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Bandite 2_8_2012:Layout 1 02/08/12 14.43 Pag<strong>in</strong>a 142<br />

BANDITE!<br />

Resistenza! Resistenza contro l’aggressore nazifascista, resistenza<br />

<strong>in</strong> cantiere e <strong>in</strong> fabbrica, resistenza di casa <strong>in</strong> casa, resistenza mentre<br />

le pallottole fischiavano sopra la testa, resistenza sotto <strong>in</strong>terrogatorio,<br />

resistenza <strong>in</strong> carcere, resistenza davanti ai miei aguzz<strong>in</strong>i al<br />

comando SS di Piazza Oberdan a Trieste dove venni segregata, resistenza<br />

mentre mi si tatuava il numero 81672 sul braccio, resistenza<br />

contro la perdita di dignità e l’annientamento di umanità, resistenza<br />

contro una fame demoniaca, resistenza al latrare di cani aizzatici<br />

contro, resistenza al sottile desiderio di lanciarsi contro il filo sp<strong>in</strong>ato<br />

ad alta tensione per farla f<strong>in</strong>ita, resistenza contro le bastonate e le<br />

frustate <strong>in</strong>ferte dai nostri carnefici, resistenza contro uom<strong>in</strong>i fregiati<br />

dalla svastica che di umano non avevano ormai nulla, resistenza per<br />

resistere ad Auschwitz stesso. Contro ogni forma di razzismo, contro<br />

qualsiasi discrim<strong>in</strong>azione e prevaricazione razziale, sociale, culturale<br />

e religiosa.<br />

«È bello vivere liberi»: sono le ultime parole di Ond<strong>in</strong>a<br />

Peteani, prima staffetta partigiana d’Italia, deportata ad<br />

Auschwitz n. 81672, morta a Trieste il 3 gennaio 2003.<br />

UN QUADERNO A RIGHE<br />

Un quaderno a righe, con una barca a vela sulla copert<strong>in</strong>a<br />

rigida, un bel quaderno, uno di quelli che ti danno<br />

soddisfazione a tenerli <strong>in</strong> mano, a sfogliarlo, ma soprattutto<br />

a scriverci. Come aveva fatto trent’anni fa e passa il<br />

professor Aldo Gamba di Vobarno, che dopo aver scritto<br />

le sue memorie, aveva fatto girare quel quaderno fra i<br />

suoi ex compagni di lotte e poi l’aveva ripreso, come uno<br />

scrigno pieno di ricordi, custodendolo <strong>in</strong> un cassetto, f<strong>in</strong>ché<br />

l’avevo <strong>in</strong>contrato e aveva deciso di affidarlo a me:<br />

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