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Bandite 2_8_2012:Layout 1 02/08/12 14.43 Pag<strong>in</strong>a 150<br />

BANDITE!<br />

e salvare un loro compagno di lotta, c’era ancora speranza di vittoria.<br />

I fascisti erano deboli, stavano crollando. Non avevamo combattuto<br />

per niente, non eravamo morti per niente. Anche Ferro, il cui<br />

vero nome era Ippolito Boschi, aveva dato la vita per la libertà. Un<br />

altro giovane senza più futuro che sarebbe rimasto vivo solo nella<br />

memoria di quanti come me l’avevano conosciuto. Chi, tra le generazioni<br />

a venire, si sarebbe mai ricordato del giovane Ferro o del<br />

dolce Emi? Avrebbero dato per scontato la libertà di cui godevano,<br />

dimenticandosi di quanti loro coetanei erano morti per concedergliela?<br />

Con l’arrivo della primavera, ricom<strong>in</strong>ciarono le attività di<br />

guerriglia. Sam ci lesse un articolo del Ribelle del 25 marzo che ci<br />

<strong>in</strong>vitava a ritrovare il coraggio: «La parola d’ord<strong>in</strong>e è lavorare, ricostruire,<br />

anche con mezzi d’occasione, senza aspettare sempre l’imboccata<br />

del Governo, che ha mezzi e possibilità limitatissimi. Ma al<br />

di sopra di ogni altra ricostruzione occorre far r<strong>in</strong>ascere nel cuore<br />

degli italiani l’amore, la stima, il rispetto reciproco. È necessario<br />

colpire con severità i responsabili delle rov<strong>in</strong>e della Patria, ma non<br />

si deve trasformare l’opera della giustizia <strong>in</strong> una trama di vendette,<br />

né tanto meno <strong>in</strong> un assalto ai posti di privilegio. E occorre abituarsi,<br />

riabituarsi a vedere <strong>in</strong> ogni italiano un fratello». Quanta<br />

ragione <strong>in</strong> quelle parole, ma quanto era difficile metterle <strong>in</strong> atto! Io<br />

odiavo i fascisti perché mi avevano strappato gli amici più cari, ma<br />

per quanto ci provassi, non riuscivo a volerli morti, non riuscivo a<br />

pensare di ucciderli. Invece tanti altri avrebbero voluto sterm<strong>in</strong>arli,<br />

vedere il loro sangue scorrere lento sotto di loro. Volevano vendetta<br />

e io non potevo biasimarli. Per più di un anno il suolo della Patria<br />

aveva visto cadere i suoi figli <strong>in</strong> una violenta guerra civile, <strong>in</strong> cui<br />

ogni morto assomigliava a tuo fratello. E se un giorno quell’orrore<br />

fosse f<strong>in</strong>ito, saremmo riusciti a superare l’odio? Avremmo potuto<br />

lavorare fianco a fianco ad un ex fascista per ricostruire l’Italia o il<br />

bisogno di vendetta ci avrebbe resi ciechi e <strong>in</strong>sensibili? Per quanto<br />

ancora avremmo <strong>in</strong>sangu<strong>in</strong>ato la bella Patria, divisi da una vecchia<br />

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