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Dialoghi sulla religione naturale - Studi umanistici Unimi - Università ...

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222 IL REFERENTE STORICO<br />

phy » (p. 279). Cleante razionalizza e giustifica, attraverso una mistifica­<br />

zione, quella che è l'essenza (il terrore) e la funzione (il terrorismo) di<br />

una <strong>religione</strong> che egli pensa si debba applicare solo al popolo. Come in­<br />

dividuo, Cleante potrebbe avere la <strong>religione</strong> che preferisce. Ma Filone<br />

10 attacca appunto in quanto le sue teorizzazioni sono destinate a essere<br />

usate per dare una mano di bianco alla funzione oscurante della reli­<br />

gione degli altri.<br />

Filone è contro la <strong>religione</strong> di Demea perché essa è contraria alla<br />

« morality » <strong>naturale</strong>, alla socialità e, soprattutto, alla pace sociale; il<br />

discorso <strong>sulla</strong> necessità di reprimere il rischio di divisioni sociali por­<br />

tate dal fanatismo religioso, che egli fa nella parte XII, è esplicito. Da<br />

questo punto di vista, a Filone non dispiacerebbe che alla <strong>religione</strong> pre­<br />

dicata dai « preti di una volta » succedesse la <strong>religione</strong> privatistica di<br />

Cleante, accompagnata dall'imposizione della politica della tolleranza,<br />

intesa a eliminare i pericoli rappresentati dal fanatismo per la « public<br />

liberty, science, reason, industry » (p. 276).<br />

Ma egli si rivolta contro Cleante quando questi, invece di adot­<br />

tare solo la « vera <strong>religione</strong> », adotta anche la « falsa <strong>religione</strong> », quella<br />

« corrotta »; dove la prima serve a lui, la seconda al volgo. E in questa<br />

doppia <strong>religione</strong>, anche la « vera <strong>religione</strong> » smette di ottenere la stima<br />

che Filone le tributava. Se Cleante fosse coerente e considerasse la sua<br />

<strong>religione</strong> come frutto di una visione filosofica individuale, se si ponesse<br />

cioè come eccezione assoluta, non farebbe dell'ideologia. Ma egli, pur<br />

distinguendo tra vera e falsa <strong>religione</strong>, non può permettersi di non con­<br />

siderare come potenzialmente positiva la « falsa <strong>religione</strong> ». Di fatto<br />

egli ha caricato la <strong>religione</strong> della responsabilità di fare da garanzia teo­<br />

logica ai suoi principi razionali individuali. Come tale, il principio della<br />

razionalità non può che essere posto, almeno tendenzialmente, come<br />

universale. Cosi, anche una <strong>religione</strong> « corrotta » sarebbe, sia pur de­<br />

bolmente, razionale e quindi positiva anche per la società.<br />

Pur grato del fatto che essa ha prestato alla sua visione individuale<br />

11 carattere carismatico della tradizione teologica, cui si somma una forte<br />

carica emotiva, Cleante torna poi a distinguerla dalla « vera <strong>religione</strong> ».<br />

Ma a questo punto anche la <strong>religione</strong> di un Cleante non può sottrarsi<br />

al quadro che della <strong>religione</strong> in genere ha dato Filone: anch'essa è in­<br />

<strong>naturale</strong> e « ipocrita ». Proprio perché « vera », fondata <strong>sulla</strong> ragione<br />

e sull'ottimismo e non sullo scetticismo e <strong>sulla</strong> « misery », essa è la<br />

<strong>religione</strong> di quanti posseggono la capacità di difendere l'espressione del

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