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18.3. INSTALLARE E AGGIORNARECAPITOLO LE APPLICAZIONI 18. SOFTWARE: TROVARLO E DOMARLO<br />
• Installando pacchetti precompilati, preparati dalla distribuzione o ricercabili su Internet<br />
• Molto raramente, utilizzando programmi di installazione specifici del programma (soprattutto<br />
per i giochi). Occorre però dire che, a tutt’oggi, a Linux manca un’applicazione standard<br />
equivalente all’ installer. Anche se questi programmi causano una serie di problemi (versioni<br />
incompatibili, difficoltà di disinstallazione) certamente sono di grande aiuto ai novizi, o newbie<br />
(che, a scanso di equivoci, si pronuncia niubi).<br />
Cosa sono i Package?<br />
Se la vostra memoria non è flebile, forse ricorderete che di pacchetti abbiamo già parlato nel capitolo<br />
6, parlando di distribuzione basate su rpm o deb. In pratica, un package (letteralmente: pacchetto) è<br />
un file unico contenente tutto quanto occorre per installare e configurare un programma. Una volta in<br />
possesso del package, è sufficiente dare un semplice comando e l’intero programma verrà installato<br />
o aggiornato alla versione più recente. La gestione tramite pacchetti semplifica di molto i problemi<br />
per gli utenti, eliminando le complicazioni, dovute ai conflitti di versioni e alla necessità di compilare<br />
il programma e, soprattutto, il controllo delle delle cosiddette dipendenze tra i pacchetti. Ciò vuol<br />
dire che se volete installare, poniamo, il programma di masterizzazione Xcdroast, il programma fa<br />
in modo di installare (o quantomeno segnalarvi), che oltre a quel pacchetto occorre installarne altri,<br />
oppure che certi pacchetti sono incompatibili con altri. Restano però alcuni lati negativi, ovvero:<br />
1. Normalmente, un programma che si trova su Internet appare dapprima in formato sorgente,<br />
mentre le versioni pacchettizzate appaiono a distanza di giorni o di settimane. E, in certi casi,<br />
non appaiono affatto.<br />
2. I pacchetti sono estremamente sensibili al tipo di computer sul quale sono stati preparati. Questo<br />
vuol dire che se un pacchetto è stato preparato su un computer Pentium IV/2100 con 512<br />
Megabyte di Ram, non è affatto detto che funzioni su un “misero” Pentium III.<br />
3. I pacchetti sono ancora più sensibili alle diverse distribuzioni di Linux. Ovvero, non è detto<br />
che il pacchetto preparato per la distribuzione RedHat funzioni sulla distribuzione SuSE -<br />
anzi, in generale no. Occorre quindi attendere e aspettare la specifica versione per la propria<br />
distribuzione (per la verità, provare non costa nulla!).<br />
4. I pacchetti, in molti casi, NON sono preparati da chi scrive il codice sorgente, ma da persone che<br />
contribuiscono gratuitamente. Anche se la cosa è encomiabile, nulla assicura che tali benefattori<br />
non introducano modifiche pericolose (anche se in buona fede) al software.<br />
Fatto sta che forse sono stati proprio i package a dare l’impulso propulsivo finale alle distribuzioni.<br />
! Dato che si tratta di un compito relativo all’amministrazione del vostro computer, tutto quanto è<br />
relativo all’installazione o alla rimozione di pacchetti richiede l’utilizzo del calcolatore come utente<br />
root - come utente normale potrete sempre controllare cosa fa un pacchetto, ma non potrete installarlo.<br />
I formati più utilizzati attualmente sono RPM, DEB, TGZ e BZ2.<br />
Il formato RPM (RedHat Package Manager), è stato creato dalla RedHat per<br />
agevolare la gestione del software della propria distribuzione ma, visto il successo<br />
del sistema, è stato adottato da altre ditte (Mandrake, Suse, Turbolinux. . . ).<br />
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