » fra l'elite settecen­<br />

tesca e il fenomeno della diffusione dei prodotti dell'industria culturale<br />

fra la classe lavoratrice della nuova società industriale. Il fatto stesso che<br />

ben pochi in Scozia non videro il falso nei canti di Ossian, e riconob­<br />

bero quello che di fatto era un prodotto dell'industria culturale come<br />

un prodotto della propria « cultura popolare » non può non far medi­<br />

tare sull'incidenza che ebbe nella Scozia del 700 l'opera di de-oralizza-<br />

zione culturale compiuta dai l'iterati.<br />

Nel campo della cultura popolare scozzese, per trovare qualcosa<br />

che non sia disprezzo, fraintendimento, strumentalizzazione o falsifica­<br />

zione dobbiamo allontanarci dall'orbita dei moderati. Uno dei più lu­<br />

minosi, e meno conosciuti, episodi nella storia del riformismo sociale<br />

europeo ci è offerto dall'opera compiuta dopo il 1734 (più di mezzo se­<br />

colo prima di Owen) da James Stirling nella miniera di Leadhills, un'o­<br />

pera che ha dell'incredibile se pensiamo che nelle altre miniere scozzesi<br />

sino alla fine del 700 fu in vigore un rapporto di lavoro che somigliava<br />

molto alla schiavitù 22 e se pensiamo che nella miniera di Allea, nel<br />

20 Cfr. A. S. COLLINS, Autborship in thè days of Johnson: being a study of<br />

thè relation between author, patron, publisher, and public, 1726-1780, London<br />

1927, pp. 56-7, 83-4, 92.<br />

21 Cfr. R. M. SCHMITZ, Hugh Blair, cit., p. 71.<br />

22 Sul problema della « schiavitù » nelle miniere scozzesi del '700, dovuta a<br />

una carenza cronica di manodopera, cfr. B. F. DUCKHAM, Serfdom in eighteenth<br />

century Scotland, « Historjr », LIV (1969), pp. 178-97. Ricevendo un premio d'in­<br />

gaggio, un minatore poteva impegnare se stesso e i propri figli (di solito al batte­<br />

simo) a lavorare per tutta la vita per lo stesso padrone; in ogni caso egli diven­<br />

tava automaticamente « servo » dopo aver lavorato per più di un anno; alcuni

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